Nell’ultimo giorno del salone del gusto Terra Madre 2012, splende il sole e le temperature rispetto ai giorni scorsi, si sono decisamente rialzate. Stand della Sardegna, espositori, pubblici funzionari e delegati nostrani stilano un bilancio sull’evento appena trascorso. La sensazione è quella che tutto sia andato per il verso giusto: i prodotti sono stati gustati e apprezzati da un gran numero di visitatori, si sono allacciati rapporti, stretti accordi di partnership e studiato nuove strategie di marketing e comunicazione e come veicolare le produzioni locali sui mercati nazionali e internazionali. Un grande apporto è stato dato da Slow Food Sardegna, senza trascurare l’appoggio dato alle aziende di Cagliari e Provincia dal Centro Servizi Camera di Commercio Cagliari. Il Coordinamento regionale Slow Food agisce sul territorio isolano tramite delle condotte locali.
In sinergia con il Coordinamento nazionale si attuano le attività che consistono nella realizzazione di guide turistiche sulle osterie e locande d’eccellenza, vini e prodotti locali di qualità, progetti di sostenibilità e valorizzazione ambientale. C’è anche la parte riguardante Terra Madre, in questo caso le condotte si occupano della raccolta fondi e della realizzazione in Sardegna di piccoli progetti attinenti l’agricoltura, la pesca e l’allevamento sostenibili per preservare il gusto e la biodiversità del cibo. Un presidio Slow Food è un vero e proprio ecosistema all’interno del quale produttori, distributori e consumatori interagiscono.
Il fulcro della rete ovviamente è il prodotto e il territorio di produzione, valorizzandone le qualità ambientali, sociali e culturali perché per realizzare un cibo buono, pulito e giusto devono esserci i presupposti e l’interesse di un’intera comunità. La prima cellula di questo sistema è la comunità del cibo, il quale poi, se rispetta il “disciplinare Slow Food”, diventerà un presidio a tutti gli effetti. “In Sardegna sono sei i presidi – afferma Raimondo Martis membro del coordinamento regionale e del comitato condotta del Sulcis Iglesiente- lo zafferano di San Gavino Monreale, il formaggio Fiore Sardo, la bottarga di Cabras, il bue rosso e il casizolu del Montiferru, sa pompia e il pecorino di Osilo“.
E’ importante che la rete Slow Food si rafforzi e continui a crescere per tutelare i piccoli produttori da un mercato sempre più feroce e globale: due anni fa, ad esempio, quando le quote del latte sardo scesero ulteriormente da un euro a sessanta centesimi a litro, i produttori del Fiore Sardo, in occasione del Salone del gusto e del cheese Slow Food, sono riusciti a vendere direttamente al consumatore saltando la grande catena di distribuzione e in tal modo l’ulteriore abbassamento del prezzo del latte non ha inciso pesantemente sui costi di produzione del formaggio.
Tutt’ora questo meccanismo di vendita è operativo. Dal più grande evento dedicato al cibo di qualità del mondo, sono stati presentati gli esiti di due importanti progetti transfontalieri Italia Francia che hanno coinvolto anche la Sardegna, oltre che la Toscana (regione capofila), la Liguria e dall’oltralpe la Corsica. Il primo ha riguardato il recupero delle razze autoctone in estinzione. In Sardegna l’intervento ha riguardato la pecora nera di Arbus, il presidio del progetto è ubicato a Funtanazza. Il secondo, progetto Ma.R.Te. ha riguardato lo sviluppo dell’innovazione e dell’imprenditorialità al fine di migliorare la competitività turistica delle aree rurali.
Fonte: Sonia Meloni, Casteddu Online