La ventilazione con CPAP notturna è un trattamento effettuato con un apposito dispositivo chefornisce una pressione continua di aria nelle vie respiratorie per mantenerle pervie durante il sonno.
CPAP è l’acronimo dei termini inglesi Continuous Positive Airway Pressure, ovvero “Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree”, e si tratta di una forma di ventilazione artificiale non invasiva che sfrutta un dispositivo di piccole dimensioni costituito da tre parti principali: un ventilatore, un tubo flessibile e una maschera.
Il ventilatore invia l’aria attraverso il tubo flessibile che è collegato a una maschera nasale o facciale indossata dal paziente.
CPAP notturna: OSAS e respiro di Cheyne-Stokes
La ventilazione con CPAP notturna è il trattamento più comunemente utilizzato nei pazienti che soffrono di sindrome delle apnee/ipopnee ostruttive nel sonno (nota anche come OSAS o, più popolarmente, come “apnea notturna”); si tratta di un disturbo piuttosto diffuso nella popolazione caratterizzato dal fatto che durante il sonno si verifica l’ostruzione parziale o totale della rinofaringe e/o dell’orofaringe, con conseguenti ipopnee o apnee.
La terapia ventilatoria CPAP è talvolta utilizzata anche per trattare una patologia nota come respiro di Cheyne-Stokes (anche respiro periodico); questa condizione si caratterizza per l’alternanza di fasi di apnea (che possono durare fino a venti secondi) a fasi di cicli respiratori brevi e frequenti. Diversamente da quanto si verifica nell’OSAS, l’apnea non è legata all’ostruzione delle vie respiratorie, bensì è di tipo centrale; in sostanza viene a mancare l’impulso nervoso che regola il respiro.
Terapia CPAP: per quali disturbi si usa?
Quando si parla di CPAP notturna si fa generalmente riferimento al trattamento usato per l’apnea notturna, ma è corretto precisare che la ventilazione CPAP è utilizzata per la cura di diversi disturbi e ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il supporto alla respirazione.
In passato, infatti, la ventilazione artificiale utilizzata era quella a pressione negativa; si utilizzava infatti il cosiddetto polmone d’acciaio, un macchinario che teneva in vita le persone che avevano perso la funzionalità polmonare; i casi più tipici erano i pazienti colpiti da poliomielite.
Salvo rarissimi casi, oggi si utilizza la ventilazione meccanica a pressione positiva ricorrendo a dispositivi CPAP o a concentratori di ossigeno che vengono usati per supportare la respirazione di pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), bronchite cronica, fibrosi cistica, enfisema polmonare, polmonite grave, intossicazioni da monossido di carbonio, patologie neurologiche che determinano pneumopatie ostruttive ecc.
I dispositivi per la terapia CPAP
I dispositivi per la terapia CPAP sono sofisticati macchinari di piccole dimensioni (possono essere comodamente tenuti su un comodino) costituiti, come accennato in apertura, da un corpo centrale contenente un ventilatore, un tubo flessibile e una maschera nasale o facciale. Il tubo flessibile collega il corpo centrale alla maschera e una volta che il macchinario è stato attivato, l’aria raggiunge le vie aeree del paziente supportando la respirazione.
Il dispositivo viene regolato ad hoc per ogni paziente ed è lo pneumologo che indica la pressione d’aria minima necessaria al caso specifico.
Dal momento che la terapia CPAP ha come effetto collaterale principale la secchezza nasale e quella delle fauci, esistono appositi umidificatori compatibili con i dispositivi che possono eliminare tale inconveniente.