Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani. Un breve video racconta la realtà di Don Massimo Cabua e della sua comunità dell’Unità pastorale di San Gavino Monreale.
Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza.
Una partecipazione che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.
A supporto della nuova campagna anche la pagina www.unitineldono.it/donarevalequantofare collegata al nuovo sito in cui oltre alle informazioni pratiche sulle donazioni, si possono scoprire le esperienze di numerose comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.
“Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per raggiungere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni –Anche nel pieno dell’emergenza dell’ultimo anno i preti diocesani hanno fatto la differenza. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti e delle comunità, ha aiutato nei giorni più bui tante famiglie a rialzarsi.”
Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna, on air da novembre, si snoda tra spot tv, radio e video online oltre alla campagna stampa con lo scopo di approfondire storie di diverse comunità attraverso video interviste e contenuti dedicati. Un viaggio in giro per l’Italia, tra città metropolitane e centri piccoli, a volte piccolissimi. Un percorso che permette di toccare con mano la bellezza che nasce dall’unione delle vocazioni: quelle dei sacerdoti e quelle dei laici che collaborano con loro.
In particolare lo spot ci conduce dentro una parrocchia, quella di Sant’Antonio Maria Zaccaria guidata da Don Davide Milanesi in un quartiere popolare nella periferia meridionale di Milano. Ci porta nella “comunità”, vera e propria protagonista, motore delle numerose attività rese possibili grazie all’impegno dei volontari, coesi intorno al proprio parroco. Come accade anche a San Gavino Monreale, 8.000 anime nel cuore della pianura del Campidano, in Sud Sardegna, dove Don Massimo Cabua è viceparroco delle tre parrocchie (Santa Chiara, Santa Teresa e Santa Lucia) che compongono l’Unità Pastorale.
“È una realtà differente rispetto alla classica parrocchia – spiega don Massimo Cabua – in quanto le attività sono suddivise in modo trasversale con l’affidamento di incarichi specifici a noi sacerdoti. Lo spirito di condivisione è essenziale per la realizzazione dei progetti”.
Prete da 12 anni Don Massimo ha alle spalle un percorso vocazionale articolato. Classe 1973, il sacerdote è entrato prima in seminario, a 19 anni, dove ha studiato per 4 anni, quindi ha vissuto un anno in una comunità religiosa.
Poi ha lasciato ed ha vissuto una vita normale con una dimensione laica. Seguendo la sua grande passione per i fumetti, con una formazione professionale da disegnatore, ha aperto una “fumetteria”, ad Oristano, diventata in breve un punto di riferimento per gli appassionati.
Ma a 34 anni Don Massimo capì che quella chiamata, che lo aveva condotto in seminario a 19 anni anni, non poteva più essere messa da parte.
“Ero inquieto, mi interrogavo sul senso della vita e, soprattutto, non ero felice – prosegue Don Massimo – Chiesi, quindi, un incontro con il Vescovo, che mi disse ‘finalmente sei arrivato’. Da lì ho ripreso in mano il mio percorso con 2 anni di accompagnamento alla vocazione, tra il 2007 e il 2009, con un’attenzione particolare alla pastorale giovanile”.
Ordinato sacerdote, a Villacidro il 31 ottobre 2009 è stato assegnato alla parrocchia di Santa Chiara dove opera attualmente in sinergia con Don Elvio Tuveri, parroco di Santa Teresa del Bambin Gesù e Don Piero Angelo Zedda, parroco di Santa Chiara e Santa Lucia.
Nei suoi dodici anni a San Gavino Don Massimo ha fatto tanto. Profondo conoscitore del territorio, molto amato dai suoi parrocchiani, è un punto di riferimento per tutti con una capacità di aggregazione fuori dal comune. Ne è testimonianza un grande murales di 35 metri che decora il muro perimetrale del convento. Il Don, forte della sua esperienza, ha impostato i disegni con forti richiami ai valori del Vangelo. Ne è scaturita un’opera collettiva, realizzata nel 2019 in meno di due settimane da più di 350 persone, perfettamente inserita nel contesto cittadino dove è presente un notevole movimento muralista.
