“Il 25 novembre saremo presenti nelle diverse iniziative organizzate in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere ma sappiamo bene che l’impegno su questo fronte deve essere quotidiano perché nella società come nei luoghi di lavoro i dati registrano una situazione preoccupante che impone a tutti una riflessione sulle azioni da intraprendere, a partire dalla prevenzione, ad esempio nelle scuole, per sradicare l’insieme di stereotipi culturali alla base della violenza di genere”. Lo ha detto la segretaria regionale Cgil con delega alle politiche di generale Cgil Francesca Nurra che, a due giorni dalla Giornata internazionale traccia un quadro del fenomeno in Sardegna.
In particolare, il sindacato si sofferma sulle disuguaglianze nel mercato del lavoro.
Secondo i dati analizzati dal Centro studi Cgil regionale, il tasso di occupazione femminile in Sardegna si ferma al 49,1% mentre quello maschile è il 63% maschile. Inoltre, il lavoro femminile è più precario e part-time: la Sardegna è ai primi posti della classifica nazionale per percentuale di part time involontari: 16,1% gli uomini, 23,4% le donne (dati Istat e Bes). Inoltre, c’è un problema di retribuzione: l’Inps certifica che nel settore privato le donne guadagnano al giorno 64,2 euro (77,6 la media nazionale) mentre gli uomini 83,8 euro (104,4 in Italia).
“Queste disuguaglianze – ha detto la segretaria – sono inaccettabili e devono essere superate perché incidono e aggravano la condizione delle tante vittime di un certo tipo di violenza, quella economica e psicologica ad esempio”. Quando si parla di prevenzione occorre infatti prestare attenzione ai cosiddetti reati spia, quegli atti di violenza fisica, sessuale, economica e psicologica che sfociano in gravissimi episodi di persecuzione maltrattamenti: secondo i dati del dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, in Italia, dal 2021 lo stalking è in costante crescita e per il 75% le vittime sono donne. L’incidenza è stata di 30,86 ogni 10 mila persone in Italia nel 2023, dato che in Sardegna si ferma a 26,26.
Ad aumentare invece, nell’Isola, sono i femminicidi: secondo i dati emersi in una recente iniziativa organizzata dalla Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, nell’anno in corso e in controtendenza con l’andamento nazionale, sono aumentati del 200 per cento rispetto al 2023 e il fenomeno è in costante crescita negli ultimi sette anni, nei quali 28 donne in Sardegna sono state uccise per mano di un uomo.
Il fenomeno della violenza di genere ha molte sfaccettature: la violenza sessuale, in tutte le sue forme, dopo la flessione del 2020, è costantemente cresciuta, con una incidenza di 11,18 violenze sessuali ogni 10 mila abitanti, 9,37 in Sardegna. Le vittime sono quasi tutte donne (oltre 9 su 10) e per questo reato cresce sensibilmente il dato relativo alle vittime minorenni, circa 3 su 10.
Secondo i dati sulle violenze denunciate alle autorità forniti dall’Istat (omicidi volontari consumati, percosse, stalking, violenze sessuali), nel 2022 in Sardegna si contano 613 vittime: nel 52,3% dei casi è stato denunciato un atto persecutorio, in circa il 30% percosse e in quasi il 18% una violenza sessuale. “E’ evidente – sottolinea la segretaria Francesca Nurra – si tratta di dati largamente sottodimensionati, perché purtroppo, in tanti casi, per paura di ripercussioni o addirittura di essere colpevolizzate dalla società o ancora mancanza di consapevolezza di essere vittime, tante donne non denunciano”.
E a proposito di stereotipi da abbattere, nell’Isola il 51,7% delle persone tra i 18 e i 74 anni sono in accordo con almeno uno stereotipo relativo ai ruoli tradizionali di genere, il 50,6% lo sono per almeno uno stereotipo relativo alla violenza sessuale e il 15,2% in relazione ai comportamenti nella coppia. Ecco gli stereotipi più diffusi: in condizione di scarsità di lavoro, circa il 12% ritiene si debba dare precedenza all’uomo; quasi il 20% è molto d’accordo o abbastanza d’accordo con la possibilità che sia la donna a provocare una violenza sessuale, il 16% si dichiara poco d’accordo ma comunque non contrario.
Il numero verde 1522 rappresenta una prima possibilità di aiuto: in Sardegna le persone che nel 2022 si sono rivolte al 1522 sono state 720, circa il 92% erano donne. Il 74% per cento delle donne vittime di violenza che si sono rivolte al numero verde non ha sporto denuncia. Le utenti sono più frequentemente vittime di violenza fisica (39%) e violenza psicologia (37%), ma non è trascurabile il dato dichiara di essere vittima di violenza sessuale (quasi il 12%).
“L’uscita dalla condizione di vittima di violenza è un percorso complesso – conclude la segretaria Cgil sottolineando che “è importante agire su più fronti, coinvolgendo le istituzioni, la scuola, la famiglia, e rafforzando la rete che consente alle donne di avere un supporto in totale sicurezza, dal numero verde ai centri antiviolenza e le case rifugio”.
Ecco gli appuntamenti del 25 novembre nel nostro territorio: a San Gavino Monreale il convegno “Violenza domestica: la necessità di un progresso culturale già in atto” mentre a Sanluri si terrà l’evento “Voci contro la violenza”.