Come si agghindavano i nostri antichi antenati sangavinesi? Se purtroppo non abbiamo immagini dettagliate, molto spesso si possono capire queste cose sulla base degli scavi archeologici.
Importanti sono gli scavi condotti oltre trent’anni fa nelle chiese di San Gavino Martire e di Santa Chiara Vergine: tra le tante scoperte, anche alcune sepolture molto particolari che ci hanno permesso di capire in che modo si abbigliavano e decoravano gli antichi abitanti di San Gavino Monreale nel Medioevo.
Se pensiamo che la vanità fosse solo un qualcosa che colpisce la nostra epoca, siamo molto lontani dalla verità. Infatti, tutti questi cadaveri possedevano monili e preziosi abbastanza raffinati, anche se alcuni simili alla nostra bigiotteria.
Il primo scheletro ritrovato conservava, all’altezza della vita, una fibbia rotonda in bronzo con tracce labili di tessuto; le fibbie venivano usate, molto spesso, come o al posto delle asole per le vesti.
Il secondo scheletro portava ancora un anello in argento ossidato con il castone (ovvero la parte dell’anello, o di altro gioiello, ove è posta e fissata la gemma), quadrangolare chiuso posteriormente con una pietra trasparente – forse quarzo – a superficie bombata, nella mano destra.
Il terzo scheletro aveva due anelli, uno con castone a quattro sepali in bronzo ed uno con castone rotondo e piatto e verga sottile in argento, insieme ad undici anellini in bronzo chiusi, raccolti sul petto, come elemento di chiusura di un indumento (lo stesso sistema di chiusura che dovrebbe avere l’abito scolpito nel peduccio di Eleonora d’Arborea); questi tipi di anelli erano molto comuni, spesso associati a delle asole metalliche.
Il quarto, ed ultimo, scheletro, aveva una fibbia rotonda in bronzo e ferro di foggia simile a quella del primo scheletro.
Sotto al presbiterio, invece, sono stati trovati degli scheletri posti vicino ad un anello in argento con bagno (rivestimento) in oro, decorato a metà con il segno di una croce (il simbolo dei Mercedari – ordine reale e militare dei re d’Aragona), e ad un largo cerchio in argento, simile ad un orecchino, che però doveva essere troppo grande per il lobo di una persona.
Nella chiesa di Santa Chiara, invece, sono stati ritrovati sia fibbie circolari che anellini chiusi, oltre ad anelli digitali a castone chiuso o con castone a corolla.
Anche se non erano di particolare pregio, tutti questi corredi personali sono simili a quelli trovati in altre parti della Sardegna; ci fanno capire che quelle persone avevano lo stesso gusto (in fatto di moda) e le stesse disponibilità economiche; sicuramente non erano nobili ma nemmeno dei poveri qualunque.
Alberto Serra
Per approfondire
Salvi, Lo scavo nella chiesa di San Gavino, 1991
AA.VV, Il Tempo dei Giudicati, 2023