Comincio col ringraziare le persone che hanno letto la mia lettera, che ci hanno riflettuto su, che hanno riposto con un commento. Nella lettera volevo raccontare qualcosa di utile, ma è servita a ricevere punti di vista diversi da parte di chi vede la situazione dall’esterno (in realtà: ci siamo dentro tutti!). Ho capito meglio i miei errori, anche se con ritardo: il non aver saputo tenere lontana la vicina, l’aver sottovalutato i sintomi, l’aver continuato a mandare i bimbi all’asilo nonostante quei sintomi leggeri e subdoli perché “volevamo continuare a lavorare”, dato che i sintomi non sembravano corrispondere con quelli del temibile “coronavirus”. E invece lo erano.
Comincia così, con degli strani occhi rossi, rossissimi, tutta la parte bianca dell’occhio era rossa. Il bambino, una sera, accusa un forte mal di testa, mal di gambe, è giallo in viso. “Non mangi carne, certo” è stata la mia stupida osservazione. Il padre, invece, inizia ad avere un leggero raffreddore. Tanti starnuti, un forte prurito al naso, come avere degli aghi, dei tagli su per il naso. “Sembra quasi un’allergia, più che un raffreddore”, altra osservazione, seguita da “se fai tanti starnuti non sarà coronavirus”. Seguono quattro giorni di febbriciattola, dolori alle ossa, mal di testa, debolezza ma, oltre a questi sintomi, il raffreddore pian piano scompare. Mentre uno guarisce, l’altro si ammala: lo stesso prurito e fastidio al naso, insopportabile, rinorrea, starnuti. Ma il giorno dopo il raffreddore non c’è più, comincia una febbriciattola e un fortissimo, insopportabile mal di testa. La febbre sale al massimo a 37,9-38° e, dopo un paracetamolo, non sale più. Il giorno dopo tutto sembra andare meglio: raffreddore sparito, febbriciattola leggera, un po’ di debolezza. Ma, ecco il segnale, inconfondibile: nessuno dei due adulti sente gli odori, nessun tipo di odori. Sono io ad accorgermene, perché normalmente ho un fiuto fin troppo acuto. Ma ora non sento più nulla e questo basta a convincerci dell’accaduto. Scatta l’allarme, ma con ben 9 giorni di ritardo, a causa di quei sintomi difficili da riconoscere, eppure insoliti, “nuovi”, stranissimi.
L’infezione è ancora in corso, durerà a lungo; soprattutto durerà l’assenza di olfatto che è una delle prove di quanto sia grave l’attacco subito dall’organismo anche nei casi di paucisintomatici (come noi). Non è un semplice raffreddore, ma un attacco all’intero organismo, come un fulmine che brucia tutto e lascia dietro di sé un deserto, tutto bruciato, e una grande spossatezza. La nostra quarantena vera e propria è cominciata dal nono giorno, anziché dal primo, perché non abbiamo capito subito di cosa si trattasse. Il virus è entrato in casa nostra, non sappiamo come né per mezzo di chi. Fino a che circola con sintomi leggeri e irriconoscibili, la gente – ad esempio nelle scuole – è restia ad autosegnalarsi e a farsi fare il tampone e la quarantena “per niente”. C’è tanta gente che “non si vuole fermare” per un “semplice raffreddore”. Se poi il tampone viene fatto con molto ritardo, il danno è fatto, il virus cammina e cammina in fretta. Finché un giorno succede che…quel vostro parente è all’ospedale, grave, ha bisogno della terapia intensiva. Dietro quella persona c’è una catena di persone con sintomi lievi che non hanno fatto il tampone, che non sanno di aver contratto la malattia, che continuano la loro vita di sempre, ignare e incuranti, tanti virus a piede libero.
Almeno tagliate i contatti. Tutti, anche quelle che vi sembrano “eccezioni” fattibili. Non ce ne sono. Se potete fare a meno di mandare i bimbi all’asilo o a scuola, meglio ancora. Se potete lasciarli per poche ore, anziché un’intera giornata, è pur qualcosa: allegerirete il carico degli insegnanti, diminuirete le possibilità di contagi, faciliterete il processo di ricostruzione dei contatti, qualora dovesse succedere qualcosa. State attenti a tutti i sintomi, non sottostimateli, segnalateli immediatamente. State a casa.
Il mio pensiero va a chi nega, nelle parole o nei gesti, che tutto quel che sta accadendo sia vero e sia grave: siete un po’ dappertutto, in giro per negozi, a fare file inutili, tra i genitori, negli uffici, persino tra le maestre. Avete l’obbligo di usare la mascherina ma la togliete appena potete, nei luoghi pubblici, appena siete sicuri che nessuno vi osservi. C’è chi crede che la mascherina faccia danni e non serva a nulla, c’è chi ha paura di aprire le finestre. C’è chi pensa persino che si ammalano solo gli anziani, arrivando a dire che tanto erano anziani e malati e già pronti a morire; c’è chi pensa che le ambulanze e i pronto soccorsi siano vuoti, che i medici e gli infermieri inventino storie, che sia tutto un imbroglio. Per fortuna, oltre a questo sonoro ragliare, ci sono anche persone che hanno deciso di agire per il bene degli altri, con tanti sacrifici e tante rinunce, per salvare più vite possibili.
Mamma Giovanna