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domenica, 22 Dicembre 2024

The call of waters: “Blackwaters” dei Terrorway

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I Terrorway non hanno bisogno di presentazioni, sono nostri compaesani al 90% e li conosciamo bene. Dopo qualche anno dal primo EP, “Absolute” che al tempo raccolse ottime recensioni, tornano con il loro primo full lenght “Blackwaters”, in uscita il 30 di Settembre.

Terrorway
Terrorway

Prima di andare avanti mi sembra giusto far notare che c’è un piccolo conflitto di interessi: io e il chitarrista abbiamo lo stesso cognome perché siamo fratelli! Ma si sa, la famiglia è sempre la più critica nei nostri confronti, quindi mi sono spogliata da qualsiasi attaccamento affettivo e ho ascoltato l’album come se avessi tra le mani un prodotto senza informazioni, per cui ora posso passare alla recensione vera e propria.

“Blackwater” è un titolo ad effetto che presenta un concept album assolutamente nuovo. Vi chiederete come mai ho utilizzato questa parola, ci ho messo un po’ a sceglierla, ma vi assicuro che è quella più appropriata. Non pensiate che all’interno vi sia una rivoluzione musicale, perché non la troverete, ma in compenso troverete una rilettura nuova di un genere (Modern Metal? Death Metal? Aggressive Metal? Non saprei definirlo) che sembrava aver detto tutto nel primo decennio degli anni 2000.

Terrorway
La copertina di “Blackwaters”

Questi ragazzi non hanno cercato l’innovazione intenzionalmente perché sono evidenti le ispirazioni classiche del genere (Lamb of God, Pantera e Meshuggah su tutti), ma c’è altro, molto altro. L’ispirazione è sicuramente quella classica, ma ci sono delle componenti nel nuovo corso della loro musica che mi hanno lasciata spiazzata. Ho sentito tante piccole sonorità e richiami a cose totalmente avulse dai dettami del Metal estremo, le ho sentite, ma è meglio dire che le ho percepite emotivamente, infatti non sono tanto i suoni, quanto le atmosfere a spiazzare.

Mi spiego meglio: nella title track ho ritrovato degli echi dei Tool contornati da atmosfere oscure e claustrofobiche; in “Renewal” ho sentito sia il trademark della band che accelerazioni e ritmi che mi hanno ricordato gli Strapping Young Lad; e poi c’è “Ruins” su cui tornerò dopo, perché merita un discorso a se stante. Ma ogni canzone ha il suo perché, anche quei brani comprimari che sono presenti in ogni prodotto discografico, “Chained” e “A Cursed Race” a mio parere fanno parte di questa categoria, ma riescono entrambe nel finale ad esplodere, offrendo un ottimo esempio di maestria negli arrangiamenti. L’opener “Wretched” è il giusto trait d’union con l’EP precedente, anche se offre già un piccolo assaggio di ciò che ci aspetta nelle successive tracce. Poi “Keep Walking Silent” e “The Inascapable Plot” sono quei cavalli di battaglia che dal vivo daranno un netto contributo al liveset!

Terrorway
I Terrorway

I nostri Terrorway sono riusciti a confezionare anche un singolo d’eccellenza, “In a Swamp” che ha un pregio difficile da realizzare: è riconoscibile dopo il primo ascolto e sopratutto mi ha fatto venire in mente i deliri spaziali tanto cari ai Voivod, fidatevi: è un complimento.

Poi c’è quella che a mio parere è il capolavoro: “Ruins”. Altro che rovine, questa canzone è la base del futuro! La melodia di fondo è ottima, il ritmo è perfetto e poi c’è una parte sorprendente, ma non vi anticipo niente perché sarà quello che vi lascerà di stucco al primo ascolto. Sinceramente acquisterei l’album solo per la presenza di questa perla.

Tutti i riferimenti ad altri gruppi che ho fatto in precedenza hanno il solo scopo di illustrarvi un tessuto sonoro complicato e difficilmente esplicabile a parole.

Nell’insieme l’album è molto buono, il mix è professionale e ottimo, regala una certa sonorità cara al Nord Europa che però si intreccia con le peculiarità mediterranee della band. Ogni musicista ha inserito un po’ del suo nel sound, la scelta di eliminare le linee vocali pulite (scelta sicuramente data anche dal cambio di line-up) è vincente dando spessore al songwriting, sia la base ritmica che solista hanno semplificato il proprio operato favorendo l’aspetto emozionale dei brani.

Non avete letto note negative perché non ritengo ve ne siano degne di nota in confronto all’eccellente risultato finale. Dal 30 Settembre procuratevelo, ne vale la pena, sopratutto se seguirete i miei consigli: durante l’ascolto visualizzate la costellazione di Orione, una Supernova, gli abissi lovercraftiani, le ombre lascive delle ville rinascimentali, la circolazione del sangue. Sarà un modo per godere appieno dell’esperienza!

Fonte: Camilla Fois

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