È iniziato tutto per gioco: ma se prendessi la cartina di San Gavino e indicassi qualche punto a caso, scommettiamo che sarà difficile trovare un punto senza vincoli per l’edilizia? Così è stato.
A questo punto chiediamoci quali siano questi vincoli e la loro “natura”. Il più importante è stato istituito nel 2005 e blocca sì e no mezzo paese, è il P.A.I. Piano di Assetto Idrogeologico, che nella foto è rappresentato, nel più alto grado di pericolosità, da quelle tre strisce rosse “orizzontali”. In queste zone è concesso solamente apportare agli immobili le manutenzioni di tipo ordinario e straordinario, nient’altro. Nelle zone con grado di pericolosità inferiore si può intervenire previo studio di compatibilità idraulica da inviare al Genio Civile con tempi burocratici di approvazione che vanno dai 6 mesi in sù.
Le tre strisce coincidono col percorso del Rio Pardu, un fiume senza acqua, con via Monreale, zona storicamente soggetta ad allagamenti, e l’ultima va da via Po sino a via Nuraci.
Altro vincolo importante, che tanto sta a cuore ai sangavinesi è quello del Centro Storico, in grigio (al centro) nella cartina: se non copre metà paese, poco ci manca. Per vent’anni questa zona è restata in attesa del suo destino e solo nel 2000 è stato approvato il piano particolareggiato secondo i criteri dettati dalla Regione.
Con l’avvento del Piano Paesaggistico Regionale i Comuni dovevano presentare un adeguamento a questo nuovo strumento ma, dopo vari tentativi e tanti soldi spesi, la maggior parte del centro storico sangavinese è bloccato. A oggi però ci sono degli studi per risolvere il problema e si aspettano buone notizie, visto che è ancora impossibile ristrutturare. Sempre a proposito di centro storico, nel nostro Comune non si è potuto applicare il Piano Casa Regionale 1 in quanto il Consiglio Comunale non ha provveduto ai necessari adempimenti da dichiarare con apposita delibera e si corre il rischio, per gli stessi motivi, di non poter applicare neanche il Piano Casa 2 attualmente in vigore.
Questi vincoli potrebbero bastare, ma da qualche anno a San Gavino ne è presente un altro, quello relativo alla Fonderia (o ex Fonderia?). Insomma nella foto è quel semicerchio nero con raggio di 1 km che si vede in alto a sinistra, come dire, se qualche terreno si era salvato dai vincoli, eccone un altro! Questo è meno restrittivo dei due precedenti, ma di per se basta per svalutare economicamente certi possedimenti.
Come risolvere questa situazione? Il P.A.I. è un vincolo a quanto pare troppo esteso per il territorio di San Gavino, forse non c’era bisogno di bloccare mezzo paese per un rischio che pare molto minore. Per risolverlo si parla anche di una deviazione del Rio Pardu, un’opera sicuramente più costosa di quanto utile di per sé per risolvere un problema che forse realmente non c’è. Quei soldi non sarebbe meglio investirli nella realizzazione di una nuova rete fognaria? L’edificazione fuori dal centro urbano sta deturpando le campagne? Ma perché allora il vincolo è così esteso? Forse c’è stata una sottovalutazione dei problemi che avrebbe creato? Forse non c’è stata abbastanza competenza al momento della scelta? Forse in quel periodo era necessario attingere a quei finanziamenti?
Questo non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai. L’unica cosa che sappiamo è che l’edilizia sangavinese è ferma da troppo tempo e con loro si son fermati anche coloro che fanno progetti, coloro che vendono materiali edili, arredamenti, bagni, lampadari, ecc. Insomma, tutto ciò che serve per la casa. Per farsi una casa dunque, o si cambia paese o si va a vivere nelle campagne di San Gavino. Certo, a meno che a qualcuno non venga in mente di mettere un vincolo anche su quello…
Fonte: Luca Fois, Comprendo