Gli operatori della Polizia Locale di San Gavino Monreale in contrasto con l’Amministrazione Comunale. Le ragioni? La mancata erogazione dei buoni pasto. Tra il Comune e la polizia locale, sul tema, c’è un contrasto che va avanti da tempo.
“Dopo due anni di incontri, riunioni, confronti sul riconoscimento del buono pasto alla polizia locale – spiegano i vigili urbani di San Gavino – ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano. Ogni tentativo fatto si è spiaccicato sul muro granitico eretto dagli amministratori comunali. Chiusura totale.
“Nel 1999, gli amministratori di allora, dopo poche settimane dalla sua istituzione nel Contratto Nazionale, riconobbero il buono pasto ai dipendenti approvando un regolamento attuativo. Ora, dopo ben 25 anni – continuano i dipendenti comunali – per ottenere un necessario aggiornamento a 7 euro e una giusta riduzione da 9 a 8 ore per il suo riconoscimento, ci sono voluti 2 anni di intense trattative, e solo dopo che i dipendenti avevano deciso lo stato di agitazione”.
“Quindi dopo 25 anni il regolamento buoni pasto viene aggiornato ma per gli operatori della polizia locale le porte vengono sbattute in faccia. Ciò nonostante il diritto alla sua corresponsione, anche a questa figura professionale, sia previsto dal 2006 (art. 35, comma 10 del CCNL) e che sarebbe dovuto essere doverosamente recepito in sede locale. Ringraziamo gli amministratori per la sensibilità e l’attenzione dimostrata. E’ sempre una soddisfazione – concludono gli operatori della Polizia Locale – punire qualcuno, privarlo dei propri diritti, introdurre odiose discriminazioni tra i lavoratori. Ne prendiamo atto”.
Sulla questione sono intervenuti anche i Sindacati, CGIL FP, CISL FP, UIL FPA e SULPL che hanno dichiarato lo stato di agitazione e richiesto la convocazione delle parti per esperire la procedura di raffreddamento dei conflitti, al fine di trovare un accordo sulla materia.
“Non capiamo le ragioni di questa presa di posizione – dichiara la RSU a rappresentanza dei vigili sangavinesi – che continua a escludere gli operatori della polizia locale nonostante la norma nazionale lo preveda da 18 anni. Con questa decisione l’Amministrazione Comunale dimostra un comportamento di ingiustizia sociale calpestando il diritto delle pari opportunità stabilito da un contratto che vincola il datore di lavoro alla sua applicazione. La RSU è solidale con i lavoratori e ribadisce fin d’ora l’impegno nel perseguimento di questo diritto”.