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domenica, 22 Dicembre 2024

Calcio in Sardegna: che passione

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Il 2020 è l’anno del centenario del “Casteddu” e proprio in concomitanza di quest’evento tanto atteso, il presidente Giulini ha pensato bene di dare il giusto riconoscimento a un uomo, prima e a un calciatore che quest’isola l’ha scelta, l’ha abbracciata, l’ha amata e l’ha resa grande nonostante le sue difficoltà e contraddizioni: Gigi Riva, divenuto nel dicembre del 2019 presidente onorario del Cagliari, di cui il murales celebrativo creato tre anni fa a San Gavino Monreale rappresenta solo la punta dell’iceberg dell’amore che questa terra ha restituito a “Rombo di tuono”. Un plauso particolare va a tutta la struttura societaria, che sta riuscendo a costruire più che una squadra vincente, una società dalla mentalità vincente con l’obiettivo di trasmettere questi valori a tutti i calciatori che indosseranno la maglia rossoblu, dai giovani ai meno giovani.

Obiettivo: diventare grandi e rimanerlo

Come dicevamo, l’obiettivo principale della società nella figura carismatica e competente del presidente Giulini, imprenditore a capo del gruppo Fluorsid, è quello di portare il Cagliari ai livelli delle grandi. Le famose sette sorelle di una volta sono ora rimaste in forse tre con la Lazio di Inzaghi a fare da outsider, quotata dalle scommesse sul calcio al 5 febbraio e da molti addetti ai lavori fra le prime tre a 6,00 per la vittoria finale. Insomma, in questo periodo di transizione per tutto il calcio italiano, che ha toccato il punto più basso nel 2017/2018 con l’esclusione della nostra nazionale dal Mondiale di Russia, il Cagliari può ricollocarsi come “big” e lo sta facendo nella maniera giusta. La società sta pianificando un percorso lungo e non senza difficoltà, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta; i risultati tecnici ottimi di quest’anno, nonostante le assenze di Pavoletti e Cragno, sono solo una conseguenza.

Settore giovanile e questione stadio

I capisaldi della strategia delle squadre che da “piccole” sono diventate big è relativamente semplice: puntare su un settore giovanile strutturato e di qualità, disporre di uno stadio di proprietà e avere serenità e competenza da fondere all’esperienza. Al Cagliari del presidente Giulini non mancano la serenità e la competenza, ma anche il settore giovanile sta lavorando molto bene: ultimi gli exploit di Barella, passato all’Inter per 45 milioni e Deiola, lasciato crescere al Lecce, lo dimostrano. Manca però un piccolo dettaglio, che poi così piccolo non è: lo stadio di proprietà. A dimostrazione dell’intento di fare le cose davvero in un’ottica a lungo termine, è stato proprio il Cagliari Calcio a “opporsi” nella votazione per l’approvazione del progetto del nuovo Cagliari Arena: l’amministrazione aveva previsto un numero di stalli per il parcheggio che non sono andati giù alla società isolana, oltre a ciò, la decisione finale dovrà passare molto probabilmente per il Vas (Valutazione ambientale strategica).

Auspici e sogni di tutta l’isola: non solo nel calcio

Non c’è che dire, in Sardegna e a Cagliari in particolare si respira un’aria di “nuovo”, di un progetto fatto con passione, ma anche con perseveranza e pazienza, doti che molto spesso fanno accorciare i tempi di pianificazione. I risultati tecnici che sta raggiungendo la squadra di Maran sono sotto gli occhi di tutti e il sacrificio di Barella, scelta così criticata a inizio campionato, sta dando i propri frutti grazie all’integrazione in rosa di elementi che stanno facendo nettamente la differenza come Nainggolan, Nandez e Simeone, oltre al portiere ex Roma Olsen, che appare completamente rinato sull’isola. Se dovesse sbloccarsi anche la questione stadio, per il Cagliari e per l’intera Sardegna potrebbe aprirsi un periodo di felicità sportiva, sperando che tanta e tale competenza strizzi un occhio anche a quegli sport considerati minori e che tanto bene fanno alla società civile: un esempio su tutti è la Dinamo Sassari del basket, che alla stregua dei “cugini” del pallone sta disputando un campionato di altissimo livello, quasi al pari di quello dell’anno scorso, che l’ha vista trionfare in Supercoppa italiana per la seconda volta in 15 anni e l’ha vista vincere lo scudetto nel 2015.

Bisogna continuare così in Sardegna, “copiando” dalle realtà più virtuose e allo stesso tempo puntare sulla competenza e sulla tradizione che sull’isola non mancano: solo con un giusto mix di esperienza e innovazione si possono raggiungere grandi traguardi.

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