148 milioni di extra costo: il caro tassi colpisce le piccole medie imprese sarde. L’83,4% delle attività sarde sceglie l’autofinanziamento come fonte creditizia. Fabio Mereu e Daniele Serra (Presidente e Segretario Confartigianato Sardegna): “Sostenere le aziende con politiche mirate ed efficaci”.
E’ di 148milioni di euro l’extra costo causato dal caro tassi bancari verso le micro e piccole aziende della Sardegna condizione che ha imposto all’83,4% delle realtà produttive isolane di ricorrere all’autofinanziamento nel caso di necessità creditizie. In ogni caso, nell’Isola il 50,7% delle imprese di ridotte dimensioni continua a dipendere dall’erogazione di mutui e prestiti da parte degli Istituti di Credito.
E’ questo ciò che emerge dal report sul “Credito delle piccole e medie imprese della Sardegna” e l’impatto del caro-tassi, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, che ha analizzato i dati tra il 2018 e 2023 Istat. BCE e Banca d’Italia.
Nei territori isolani l’extra costo ha colpito Sassari-Gallura per 46 milioni, Cagliari per 45, il Sud Sardegna per 22, Nuoro per 20 e Oristano per 15.
“Il tasso di interesse bancario ai massimi storici e la perdurante stretta creditizia continuano a mettere in difficoltà le imprese sarde – commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – due condizioni che si ripercuotono sul costo dei beni prodotti e dei servizi erogati e che vanno compromettere la competitività delle piccole realtà imprenditoriali”. “Questi dati, preoccupanti, mettono in evidenza le difficoltà vissute dalle nostre imprese, in 20 mesi difficili – continua il Presidente – è fondamentale intervenire per ridurre il peso degli interessi attraverso politiche economiche e finanziarie mirate a sostenere l’attività d’impresa”. “A tutto ciò – prosegue Mereu – purtroppo, si stanno aggiungendo anche altri rischi, come quelli legati ai conflitti internazionali, che potrebbero influire sull’export che godeva di ottima salute”.
A dicembre 2023 in Sardegna si contavano 8miliardi e 371milioni di prestiti al totale delle attività produttive isolane; di questi 2miliardi e 532milioni sono andati alle micro, piccole e medie imprese il cui credito in 2 anni si è contratto del 5,6%.
“E’ fondamentale intervenire attraverso politiche economiche e finanziarie mirate a sostenere le nostre aziende – riprende Mereu – l’attività di impresa non può essere un susseguirsi di sfide ardue da affrontare”.
Nell’Isola, a una diminuzione dei finanziamenti è seguito l’aumento dei tassi d’interesse. Il Tasso Annuale Effettivo è passato dal 5,04% del dicembre 2021 all’8,20% del dicembre 2023 facendo registrare un differenziale punti base di +320. Tra i vari settori la manifattura è passata dal 3,77% al 7,16%, con un differenziale punti base di +335, le costruzioni dal 6,13% al 9,07%, con differenziale punti base di +379, e i servizi dal 5,49% all’8,56%, con +309 punti base.
“Questi considerevoli incrementi mettono a dura prova la sostenibilità finanziaria delle imprese nella regione – prosegue Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Sardegna – per questo il ruolo dei Consorzi artigiani di garanzia è sempre più centrale, unitamente a stanziamenti locali, in questa congiuntura rallentata e incerta. Da sottolineare anche il non sufficiente peso dei sostegni pubblici: solo il 6,4% delle imprese ha usufruito di incentivi e agevolazioni regionali”. “Il sostegno alle imprese è una priorità che richiede l’impegno di tutte le Istituzioni e degli attori economici – sottolinea Serra – solo attraverso un’azione congiunta e coordinata sarà possibile superare le sfide attuali. Le nostre imprese hanno grande capacità di resilienza e lo hanno dimostrato in più occasioni negli ultimi anni, ma non possiamo fare affidamento esclusivamente alla resilienza, bisogna creare almeno le condizioni minime perché l’attività di impresa non sia un susseguirsi di sfide ardue da affrontare”.
LE FONTI DI FINANZIAMENTO
Lo studio di Confartigianato Sardegna ha analizzato anche le fonti di finanziamento delle micro e piccole imprese della regione, prendendo in esame il 2023 e il 2018.
L’analisi evidenza come il 50,7% delle imprese sarde (quinto posto tra le regioni italiane, prima la P.A. di Trento con il 52,9%) dipenda dagli Istituti di Credito, percentuale in calo del 4,3% rispetto al 2018. Tra tutte le attività produttive che hanno una “relazione” con le Banche, l’8% ha una “dipendenza elevata dai finanziamenti”.
Tra le fonti, al primo posto, nel 2023, c’è l’autofinanziamento che interessa l’83,2% delle piccole e medie imprese, in crescita 5% rispetto al 2018: la Sardegna è terza in Italia mentre la Nazionale ha una media del 79,4%. Segue il credito bancario a medio e lungo periodo, praticato dal 26,1% delle imprese sarde (in calo del 3,5% rispetto al 2018), e quello a breve utilizzato dal 7,6% (in calo del 7,3% sul 2018).
“Questa linea di tendenza conferma da una parte la capacità di investimento delle Mpi – prosegue Mereu – ma dall’altra è il segnale delle difficoltà sempre maggiori di accesso al credito”.
GLI INVESTIMENTI PRINCIPALI
Le piccole e medie imprese sarde hanno usufruito delle linee di credito per investimenti sul digitale nel 64,1% dei casi e per investimenti green nel 25,5%.
LE AGEVOLAZIONI PUBBLICHE
Solo il 6,4% delle piccole e medie imprese sarde ricorre a incentivi o agevolazioni pubbliche: l’Isola è al terzo posto in Italia che ha una media del 3,4%. Rispetto al 2018, la quota è salita del 4,4%.
LE CRITICITA’ SEGNALATE DALLE IMPRESE
Secondo il rapporto di Confartigianato Sardegna, un ulteriore dato allarmante è rappresentato dalla quota di piccole imprese che segnalano carenza di risorse finanziarie come potenziale criticità. Nel settore manifatturiero, il 35% delle aziende riconosce questa problematica. Se si analizzano settori specifici come la stampa e la riparazione e manutenzione di macchinari, la percentuale sale al 20%. Analogamente, nel settore della metallurgia, il 19% delle imprese indica la carenza di risorse finanziarie come una delle principali sfide da affrontare.
IL CONTESTO EUROPEO
L’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per il tasso d’interesse pagato dalle Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI), preceduta solamente da Ungheria e Repubblica Ceca.
“E’ evidente che questo scenario pone il nostro Paese in una posizione di svantaggio competitivo sul mercato internazionale – conclude Serra – penalizzando la crescita e l’innovazione delle nostre aziende che sono state già alle prese con anni particolarmente difficili, caratterizzati dalle conseguenze dell’emergenza pandemica, dall’impennata dei costi energetici e più recentemente dalla crisi del Mar Rosso”.