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San Gavino, a 344 dalla prima alluvione (studiata anche a scuola) persistono le stesse criticità

Sono trascorsi 344 anni dalla prima alluvione documentata a San Gavino Monreale e poche ore ci separano dalla più recente, che ha lasciato una scia di fango, danni e numerose perplessità.

Quella mostrata nella foto in cima all’articolo, e pubblicata oggi da Giusi Orrù, è una ricerca fatta con la regia del Maestro Antonio Casti dalle classi 5°A e 5°B di via Fermi nell’anno scolastico 1995-1996.

“In tutti questi anni

– scrive Giusi Orrù – il nostro territorio ha subito più alluvioni, sono state create infrastrutture per limitare i danni ma è evidente che non sono sufficienti quando si verificano precipitazioni abbondanti e prolungate. Nella parte abitata del nostro comune ci sono dei punti critici, vedi via Roma nell’ultimo tratto, via Dante fra la rotonda e il vecchio tracciato ferroviario e l’incrocio con viale Trieste, viale Rinascita, via Monreale, via Verdi, ecc”.

Il fragile equilibrio idrogeologico di San Gavino Monreale si studia da oltre 30 anni ma ancora non sono state trovate soluzioni per evitare gli allagamenti nelle zone più critiche. Questo si traduce in paura a ogni temporale importante e la certezza che quando (e non se) riaccadrà un evento meteo eccezionale si subiranno danni economici elevatissimi.

“Per fortuna questa volta mi è andata bene – spiega Giusi Orrù – ma già dopo l’alluvione del 2008 segnalai al sindaco allora in carica e all’ufficio preposto il problema, il mio appartamento venne allagato, risegnalato dopo l’alluvione del 2013, nuovo allagamento! I danni subiti sono stati risarciti con due lire, senza contare la svalutazione degli immobili che ricadono nelle aree alluvionate”.

L’appello finale è rivolto alle istituzioni per pianificare e mettere in atto tutte quelle opere utili alla mitigazione – se non all’eliminazione completa – delle criticità che mettono a repentaglio persone, beni mobili e immobili.

“I tanti proclami faremo, ci stiamo lavorando, ecc. sono stati finora solo aria fritta. Sarà il caso di attivarsi con azioni concrete – chiede Giusi Orrù – o aspettiamo che ci siano vittime?”.

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