2018 Annunci smart. Nel dicembre 2018 si annunciava che sarebbe stata la Sardegna la prima regione a dare “il via alla rivoluzione smart per trasformare le città italiane ed europee in luoghi più intelligenti e sicuri”. L’articolo in questione, apparso sul sito dell’ansa, definiva addirittura “la rete ultraveloce 5G” come qualcosa in grado di “cambiare in meglio la vita dei cittadini e delle imprese” quindi “non una semplice evoluzione del 4G” e comunque una tecnologia “non destinata solo alla telefonia” ma, in linea con quanto avrebbe affermato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci “una tecnologia in forte discontinuità con il passato”. L’articolo non spiegava di fatto in cosa consistesse questa “forte discontinuità”. Sembrava quasi un annunci pubblicitario, una sorta di trailer del 5G, che dice un po’ ma non dice niente, con ha la funzione di preparare il pubblico di fruitori, introducendo, fra l’altro, nuovi termini chiave come quello di “smart”, che oggi, e non è un caso, usiamo spessissimo (un po’ a sproposito, visto che per come viene usato basterebbe l’espressione “lavorare da casa”). Smart, in inglese, vuol dire “sveglio, brillante, intelligente, astuto”, ma anche “elegante” e “rapido”.
Una gara da 6,5 miliardi. Il gruppo francese che opera nell’ambito delle telecomunicazioni Iliad diventa operativo ufficialmente in Italia nella prima metà del 2018 (approda in Italia dalla fine del 2016, quando viene fondata Iliad Italia) e inizia in tempi rapidissimi l’installazione e l’accensione di centinaia (più di 2mila) di nuove antenne. Intanto a fine ottobre 2018 “si è chiusa la procedura per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per il 5G avviata il 13 settembre”, una gara del valore di 6,5 miliardi per la spartizione delle frequenze 5G tra Wind, Telecom, Iliad. Vuol dire che “nelle casse dello Stato, entro il 2022, arriveranno 6 miliardi e 550,42 milioni di euro”. Una vivace gara, quindi, si è svolta a fine 2018 per la “spartizione del lotto più ambito, quello dei 700 Mhz”, quello delle telecomunicazioni di quinta generazione, adatto – leggiamo su wired – “per sviluppare l’internet delle cose e i servizi associati, come telemedicina, auto a guida autonoma, città intelligenti, industria connessa”.
Iliad pronta dal 2019. Nel gennaio 2019 Iliad si dichiara pronta per il 5g. Riporta Niccolò Rodi su hdblog che “Benedetto Levi avrebbe definito il 5G come “la più grande sfida dell’azienda e un affare enorme”. Un “piano di investimenti per oltre 2 miliardi […] permetterà a Iliad di giocare un ruolo da protagonista nel giro di due anni” grazie “all’espansione dei servizi 5G”. Ciò significa che “appena le frequenze 5G verranno assegnate, inizieranno i lavori veri e propri per le antenne di prossima generazione”.
Lavori iniziati? Iliad prosegue con l’installazione di antenne che funzionano a diverse frequenze, principalmente 4G, ma predisposte anche per il 5G anche se non sempre ottiene l’autorizzazione. Ci sono sindaci che bloccano le antenne anche se viene dichiarato che il 5G sarà attivato solo successivamente, parrebbe fra due anni, come leggiamo su UniversoFree, il sito che si occupa di promuovere le attività di Iliad con “notizie e anticipazioni”, “ovvero da quel 1° luglio 2022 in cui gli operatori telefonici avranno nelle loro disponibilità questa banda (ora utilizzata dalle emittenti tv)”. A proposito delle proteste e autorizzazioni rifiutate, leggiamo ancora nel sito, non senza un preoccupante tono di prepotenza che quelle fatte dai sindaci sarebbero “ordinanze inutili, perché vanno a scontrarsi con la legislazione nazionale e quindi vedremo ugualmente nascere (in futuro) impianti 5G anche in queste città e i comuni non potranno opporsi”. In pratica, solo perché lo stato – di fatto senza chiedere a nessuno – ha incassato miliardi per il futuro 5G nessuno ha il diritto di opporsi – per nessuno dei motivi per cui di solito ci si oppone (tecnologia non necessaria, antenne antiestetiche, antenne dannose per la salute, tecnologie non ancora testate a sufficienza, e così via). Ora, è chiaro che qui non si tratta di analfabetismo, complottismo o fobia, ma di soldi. Solo di soldi: lo stato vuole soldi, il 5G sembra un grande affare. Che poi, il servizio sia utile o meno, dannoso o meno, efficace o meno, non importa a nessuno. Si troverà una strategia per venderlo o, eventualmente, per imporlo.
#Restiamotuttiacasasìsìsì. Durante la pandemia si è sentito un po’ di tutto, tipo: “stanno installando antenne 5g mentre siamo in quarantena” o anche “stanno buttando giù le antenne 5G perché pensano siano collegate con il 5G”. Quel giusto mescolone che basta a trasformare i sani dubbi sul 5G e sulle modalità in cui il “servizio” viene offerto ai cittadini in “i soliti vaneggi complottisti”. La cosa curiosa però è che, in Sardegna (“all’esterno del Policlinico di Monserrato, fuori dal Santissima Annunziata di Sassari e del Mater Olbia”), per esempio, e anche a San Gavino Monreale, proprio durante la quarantena sono comparse nei pressi degli ospedali antenne di Iliad (a San Gavino Monreale) e Telecom (altrove), non funzionanti per il 5G ma in grado di supportare (in futuro) questa tecnologia. Quindi, a tutti gli effetti, antenne 5G che saranno attivate probabilmente nel 2022, come dichiara, abbiamo visto con arroganza, la stessa Iliad. La spiegazione che è stata data a inizio aprile, per quanto riguarda i tre ospedali Covid sardi (o ex Covid, ma non entriamo nel discorso Mater Olbia) è che “si tratta di infrastrutture necessarie per il potenziamento temporaneo delle telecomunicazioni nei pressi di tre strutture ospedaliere sarde designate COVID19 Hospital: sono infatti state installate antenne collocate su speciali mezzi che hanno permesso l’ampliamento della capacità trasmissiva e dei servizi connessi della rete mobile”. Si è detto così, spiegando l’esigenza di implementare le telecomunicazioni per l’emergenza coronavirus: “Queste infrastrutture di telecomunicazione ampliano in maniera rilevante le potenzialità della copertura mobile in un’area specifica, e consentono nel periodo di attivazione un miglior accesso alla connessione a Internet con i dispositivi mobili, una rapida trasmissione dei dati e una migliore comunicazione in fonia”. Sicuri? E a San Gavino che risposte abbiamo al riguardo? “Si tratta di un subentro da parte di Iliad che ha previsto l’installazione di una loro tecnologia che, oltre le già presenti frequenze sarebbe in grado di gestire (in un futuro) le onde 5G”. Allora…
La.F.