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San Gavino Monreale
domenica, 5 Gennaio 2025

Street art e muralismo, il fenomeno artistico che rende unica San Gavino, tra presente e futuro

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Tra i possibili modi di prendersi cura del luogo in cui si vive, l’arte figurativa collettiva, rappresentata dal muralismo e dalla street art, costituisce uno degli esempi più emblematici e certamente in voga negli ultimi decenni. Si tratta di un fenomeno complesso, che affonda le sue origini tanto da movimenti popolari quanto da iniziative individuali ad alto contenuto sociale, politico o culturale e che, proprio per tale motivo, racchiude al suo interno una varietà di intenti, significati e messaggi, stili pittorici e tecniche, obiettivi e difficilmente riducibili a una sola linea di pensiero o tradizione.

Da appena un decennio San Gavino si affaccia con costanza nel panorama dell’arte muralistica raggiungendo, in così pochi anni, risultati notevoli da vari punti di vista. Degno di nota, infatti, non è soltanto il numero dei murales realizzati in dieci anni (una sessantina), ma anche la qualità – alcuni sono veri e propri capolavori – nonché la capacità di intercettare esigenze, movimenti e stimoli di natura diversa. I murales racchiudono un significato che va ben al di là della semplice “arte figurativa”. Per il loro carattere pubblico e la fruibilità gratuita, accessibile a chiunque, per la loro “appartenenza” specifica al luogo in cui nascono e per la singolarità irriducibile che li accompagna, i murales contribuiscono fortemente a plasmare e ad esprimere il carattere identitario, sociale e culturale, di un territorio.

Un risultato di tale processo decennale è stato, da un lato, quello di attrarre l’attenzione del mondo esterno, costituito tanto dai visitatori quanto dagli attori – cioè artisti – provenienti, oltre che da tutta la Sardegna, da altre parti del territorio nazionale e internazionale. Dall’altro lato, va riconosciuto lo sforzo di costruire, o almeno di ricercare, una coesione interna, un’identità appunto, nella quale gli abitanti di uno stesso territorio possano ritrovarsi e attraverso la quale possano condividere, ciascuno a suo modo, il tentativo di prendersi cura degli spazi abitati. A dieci anni di distanza dall’avvio di questo fenomeno tutto sangavinese – che non dimentica, certo, i primi tentativi di realizzare opere muralistiche in paese, che risalgono agli anni Cinquanta del Novecento e arrivano sino agli anni Duemila – non resta che tirare le somme, guardando avanti con l’intento di arricchire il movimento seguendo nuove strade e nuovi intrecci.

Sono questi alcuni dei temi emersi nell’incontro di sabato 28 dicembre in aula consiliare, in cui i partecipanti – artisti, esponenti di associazioni locali e amministratori – si sono confrontati sul tema del muralismo e della street art quale motore socio-culturale ed economico della vita cittadina. Gli artisti, in particolare, hanno ricordato come le opere muralistiche non siano meramente “decorative”, ma possono nascere da una riflessione profonda, filosofica, oppure da intenti sociali, culturali e identitari o, in generale, dal tentativo di instaurare una comunicazione tra l’artista e il fruitore dell’opera – abitante o visitatore che sia.

Proprio per tale valenza, si tratta di un tipo di arte che non può non tener conto dei fili che la legano al contesto, dei vincoli che dipendono da elementi materiale e strutturale, cromatici e persino economici; il muralismo non può ignorare del tutto le esigenze degli abitanti in cui si opera, ma riflette, almeno in parte, il sentire di una collettività e mira, laddove possibile, a rinforzarne il senso di appartenenza. A differenza di altri tipi di arte che si fondano principalmente sull’espressione privata e personale, il muralismo si confronta con il pubblico e con le criticità che derivano dalla gestione di un bene condiviso e che appartiene a tutti.

Tra gli interrogativi che, a dieci anni di distanza, è possibile porsi, da cittadini, ve ne sono alcuni che riguardano gli aspetti economici per la realizzazione e quelli di tutela delle opere realizzate: a chi spetta finanziare questo tipo di opere? E chi, invece, deve assumere il compito di tutelare e preservarle? Si tratta davvero, come affermano alcuni, di un’arte “effimera”, ovvero destinata inesorabilmente al decadimento e al logorio del tempo, oppure è bene investire il più possibile per prendersene cura, andando ben oltre la fase di semplice creazione?

Una riflessione sul “tempo” ci è offerta dall’ultimo murale realizzato in occasione di questa giornata, da Daniele Gregorini e dal suo gruppo in una delle pareti del capannone polivalente nel Piazzale Falcone e Borsellino. Sfruttando l’irregolarità del muro e le varie sfumature di verde tra il limone, lo smeraldo e il petrolio, Gregorini gioca con ritmi cromatici crescenti e decrescenti, riconnettendosi al ciclo naturale, rappresentato da un grande sole giallo al centro. È la natura a ricordarci che tutto ha un inizio e una fine, che la nostra vita è come un’onda, che lambisce il mondo e che può lasciare tracce, tanto significative quanto effimere e destinate a svanire.

La.F.

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