Ieri quinta tappa dell’edizione 2024 di Sanluri Legge. L’amore secondo Candida Morvillo. Atzeni cerca leggerezza e si diverte a spiazzare il suo pubblico. La Fabbrica Illuminata racconta la storia tramite le storie dei protagonisti. Oggi ultima serata tutta dedicata alla Sardegna. Al Castello apre La Spisa, poi Oppus e Fadda, chiude Vinci.
L’amore, in tutte le sue sfaccettature, tra il razionale e l’irrazionale, è protagonista della quinta serata di Sanluri Legge 2024. Grazie a una scrittrice e giornalista d’eccezione come Candida Morvillo, che regala un intensissimo finale di serata al Castello, a Marcello Atzeni e a La Fabbrica Illuminata anche il secondo sabato della rassegna è un bel viaggio nella letteratura e nelle emozioni.
Tre appuntamenti, un pubblico silenzioso e attento, un aperitivo a carattere letterario. Nella consueta location del Castello Medievale, aperto anche in questa occasione sino al termine delle presentazioni, un pungente vento di Maestrale accompagna la seconda serata di questo weekend, durante la quale i presenti hanno potuto degustare del buon vino, accompagnato dalle straordinarie e inconsuete proposte culinarie di Coxinendi.
Il sabato di Sanluri Legge ha aperto con uno scrittore che nel Medio Campidano è ‘di casa’. Sul palco del Castello Marcello Atzeni, per presentare, in un dialogo con Lorella Costa, il suo “Avrei voluto scrivere” (Sandhi Edizioni), un testo nato “quasi per caso, a seguito di una provocazione arrivata sui social, qualche anno fa. Una signora scrisse in un commento che ‘non sarebbe poi male scrivere un libro’. Mentre rispondevo, mi fermai e iniziai a scriverlo”. Un volume che vuol provocare, per sorridere, ma anche per riflettere, anche se “non è facile come si può pensare passare dal giornalismo alla scrittura – racconta l’autore –, e infatti io ci sono arrivato tardi, ho scritto il primo libro 6 anni fa”. Dopo l’avvento dei social: “Facebook ha dato parola a tutti, c’è chi scrive bene, e chi scrive un po’ così. Ma la cosa più preoccupante è che troppo spesso il rispetto è assente. La grande frustrazione della società contemporanea trova sfogo sui social, insultandosi l’un l’altro”. Atzeni invece nel volume si diverte, con rime, allitterazioni, giochi di parole: “Ho preso ispirazione da mia madre, brava con gli slogan. Sergio Naitza mi ha detto che ho realizzato un libro futurista, ma non sono di certo il primo a realizzare un progetto di questo tipo. Mi piaceva l’idea di ‘regalare’ pagine bianche al lettore. Può completarlo come vuole, e magari poi coinvolgermi per parlarne insieme”. D’altronde la vita è leggerezza: “La cerco costantemente, e la trovo anche grazie alla campagna”. Per poi spiazzare il suo pubblico: “Quando ho pensato a questa impostazione non sapevo come avrebbe reagito, ma oggi mi sento di dire che lo rifarei così, senza cambiare niente”.
A seguire spazio allo spettacolo de La Fabbrica illuminata ‘Eleonora e Adelasia, giudicesse di Sardegna’, di e con Elena Pau, accompagnata dalle musiche di Roberto Deidda. Un reading letterario che riporta al Medioevo sardo, al periodo giudicale, per approfondire il passato della nostra storia, ma anche le storie, quelle di persone reali, che si sono ritrovate, anche giovanissime, a decidere le sorti del proprio popolo. E allora, ecco un armonico racconto della vita di Adelasia, che parlando in prima persona per bocca di Elena Pau, dall’antico castello di Burgos sussurra di essere consapevole che “il mio giudicato non si salverà dallo sfacelo, i miei sogni sono tormentati, ma ho coraggio”. Una dote necessaria visto il suo ruolo: “Avevo solo 12 anni quando mi sono sposata, a Saccargia; non avevamo ancora capito il nostro compito, ma così era deciso e così fu fatto, per riportare la pace”, per unire i giudicati di Gallura e di Torres. Poi un secondo matrimonio, anch’esso combinato, e un’esistenza difficile “ma prima di morire ho garantito parità di diritti tra uomini e donne”. Poi la seconda parte, dedicata a Benedetta, giudicessa di Cagliari, che nel XIII secolo “si specchiava nella laguna” e a 16 anni si sposò con Barisone trasmettendogli i diritti sovrani ereditati: “Era di animo gentile, non uomo di guerra, e di nascosto si incantava di fronte a me, gli piaceva fossi io la judikissa”. E infatti a lei “piaceva essere a capo di quel territorio. I miei collaboratori erano fidati e attenti”. Ma poi arrivarono i pisani: “Nei primi decenni del ‘200 i Visconti frequentavano Santa Igia come fosse casa loro”. E lei si innamorò: “Con Lamberto ero felice. Mi chiedeva di fare donazioni al Duomo di Pisa, con lusinghe che poi si trasformarono in toni minacciosi, tra parole dolci e mani che mi facevano inebriare”. E così “giurai fedeltà a Pisa, costretta a riconoscerci vassalli. Si impadronirono del porto e poi donai loro il colle, con le sue pertinenze, nel quale poi edificarono ‘per me’ un munitissimo castello, in occupazione non solo del Regno di Cagliari ma di tutta la Sardegna”.
