Scrivo alla redazione di San Gavino Monreale . Net per esprimere preoccupazione e far riflettere la nostra comunità su un problema gravissimo che ci riguarda: la distruzione del nostro paesaggio, di cui si è fatto e si sta continuando a fare scempio. Pale eoliche alte centinaia di metri campeggiano ovunque, creando devastazione nelle nostre campagne, nei nostri terreni coltivabili, deturpando la bellezza dei nostri ambienti rurali. È vergognoso che dalle nostre comunità abbiamo lasciato fare senza una minima protesta… Ci siamo svegliati e da un giorno all’altro ci siamo ritrovati circondati da centinaia di pale eoliche che hanno soppiantato i nostri campi coltivati o coltivabili.
Per non parlare dei terreni con gli insediamenti fotovoltaici, anche lungo la strada che da San Gavino porta a Villacidro: hanno sottratto i campi più fertili ed anche più facilmente raggiungibili. Sono un pugno in un occhio e due allo stomaco. Ho visto come hanno preparato il terreno. Un profano potrebbe pensare che una volta levati il terreno ritorni fertile come un tempo, ed invece ci si sbaglia di grosso. Centinaia di tubi attraversano il suolo in profondità e di fatto lo inaridiscono per sempre. Ed anche per gli impianti eolici, enormi gabbie di cemento armato dissodano le terre in profondità, per sorreggere le mostruose pale che sfiorano il cielo. Quando questa tecnologia sarà poi obsoleta, vedrete, queste società scapperanno a gambe levate lasciando chilometri e chilometri di campi da bonificare con costi elevatissimi, non di certo affrontabili dai proprietari dei terreni , che per una miseria li hanno affittati, o dai comuni. È davvero un’oscenità, e tutto nel silenzio delle nostre comunità, che senza l’ombra di una protesta accettano passivamente tutto quello che cinici personaggi ci calano dall’alto.
La Sardegna intera è terra di vento e sole ed è in atto una vera e propria invasione di multinazionali che vengono a fare affari miliardari a danno delle nostre comunità. Lo stato eroga miliardi di incentivi per foraggiare l’eolico ed il solare e tanti affaristi ed avventurieri senza scrupoli sbarcano nella nostra terra per disseminare migliaia di pale eoliche e distese infinite di pannelli solari anche nelle zone più belle e di rilievo dal punto di vista naturalistico ed archeologico. Nella nostra isola resta solo la devastazione ambientale e paesaggistica, mentre tutti i denari, a parte qualche piccola elemosina che viene fatta ai comuni, vanno fuori. Si tratta di storie di affari, speculazioni, ma anche di intrecci spaventosi, in molti casi, sembrerebbe, con la criminalità organizzata ai massimi livelli.
In realtà la Sardegna ha già raggiunto il suo potenziale di utilizzo di energie rinnovabili da svariati anni. La nostra isola dovrebbe produrre esclusivamente per il proprio fabbisogno e salvaguardando il paesaggio, creando delle comunità energetiche, disponendo i pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici, capannoni, case, senza la necessità di consumare suolo coltivabile. Invece, il Decreto Draghi del Marzo 2022, vuole dare alla nostra terra il colpo di grazia: mira a trasformare l’ isola in una sorta di HUB per la produzione dell’energia rinnovabile da esportare nel resto del continente. Questo progetto ha lo scopo di riempire il paesaggio sardo di migliaia di altissime pale eoliche, oltre a quelle migliaia di brutture che già esistono ed oltre 70.000 ettari dei nostri campi sarebbero da destinare alla produzione di energia elettrica attraverso il fotovoltaico per soddisfare il fabbisogno energetico del resto della penisola. Non si è fatto nulla per far arrivare il metano in Sardegna, non si fa nulla per migliorare i nostri trasporti, ma si stanno costruendo centinaia di chilometri di cavi sotterranei tra la Sardegna e la Sicilia per trasportare l’energia prodotta da noi alle industrie del continente (perché da noi, nel frattempo, hanno fatto in modo che tutti i poli industriali chiudessero). Questo decreto ha aperto la strada alle multinazionali Cinesi, Francesi, Spagnole, Tedesche ed anche Italiane, che vengono qui ad invaderci con questi mostri di ferro e silicio. E la Sardegna non ci guadagna nulla, solo bruttezza e povertà.
Non è giusto. Ogni regione dovrebbe produrre per il proprio fabbisogno, ma nel rispetto dell’ambiente. Che paradosso! Si viene multati se si porta via un granello di sabbia o si butta una cicca in terra e poi dall’alto si concedono autorizzazioni per trasformarci in una enorme discarica. Il popolo conta. I grandi della terra stanno facendo scempio dei popoli, anche nei nostri paesi “civilizzati”. Anche dalle nostre comunità deve levarsi un grido di dolore che ponga un freno e faccia sentire la nostra voce a chi, senza pietà, per soddisfare oscuri interessi, sta portando sempre più devastazione nelle nostre terre. Diciamo no al saccheggio della nostra amata isola ed allo scempio delle nostre bellezze!
Lucia Cossu