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martedì, 16 Luglio 2024

Coronavirus a San Gavino: tamponi rapidi per i residenti, utili o superflui?

Eventi e manifestazioni

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Alcuni comuni della Marmilla, per avere una mappa completa della positività al Covid-19 tra la popolazione, stanno organizzando delle giornate dedicate ai testi sierologici rapidi e ai tamponi. Succede a Barumini, Villamar e Tuili, paesi colpiti duramente dalla “seconda ondata” di contagi. Anche la rete di solidarietà sociale Ad Adiuvandum, a Cagliari, ha predisposto un presidio permanente che, su prenotazione, consente uno screening gratuito ai cittadini sardi.

L’idea arriva anche a San Gavino Monreale, dove il numero dei contagi sale di giorno in giorno. L’ultimo bollettino conta infatti 11 casi di positività. Il consigliere del Gruppo Misto Stefano Altea si è dichiarato possibilista sull’eventualità di eseguire tamponi a tappeto sulla cittadinanza.

“In molti ci state segnalando – afferma il consigliere Altea – come sempre più Comuni si stanno attivando per acquistare dei test per lo screening della popolazione (o particolari fasce di essa: si pensi agli over 65 o al personale che presta assistenza sanitaria domiciliare). Può essere un’iniziativa utile anche per San Gavino, dove, purtroppo, la curva dei contagi sta salendo velocemente e non sempre le tempistiche del sistema sanitario sono in grado di agire rapidamente per il tracciamento?”.

L’idea raccoglie il consenso di tanti cittadini, come prevedibile. Restano gli interrogativi sull’impatto economico di una simile operazione (un test sierologico eseguito in un laboratorio di analisi ha costi elevati) e sulla percentuale di popolazione che parteciperebbe volontariamente a uno screening anti-Covid, considerando gli effetti di un’eventuale “quarantena forzata” sull’economia delle famiglie.

Una voce fuori dal coro è quella di Alessandro Merici, sindaco di Lunamatrona, che ha commentato così la possibilità di effettuare un controllo diffuso della popolazione: “Alcuni nostri concittadini commentano [i post sui test sierologici, ndr] dicendo che sarebbe il caso di farlo anche da noi. In effetti nel periodo di massima pandemia (aprile) avevamo previsto la possibilità di fare i tamponi almeno uno a nucleo familiare, poi interpellando i laboratori della Cittadella Universitari ci sconsigliarono per una serie di controindicazioni. Sono pienamente convinto che la prevenzione è fondamentale per preservare una comunità, che uno screening di massa serve per trovare il livello di contagio su una realtà in cui sono presenti dei casi in forma diffusa, che il tampone sierologico da positività anche in caso di un semplice raffreddore, che nella nostra comunità ci sono stati due casi circoscritti che al momento non hanno avuto ulteriori contagi. Ritengo che per tutte le cose dette precedentemente attualmente sia superfluo fare uno screening generalizzato”.

Il dibattito è aperto e più che mai di attualità, dopo il DPCM del 13 ottobre che ha fatto innalzare il livello di guardia tra mondo politico e popolazione.

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