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martedì, 24 Dicembre 2024

Sardegna, costituito il comitato per un’Isola totalmente naturale e biologica

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Si è costituito il 14 maggio mattina a Ollolai il comitato promotore per trasformare la Sardegna entro il 2030 nella prima Isola totalmente naturale e biologica.

Dalle parole all’azione. L’associazione La Base attraverso Efisio Arbau è passata in poche settimane dal lanciare la proposta alla convocazione di un convegno-assemblea in cui si è dato gambe al progetto, coinvolgendo associazioni di categoria, ambientaliste e culturali, cooperative, professionisti, politici e singoli cittadini in questo grande e ambizioso progetto.

“La Sardegna deve essere l’avamposto mondiale in cui si pratica la vita umana compatibile con la resilienza del pianeta” ha spiegato questa mattina Efisio Arbau durante il convegno che si è tenuto nell’orto botanico di Ollolai durante il quale sono intervenuti il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba, il presidente di Legacoop Claudio Atzori, il professore dell’Università di Sassari Pietro Pulina e il presidente di Confcooperative Nuoro Ogliastra Michele Ruiu.   

“In un’epoca in cui si parla solo della cronaca – continua il promotore dell’iniziativa -, la prospettiva, il programma ed i progetti devono diventare la nuova cronaca. Occorre studiare, programmare e progettare. Direi anzi, per esperienza, che chi si occupa della prima parte programmatoria dovrà occuparsi anche della realizzazione. Almeno della prima fase. Qui da noi, nel continente chiamato Sardegna, il tema, l’unico tema, è che la nostra isola deve diventare entro il 2030 totalmente biologica”.

“Un metodo di lavoro per le popolazioni che ci vivono – dettaglia andando più sul pratico -, per riprendersi quella naturalità che garantirebbe lo sfruttamento di tutto il territorio regionale, boschi ed i territori marginali compresi, produzioni di qualità e quantità adeguate alla popolazione residente e quella dei turisti che amano la nostra terra. E che la ameranno ancora di più quando potrà darsi una identità “cosmopolita” come quella della naturalità”.

Si parte dall’energia? È la domanda ricorrente quando si parla di green, “si parte dalla terra – è la risposta di Arbau, – posto che le rivoluzioni partono da e per la terra, grazie al sentimento che lega l’essere umano al luogo in cui è nato e vive”.

Con la Sardegna completamente al naturale e bio si avrebbero intere filiere costituite nel nostro territorio, non soltanto di alimenti per gli esseri umani ma anche per gli animali, avendo cosi filiere 100% certificate non solo naturali e/o bio ma anche 100% sarde. Sarà un incentivo al ritorno alla produzione anche delle materie prime rispondendo con un progetto concreto e calato sulle nostre vocazioni, ai grandi limiti che ci sta evidenziando con forza in questi mesi la guerra in Ucraina: una regione debole che dipende dall’estero, mentre ha le potenzialità per produrre e di qualità. Allo stesso tempo si risponde anche all’unico regalo che ci ha dato il Covid: la consapevolezza del cibo sano, genuino e garantito ed al rispetto dell’ambiente.

Ma oltre a migliorare lo stile di vita dei sardi con risvolti economici importanti per l’agricoltura e allevamento si avrebbero risvolti positivi anche per il turismo attratti da una Sardegna realmente sostenibile e verde. 
Ad accompagnare questa riconversione epocale ci saranno anche i fondi (la programmazione comunitaria va in questa direzione).

Il cammino non è semplice ma non si parte da zero. Bisogna sfatare innanzitutto il falso mito che con il biologico non si produce. Lo dimostrano le tante aziende agricole e zootecniche che lo praticano con successo e che si sono affermate nel mercato. La Sardegna è la prima regione nel Mediterraneo in cui si pratica l’allevamento degli ovini al pascolo. Inoltre l’Isola – come comunicato dalla Coldiretti – è al settimo posto nella classifica delle Regioni italiane bio con circa 120mila ettari (le aziende agricole sono circa 2mila) ed è sopra la media europea sull’incidenza della superficie biologica sulla Superficie Agricola Utilizzata (SAU) con circa il 10% rispetto ad una media UE di cerca l’8%. Da circa un anno inoltre è stato riconosciuto dalla regione il distretto regionale del Biologico (Distretto Sardegna Bio).

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