Le imprese sarde della montagna tra le più a rischio per frane e alluvioni ma è interessato il 14,4% di tutta l’Isola. Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna): “Tutela ambientale prima di tutto: non c’è più tempo da perdere. le piccole imprese possono avere un ruolo chiave come ‘guardiane’ del territorio”.
Gli eventi legati ai cambiamenti climatici mettono a rischio il 62,6% delle oltre 4 mila imprese montane della Sardegna, distribuite in 34 comuni.
Nell’Isola, le circa 2.500 imprese, con i quasi 6.300 dipendenti, che operano in montagna, sono fortemente in pericolo a causa di frane e alluvioni che potrebbero causare danni a persone e infrastrutture.
Il totale delle imprese italiane interessate da questi eventi è del 31,5%. La regione più a rischio è la Puglia con circa il 98% delle imprese, seguita dalla Liguria con il 75,7%.
E’ questo ciò che emerge dall’analisi sulla fragilità del territorio montano sardo dovuta ai cambiamenti climatici, realizzata dall’Ufficio di Confartigianato Sardegna, su dati ISPRA e ISTAT del 2022.
“Non possiamo più permetterci di perdere tempo. È necessario agire immediatamente – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – attraverso una prevenzione idrogeologica che affronti in modo strutturale le fragilità del territorio, sia in Sardegna che in Italia, dove le nostre imprese sono radicate”. “L’obbligo di un’assicurazione contro le calamità rappresenta solo un costo aggiuntivo per gli imprenditori e non risolve il problema alla radice – continua Meloni – ossia la mancanza di interventi sistematici e coordinati per migliorare la gestione delle risorse naturali e riqualificare le aree a rischio”. “Dopo aver risposto all’emergenza – evidenzia – sarebbe utile che le risorse del Pnrr venissero impiegate per interventi di tutela ambientale, mettendo in sicurezza le aree colpite dal dissesto idrogeologico, realizzando infrastrutture adeguate, e garantendo una manutenzione regolare con controlli costanti per verificarne l’efficienza. In questo contesto, le piccole imprese possono avere un ruolo chiave come ‘guardiane’ del territorio”.
“Purtroppo assistiamo sempre più spesso a sfasamenti climatici che si verificano con lo slittamento delle stagioni, la tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi – fa ecoDaniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – che hanno fatto registrare in Sardegna, e in tutto il resto d’Italia, negli ultimi dieci anni tanti miliardi di euro di perdite, tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture”. “Siamo di fronte a una situazione climatica in forte evoluzione e difficile da controllare – conclude Serra – soprattutto per una regione fragile come la Sardegna, serve intervenire urgentemente creando strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia”.
Le frane nell’Isola potrebbero colpire il 61,3% delle imprese, per un totale di oltre 2.450 attività e circa 6mila dipendenti. Tra le province più a rischio in Italia, 2 sono le sarde: Nuoro, al sesto posto con il 76,7% delle attività, e il Sud Sardegna, con il 27,2% delle imprese. Invece le alluvioni in Sardegna interessano l’1,3% delle attività, equivalenti a un centinaio di attività e 300 lavoratori.
Oltre questi dati, le analisi dicono come il 14,4% della Sardegna, ben 3.477 chilometri quadrati, sia a rischio alluvioni e inondazioni, interessando così 477mila abitanti e quasi 1.500 beni culturali. I numeri per l’Isola, per fortuna, dicono anche che solo il 3,4% del territorio sardo è a “elevato rischio”, mentre il 4% è a “medio rischio” e il 7% a “basso rischio”. Analizzando il territorio, su 24.100 chilometri quadrati, 827 kmq (il 3,4%) subiscono una “elevata pericolosità idraulica con alto rischio frane”, coinvolgendo ben 80mila persone e 346 beni culturali. La fascia a “rischio medio”, interessa invece 974 chilometri quadrati, coinvolge quasi 125mila abitanti e 433 beni culturali. La fascia più bassa, quella a “lieve impatto”, va a impattare su 1.676 chilometri quadrati di territorio, sui quali gravitano 271 abitanti con 674 beni culturali.
Per Confartigianato Sardegna risultano fondamentali non solo efficaci sistemi di allertamento ma anche e soprattutto una corretta pianificazione territoriale, interventi strutturali, manutenzione e buone pratiche anche in campo agricolo e forestale, fondamentali per la mitigazione del rischio idrogeologico, in un’ottica di salvaguardia della sicurezza delle persone e delle realtà produttive, il tutto unito a una importante capacità di spendita delle risorse.
L’analisi nazionale dice come l’Italia sia al primo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea per i maggiori danni economici causati da eventi meteorologici estremi: nel decennio 2013-2022 hanno raggiunto la cifra di 50 miliardi di euro, con una media annua di 5 miliardi di euro. Con un impatto di 284 euro per abitante nel 2022, il nostro Paese supera di gran lunga la media UE di 117 euro pro capite. Questo significa che ogni cittadino italiano sopporta un peso economico 2,4 volte maggiore rispetto alla media europea.
La rilevazione effettuata da Confartigianato sui più recenti dati Eurostat e Istat mette in evidenza anche una crescente preoccupazione per gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2023 il 58,8% della popolazione italiana ha espresso timori per il riscaldamento globale, rispetto al 40,7% dei cittadini preoccupati per il climate change nel 2013.
L’alta esposizione dell’Italia ai rischi climatici è aggravata dalla scarsa manutenzione e riduzione delle infrastrutture destinate alla difesa del territorio. Nel decennio 2009-2019, gli investimenti pubblici per opere a tutela del territorio in rapporto al PIL si sono dimezzati, per tornare a salire dal 2021, anche grazie al sostegno del PNRR. La spesa di 11,2 miliardi di euro nel 2022 è comunque pressoché pari a quella del 2003 (11,1 miliardi), evidenziando una mancanza di progressi significativi.