Per il gran finale del sabato letterario sanlurese ecco Candida Morvillo, intervistata da Michele Pipia riguardo il suo “Sei un genio dell’amore e non lo sai” (Harper Collins Italia). Ormai punto di riferimento nei media riguardo le pagine dedicate alla posta del cuore, ha conosciuto da vicino tantissimi vip: “Ho intervistato attori, registi politici, veramente chiunque in 30 anni di carriera, finivamo a parlare di amore perché volevo capirci qualcosa”. D’altronde “tutti quanti noi abbiamo sempre le risposte alle domande che l’amore ci pone, dobbiamo solo riuscire a fare piazza pulita degli stereotipi e delle paure che abbiamo”. Anche perché “bisogna ridare valore all’amore. Viviamo in un’epoca in cui sembra che non serva a niente. Oggi si divorzia in sei mesi, ci si incontra sulle app o sui social dedicati, ci si lascia quasi senza dirselo; una volta chi ti lasciava per telefono era maleducato, oggi ci si lascia su whatsapp o direttamente bloccandosi sui social. C’è molta sfiducia nell’amore, e c’è la sopravalutazione del sesso”. E invece è necessario per stare bene, nonché un input per migliorarci costantemente: “Quando amiamo vogliamo essere al massimo delle nostre possibilità, vogliamo superare i nostri difetti, perché vogliamo piacere”. E allora bisogna dare un contributo: “Porto anche testimonianze di amori tossici, ma soprattutto cerco di spiegare come è fatto un amore sano, bisogna imparare a riconoscerlo e a coltivarlo”. E a dribblare i meccanismi pericolosi: “Dedico un lungo capitolo all’arte del litigare. Si litiga anche quando si ama, ma occorre schivare il rancore”. Ma ci sono amori sinceri nella sfera politica? “Fu profondo e vero quello di Patrizia Caselli per Bettino Craxi: la sua storia ti dice cosa può fare l’amore di una donna. Ma anche tra Meloni e Giambruno potrebbe essere stato amore sincero. Lui è venuto a presentare il mio libro, che è uscito il giorno di San Valentino; è stato coraggioso e sarei contenta se dovessero tornare insieme”.
Oggi ultimo giorno dell’edizione 2024 di Sanluri Legge. Sarà una serata interamente dedicata alla Sardegna, con altre tre presentazioni, tutte con ospiti isolani. Aprirà Giorgio La Spisa con il suo ‘L’imprevedibile accade’ (Arkadia), coadiuvato da Andrea Fulgheri, per raccontare una storia che unisce gioia, dolore e speranza. A seguire un omaggio all’eroe dello scudetto del Cagliari: ‘Gigi Riva. Il campione, l’amico, il mito’ (Carlo Delfino) è il volume scritto da Umberto Oppus e Mario Fadda, che dialogano a Sanluri con Fabrizio Serra. Per ribadire il simbolismo della data incisa nella storia sarda lo raccontano nel libro attraverso 70 testimonianze capaci di ripercorrere la storia del mito. A chiudere questa edizione di Sanluri Legge sarà Jean Claudio Vinci con “Fumetti a confronto. Dai comics americani alla bande dessinée francese”. In un dialogo con Andrea Fulgheri l’artista porta il pubblico nel mondo della fumettistica.
La rassegna è promossa dal Comune di Sanluri, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato P.I. BB. CC.; anche per questa VIII edizione il coordinamento organizzativo è affidato all’Associazione Enti Locali per le attività culturali e di spettacolo.