Ieri sera lo storico Alessandro Barbero è stato ospite dell’emittente La7, nella trasmissione DiMartedì, in cui ha parlato delle motivazioni per cui, a distanza di quasi un secolo, non ci siamo ancora liberati dello “spettro” del fascismo e perché sia ancora attuale parlare di antifascismo anche nel 2024.
“Quella che la Resistenza è stata colonizzata dai rossi è un’autentica mistificazione – spiega Alessandro Barbero – basta studiare la Storia per sapere che la Resistenza l’hanno fatta i comunisti e i marchesi, gli operai e i nobili, i poveri e i ricchi, i socialisti, i cattolici, i liberali. Una mistificazione e anche una scusa per non festeggiare il 25 aprile”.
Abbiamo parlato proprio qualche giorno fa del revisionismo storico in atto in Italia, in particolare nella TV pubblica, ma che parte più da lontano. Dalle scuole, per le strade, sui social: se trovano spazio teorie cospirazioniste di ogni genere, era immaginabile che avrebbero iniziato anche a tentare di riscrivere la Storia Italiana.
“C’è un pezzo d’Italia dove ormai da tre generazioni ai bambini si insegna che il regime ha fatto anche cose buone – continua Barbero – e che i partigiani erano degli scavezzacolli o, peggio, dei criminali, e quindi non c’è alcun motivo di festeggiare il 25 aprile. Una parte d’Italia è rimasta così. Perché altrimenti non si spiega come oggi, quasi un secolo dopo, sia così difficile ammettere che c’era una parte giusta e una sbagliata. Non c’è mai stata una guerra in cui fosse così evidente”.
Eppure ci sono ancora tante, troppe persone, spesso che occupano posti nelle istituzioni, che rinnegano la Costituzione Italiana.
“Se chi sta al governo, che quindi ha giurato sulla Costituzione antifascista, fa così fatica a dirsi antifascista, allora significa che è fascista. O uno o l’altro. E a me questo sembra inquietante” – conclude Barbero.
Una lezione di Storia che andrebbe ripassata ogni giorno e non solo una volta all’anno quando, con l’avvicinarsi del 25 Aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal Fascismo, si deve far fronte alle solite fronde negazioniste, che urlano e si struggono per eliminare una festa a dir loro divisiva. Ma come ci piace ricordare, “il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.