Il disastro dell’istruzione in Sardegna è racchiuso tutto in due numeri: il 27,5% dei ragazzi abbandona gli studi prima di completare il corso di studi, il 23% dei diciannovenni si iscrive all’università.
Sono cifre che testimoniano la pesante ipoteca messa sul futuro della nostra Isola: senza giovani preparati e sintonizzati con le sfide che soprattutto la rivoluzione digitale sta ponendo, ci aspetta un futuro di miseria e desolazione?
Ecco le idee a riguardo dei sei candidati alla presidenza.
Ugo Cappellacci. Il presidente della Regione mette la tradizione al primo posto. Dunque la lingua e la cultura sarda, già al centro di uno sforzo promozionale ingente nei mesi scorsi, possono essere valorizzate e rilanciate con incisive misure d’insegnamento e diffusione della lingua. Secondo elemento della proposta di Cappellacci è la continuità alle misure per innovazione e ricerca per creare un “ecosistema dell’innovazione”, rafforzare i poli universitari di qualità e coltivare una maggiore vocazione dei centri didattici verso la risoluzione dei problemi delle imprese. Continuità anche per il progetto “Scuola digitale”: tablet e lavagne multimediali in tutte le scuole per accendere la conoscenza, la creatività e la voglia di imprenditorialità. Il centrodestra vuole anche stanziare incentivi per gli istituti che ottengono i migliori risultati nelle prove Invalsi, vero punto dolente delle scuole isolane odierne. Per aiutare i giovani che seguono percorsi di alta formazione finalizzati all’inserimento lavorativo, Cappellacci promette un fondo di rotazione e un potenziamento del programma Master & Back.
Francesco Pigliaru. Il candidato del centrosinistra vede l’istruzione e la formazione come priorità del suo programma, con lo slogan “pari opportunità” per tutti: Pigliaru vuole un’isola piu’ istruita, equa e innovativa con un’ampia partecipazione al mercato del lavoro. Il primo punto su cui lavorare è combattere la dispersione scolastica e riportare i ragazzi a scuola e nelle università, far trovare loro edifici nuovi e accoglienti e insegnanti bravi e aggiornati. Il centrosinistra punta a un’istruzione inclusiva e di qualità, che attraverso percorsi anche post laurea prepari i ragazzi al futuro lavorativo con programmi come “Garanzia giovani”. Qualità e ricerca dell’eccellenza sono l’obiettivo anche della valorizzazione e del rilancio del patrimonio paesaggistico, ambientale, archeologico che sono motori di uno sviluppo sostenibile. Master & Back, autentica creatura di Pigliaru, va aggiustato e rilanciato focalizzandolo sulla costruzione di competenze da acquisire in raccordo con le necessità delle imprese sarde.
Michela Murgia. La Sardegna e i sardi sono al centro del programma della candidata di Sardegna possibile. Dunque la riconquista dell’autonomia è uno degli obiettivi prioritari, con reti tra scuole e conferenze territoriali convolgenti. In secondo luogo viene la battaglia sul dimensionamento scolastico: arginare la chiusura di scuole nel caso in cui questa comporti la perdita di un presidio culturale e sociale e potenziare il sostegno finanziario alle università sarde con una verifica puntuale delle modalità di spesa e dei risultati. Il diritto allo studio e gli studenti meritevoli si sostengono con borse di studio e altri strumenti vengono messi in campo per quelli a rischio abbandono, sportelli di orientamento a percorsi formativi e assistenza seguiranno gli studenti. Le sedi territoriali delle università vanno riorganizzate per migliorarne l’efficacia e l’efficienza, nell’ottica della riduzione della dispersione di risorse. La dispersione e il disagio giovanile si riducono prevedendo sin dall’infanzia spazi fisici e tempi adeguati di socializzazione e apprendimento mirato.
Mauro Pili. Università, scuola e cultura sono la spina dorsale dello sviluppo per il deputato di Unidos. Pili vuole puntare sugli atenei facendoli diventare motore della ricerca e della crescita. Un altro punto è il rilancio culturale dalle grandi città sino ai piccoli paesi attivando in ogni realtà agenzie-laboratori. La lingua e la cultura sarda devono entrare nella scuola primaria (con corsi ad hoc) e allo stesso tempo avviare una campagna di internazionalizzazione. Forum permanente di confronto tra la Regione e gli studenti per attivare la partecipazione e il coinvolgimento. La scuola non più come luogo della didattica, ma anche luogo di sviluppo della socialità cancellando le distanze con lavoro e politica. Allineamento del mondo dell’economia a quello di scuola e università con l’obiettivo del recupero della competitività.
Pier Franco Devias. Il sardo lingua ufficiale è l’obiettivo del candidato del Fronte unidu indipendentista, che vuole far applicare le leggi perchè il sardo sia usato in ogni ente e ufficio pubblico attivando anche corsi gratuiti per il perfezionamento dei docenti. Inoltre, Devias propone l’istituzione di due corsi di laurea magistrale per la formazione dei futuri maestri e prof di sardo e la creazione di una graduatoria per l’insegnamento bilingue con conoscenza obbligatoria della limba. La conoscenza del sardo deve entrare nei piani di tutti i corsi di laurea e diventare esame obbligatorio. Per gli indipendentisti, alla Regione va attribuita la competenza legislativa in materia di ordinamento scolastico e universitario e poi il Provveditorato diventa istituzione autonoma di una direzione scolastica sarda dipendente dall’assessorato regionale alla pubblica istruzione. Infine Devias vuole creare un ente per la ricerca scientifica che rappresenterà in modo paritario le due università e la regione col compito di stabilire i campi di studio prioritari per lo sviluppo economico e culturale.
Gigi Sanna. Il candidato dei zonafranchisti indica il modello tedesco dell’apprendistato come riferimento per far imparare un lavoro a chi non prosegue gli studi. Poi Sanna propone l’insegnamento delle lingue straniere, fondamentali per non perdere la guerra del sapere. Non solo, per l’ex professore è necessario elevare il livello degli studenti istituendo scuole in lingua inglese vicino alle aree produttive. Non solo inglese: negli asili si deve imparare la lingua sarda per valorizzare le tradizioni culturali: questo anche nelle scuole materne, magari assieme alle nozioni base dell’inglese. Corsi di studio concentrati su materie utili per l’economia e lo sviluppo sardi: come agronomia, economia turistica, management alimentare, veterinaria, energie rinnovabili, edilizia moderna, biologia marina e forestale, pianificazione industriale, ingegneria, marketing.
Fonte: LePolitiche.it