Poi è sopraggiunta la pandemia e la comunità unita ha messo in atto progetti destinati alle persone più colpite. È stata avviata una Grande Raccolta Fondi per l’Ospedale di San Gavino, promossa da un comitato spontaneo di cittadini e associazioni nell’ambito del quale l’Unità pastorale è stata coprotagonista sia come espressione pastorale cittadina sia in quanto realtà diocesana; la sensibilità del vescovo Roberto ha permesso inoltre una cospicua donazione che ha consentito di raggiungere l’obiettivo.
Tra le numerose iniziative realizzate in tempo di Covid spicca la Spesa Sospesa, un progetto reso possibile grazie al contributo di una rete di associazioni che hanno aiutato nella raccolta e nella distribuzione dei beni alimentari.
“La Spesa sospesa è nata per sostenere la collettività in un momento di grande difficoltà a causa della pandemia – spiega don Massimo – In virtù di una sinergia con i supermercati abbiamo potuto collocare in punti strategici i carrelli dove si potevano lasciare cibi destinati ai più bisognosi. Grazie alla generosità dei miei concittadini abbiamo sostenuto 65 famiglie in difficoltà”.
Un aiuto che non si è mai fermato grazie anche all’impegno dei giovani della comunità.
“Per paura dei contagi abbiamo lasciato a casa gli over 65 – conclude Don Massimo– Fortunatamente abbiamo potuto contare su una squadra di una decina di giovani universitari, a casa per il lockdown, che si sono messi a disposizione dei più fragili offrendo un aiuto concreto per accompagnare gli anziani dal medico o semplicemente ritirare una ricetta. Abbiamo istituito anche un numero di telefono dedicato per raccogliere le richieste”.
L’esperienza è stata di grande impatto per i ragazzi che hanno espresso il desiderio di continuare, al termine del periodo di piena emergenza, con un servizio di consegne a domicilio e di smistamento di abiti dimessi. Oltre alla spesa sospesa la comunità parrocchiale garantisce un servizio mensa, attivo dal lunedì al sabato, rivolto a chi non ha autonomia per cucinare da sé. I volontari preparano e consegnano i pasti garantendo, agli assistiti, pranzo e cena a domicilio.
L’ultimo tassello di questa capillare rete di assistenza è rappresentata dai pacchi alimentari, distribuiti concadenza mensile e integrati tutti i martedì dalla consegna dei beni deteriorabili. È così che tante famiglie, colpite dall’improvvisa crisi economica legata al Covid-19, sono riuscite ad assicurare il cibo a tavola per i propri figli.
La solidarietà per Don Massimo non conosce soste e anche nell’ ex convento in cui vive, ha collocato, nell’atrio, alcuni scatoloni per raccogliere beni di prima necessità. Il cancello è sempre aperto, anche di notte, perché la generosità non si ferma mai e non conosce orari.
L’opera dei sacerdoti è resa possibile anche grazie alle Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni curato infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario.
Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.
Modalità per fare un’Offerta per il sostentamento dei sacerdoti
Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno a disposizione 4 modalità:
1 – Conto corrente postale
Si può utilizzare il c/c postale n. 57803009 per effettuare il versamento alla posta.
2 – Carta di credito
Grazie alla collaborazione con Nexi, i titolari di carte di credito Nexi, Mastercard e Visa possono inviare l’Offerta, in modo semplice e sicuro, chiamando il numero verde 800 825000 oppure collegandosi al sito Internet www.unitineldono.it/dona-ora/
3 – Versamento in banca
Si può donare con un bonifico sull’iban IT 33 A 03069 03206 100000011384 a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero specificando nella causale “Erogazioni Liberali” ai fini della deducibilità.
L’elenco delle altre banche disponibilia ricevere un ordine di bonifico è consultabile su www.unitineldono.it/dona-ora/.
4 – Istituti Diocesani Sostentamento Clero
Si può anche effettuare il versamento direttamente presso gli Istituti Diocesani Sostentamento Clero (elenco Istituti Diocesani Sostentamento Clero www.unitineldono.it/lista-idsc).
L’offerta è deducibile.
Il contributo è libero. Per chi vuole queste offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui. L’Offerta versata entro il 31 dicembre di ciascun anno può essere quindi indicata tra gli oneri deducibili nella dichiarazione dei redditi da presentare l’anno seguente. Conservare la ricevuta del versamento.