Chiusura di bar, gelaterie, pizzerie e ristoranti anche a pranzo e chiusura dei negozi nelle aree in cui l’indice di trasmissione Rt supera la soglia di 1,5 punti.
Queste le misure principali che il governo potrebbe inserire nel DPCM che sarà firmato tra lunedì 2 e martedì 3 novembre per limitare il diffondersi del coronavirus. È l’estremo tentativo di evitare un lockdown totale su tutto il territorio nazionale.
Sarà compito dei presidenti delle Regioni a firmare le eventuali ordinanze, d’intesa con il governo. Sarà quindi Christian Solinas che indicherà le aree di rischio in Sardegna e solleciterà gli eventuali interventi. L’idea è dunque quella di procedere con un «regime differenziato basato su tre livelli costruiti in base agli scenari e ai livelli di rischio del sistema elaborato dall’Istituto superiore di sanità».
Sono stati individuati tre livelli di pericolosità: «Il terzo livello è quello nazionale, il secondo livello è con misure più severe riservate a Regioni più critiche e il primo livello è quello con misure ancora più severe riservato a regioni che sono in scenario 4 e rischio alto». In quest’ultimo scenario è previsto un vero e proprio lockdown.
Si tornerebbe agli scenari di marzo. Chiusura dei locali pubblici, di musei e dei negozi al dettaglio (tranne alimentari, farmacie, parafarmacie e tabaccai). Chiusi anche gli uffici della pubblica amministrazione, che lavoreranno in smart working al 100%. Capitolo scuola, lezioni per le scuole superiori saranno in didattica a distanza, così come le seconde medie e terze medie. Resterebbero aperte, in base a quanto trapela oggi, soltanto le scuole elementari e la prima media.
Perché un nuovo DPCM? Il decreto firmato il 24 ottobre, che prevedeva misure in vigore fino al 24 novembre, si è rivelato inefficace, guardando l’andamento della curva epidemiologica che continua a salire. È soprattutto la situazione delle strutture sanitarie, in grave affanno e a rischio collasso entro metà novembre, ad aver convinto Governo e Regioni a un passo in avanti verso nuove restrizioni.