Oltre 700 partecipanti riuniti ieri a Terralba per la 37° Marcia della pace, promossa dalla Caritas Sardegna, dalla Caritas diocesana di Ales-Terralba, insieme al CSV Sardegna Solidale, all’Unità Pastorale di Terralba e al Comune di Terralba.
Sindaci del territorio, consiglieri regionali, Caritas diocesane, mondo del volontariato, realtà ecclesiali e non, tra cui Azione cattolica, diversi gruppi parrocchiali e giovani degli oratori, tutti insieme durante la fiaccolata silenziosa partita da piazza San Ciriaco per arrivare alla Chiesa di San Pietro, dove si è svolta la Veglia di preghiera presieduta dal vescovo mons. Roberto Carboni.
«Una voce – ha detto – che vuole innalzarsi in questo periodo di difficoltà, guerra, conflitto per chiedere soprattutto con la preghiera al Signore la pace, ma anche per far sentire che la gente desidera la pace, perché come dice il Papa con la pace tutto si può costruire, mentre la guerra produce solo macerie, dolore, ferite e morte. Tutti dobbiamo impegnarci, nessuno può dire: “non mi interessa, è qualcosa che riguarda gli altri o solo i potenti”. Facciamo parte di questo cammino della storia, di questa terra e dobbiamo dire anche noi che cosa desideriamo e noi vogliamo la pace».
«Un appuntamento importante per sensibilizzare al tema della pace – ha commentato il direttore della Caritas diocesana e delegato regionale Caritas don Marco Statzu – . Lo facciamo non solo aiutando le persone là dove si trovano ma anche cercando di costruire il senso della fraternità tra di noi e formando le coscienze a un’attenzione maggiore a questi temi. Ci sono nel mondo circa 60 conflitti: a tutti si rivolge l’attenzione della Chiesa ma in Terra Santa si sta vivendo una situazione davvero drammatica, e i nostri cuori sono lì. Speriamo che queste testimonianze possano aiutarci a costruire una pace vera e giusta anche fra di noi».
Dopo la fiaccolata, i saluti del sindaco Sandro Pili che ha ricordato l’importanza dell’impegno per la pace iniziando dalla comunità locale, dove è importante lavorare insieme nel rispetto delle differenze e dei diritti delle persone. La Marcia di oggi – ha continuato – ci dà coraggio per il nostro impegno di amministratori nel praticare una buona politica, e per la difesa dei diritti, come quello alla sanità pubblica. Tra le testimonianze, quella di don Angelo Pittau, fondatore della Marcia. «Con questa Marcia dobbiamo gridare affinché anche in Sardegna ci sia pace, e affinché quest’ultima avvolga il mondo intero».
Ancora le testimonianze di Samah Salaime, Direttrice Ufficio Comunicazione e Sviluppo del Villaggio di Neve Shalom Wahat al Salam realtà di convivenza pacifica tra ebrei e palestinesi in Israele. «Viviamo con ansia e paura – ha raccontato – questa guerra ha traumatizzato ognuno di noi. È stato difficile incontrarci e stare insieme. Abbiamo perso amici e parenti: nonostante ciò abbiamo continuato a cooperare. Abbiamo cercato di rafforzare il dialogo con tutti e di condividere e portare avanti i nostri ideali di pace e giustizia. Abbiamo deciso di riportare i nostri bambini a scuola, aiutando anche i bambini provenienti da altre comunità. Insegniamo loro a convivere insieme e a rispettarsi. Siamo attivi nella campagna contro la guerra, crediamo che la vita sia degna di essere vissuta. Oggi qui posso dare voce alla pace, costretta al silenzio nel mio paese. Abbiamo bisogno di voi e del vostro aiuto: voi potete far sentire la vostra voce e dare voce al nostro Paese».
Infine, la voce di Giulia Ceccutti, dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam. «Questo villaggio – ha detto – rappresenta un simbolo di speranza, una possibilità reale di coesistenza alla pari, e ci ricorda che educare alla pace è possibile e necessario, tanto più oggi. Si tratta di un lavoro lungo e fatico ma esso è l’unica garanzia di successo per arrivare a una pace vera e duratura».