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domenica, 22 Dicembre 2024

Sicurezza e morti sul lavoro, anche in Sardegna si mobilitano i sindacati

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Domani dalle 10 alle 13 a Cagliari in piazza Palazzo si svolgerà – in concomitanza con iniziative simili organizzate in tutta Italia in occasione dello sciopero di due ore a fine turno proclamato da Fillea e Feneal, Fiom e Uilm nazionali – un presidio regionale organizzato da Cgil e Uil e dalle categorie degli edili e dei metalmeccanici.

L’appuntamento è dalle 10 alle 13 in piazza Palazzo, vicino alla sede della Prefettura dove una delegazione nel corso della mattinata salirà per portare al prefetto le rivendicazioni dei sindacati uniti per chiedere un impegno concreto da parte del Governo e di tutti i soggetti coinvolti per fermare la strage nei luoghi di lavoro.

Un presidio si svolgerà anche in piazza Italia a Sassari, dalle 16 alle 17 e 30, dove è previsto l’incontro con il prefetto. A Olbia invece, conferenza stampa nella sede della Camera del Lavoro in via del Piave alle 15. Nel pomeriggio assemblee nelle aree industriali in tutta l’Isola.

La mobilitazione Cgil e Uil si riaccende con forza dopo il crollo della lastra di cemento nel cantiere Esselunga a Firenze che ha ucciso cinque lavoratori. L’ennesimo incidente che svela quanto sia pericoloso il sistema dei subappalti a cascata nel privato, introdotto dal governo in carica nell’ultima modifica del codice degli appalti già contestata dai sindacati.

Cgil e Uil sono mobilitati da tempo ma le loro rivendicazioni continuano a essere ignorate nonostante numeri inquietanti: in Italia muore un lavoratore ogni sei ore, 1.041 le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro arrivate all’Inail in tutto il 2023 ma le vittime sono 1.466 per l’Osservatorio nazionale di Bologna, che dà conto anche dei casi in cui non c’è una assicurazione.

E in Sardegna? Da tre anni aumentano gli incidenti mortali che, secondo l’Inail, nel 2023 hanno registrato 25 vittime, 18 sul posto di lavoro, gli altri in itinere, una in più rispetto all’anno precedente. Sempre nel 2023, sono aumentate del 7 per cento le denunce di malattie professionali rispetto al 2022 e si registra un incremento preoccupante, +23,5 per cento, degli infortuni di giovanissimi lavoratori, fino a 14 anni e +11,25 per cento dei lavoratori fra i 14 e i 19 anni.

Questi i numeri ufficiali anche se purtroppo, di pari passo con la precarietà del lavoro e con le irregolarità di norme e contratti e la diffusione del nero, sono tanti gli infortuni non denunciati, magari non gravi ma che segnalano la debolezza del sistema, un campanello d’allarme che dovrebbe portare a una attenzione maggiore, in tema di prevenzione e controlli, di diffusione di una cultura della sicurezza che stenta ad affermarsi.

Per i sindacati chi ha responsabilità politiche e istituzionali, le imprese e le loro associazioni di rappresentanza, devono assumersi la responsabilità di invertire la rotta: massimo ribasso, appalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte che hanno conseguenze drammatiche e vanno cambiate. Occorre investire risorse sugli organici risicati degli ispettorati del lavoro e sulla medicina per la prevenzione sul territorio; regolamentare in modo diverso la catena degli appalti privati perché oggi non si riesce nemmeno a capire quali e quante ditte operino in un cantiere. Cgil e Uil chiedono l’applicazione della patente a punti, la congruità di tempi e modi di esecuzione per impedire lo sfruttamento dei lavoratori, l’applicazione del contratto collettivo di riferimento, le agibilità per i delegati di sito alla sicurezza, il ripristino della parità di trattamento negli appalti e la responsabilità dell’impresa committente.

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