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Crisi Suez, 740 milioni di euro di merci a rischio a causa dei conflitti in Medio Oriente

740 milioni di euro di merci a rischio a causa dei conflitti in Medio Oriente e la sospensione delle rotte navali: la Sardegna rischia grosso. Fabio Mereu e Daniele Serra (Presidente e Segretario Confartigianato Sardegna): “Intervenire anche con il PNRR per scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione”.

La crisi del Medio Oriente che si va espandendo verso il Mar Rosso potrebbe colpire il commercio internazionale della Sardegna in maniera considerevole. Infatti, ammonta a 740milioni di euro il valore delle merci che dalla nostra Isola, transitando nel Canale di Suez, arrivano in Oriente. E’ questo il controvalore economico dei beni che con le navi lasciano i porti sardi verso le rotte commerciali di Cina, Arabia, India, Giappone, Corea del Sud, Emirati, Qatar, Iraq e Indonesia, che è stato calcolato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sul nel periodo ottobre 2022-settembre 2023 su fonte Istat.

La Sardegna si colloca al decimo posto della classifica nazionale per quanto riguarda l’esposizione dell’export alla crisi. In testa ci sono la Lombardia, con 12,9 miliardi di euro, l’Emilia Romagna (9,4 miliardi) e il Veneto (5,7 miliardi). A chiudere la graduatoria sono Calabria (139 milioni), Molise (76 milioni) e Valle d’Aosta (50 milioni).

Pur essendo lontani dai valori registrati dalle grandi regioni del Nord – commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegnase la situazione dovesse peggiorare per il nostro sistema export si tratterebbe comunque di una cifra significativa e quindi di un danno consistente, tenendo presente che le merci sarde viaggiano al 98% via nave”. “In ogni caso – prosegue il Presidentel’escalation della crisi in Medio Oriente penalizza sia i sistemi del made in Sardegna e made in Italy, sia l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando la frenata del commercio”. “Gli effetti della crisi, evidenti anche sul nostro territorio, rischiano di provocare pesanti conseguenze sulla crescita economica – sottolinea Mereuper questo l’appello che abbiamo già lanciato a livello nazionale è quello che è indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione”.

Confartigianato Sardegna ricorda anche come il Qatar abbia deciso di sospendere il passaggio delle sue navi cisterna con il Gas naturale liquefatto (Gnl) destinate anche ai rigassificatori con il rischio concreto di una nuova impennata dei prezzi dell’energia. Ma gli effetti della crisi si manifestano anche con l’allungamento dei tempi di consegna delle merci, dovuto all’utilizzo di rotte che circumnavigano l’Africa, e all’aumento del costo del trasporto marittimo. Basti dire che l’indice del costo del trasporto marittimo dalla Cina nella settimana terminata il 12 gennaio 2024 è aumentato del 120,6 per cento rispetto alla settimana precedente all’inizio degli attacchi alle navi occidentali.

Il sommarsi delle varie crisi aggravano la frenata del commercio internazionale – commenta Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegnagli effetti infatti, si aggiungono alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio che potrebbero avere conseguenze sulla crescita, riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese. Il rischio è che l’approccio “attendista” delle imprese, che ancora sorregge la seppur flebile fiducia, possa degenerare in recessione”. “Il canale di Suez ha un peso rilevante per l’interscambio nazionale – aggiunge il Segretario Regionalesecondo l’indicatore dell’Unctad PLSCI (Port Liner Shipping Connectivity Index) nel 2021 siamo stati il Paese più connesso via mare con l’Egitto nel settore dei container precedendo Spagna, Arabia Saudita e Cina. Posizionamento che testimonia la nostra crescita se si tiene conto che nel 2006 la leadership spettava alla Cina e l’Italia figurava al quinto posto”. “Quello che ci preoccupa di più – conclude Serra – è che il caos forniture possa lasciare un segno sull’inflazione. Difficile oggi dire quanto sarà marcato, ma potrebbe convincere Fed e Bce a fare marcia indietro sulla promessa di tagliare i tassi di interesse. Il che sarebbe drammatico per il nostro accesso al credito”.

Per l’Italia si stima che il valore dell’import-export annuale che transita per il Canale di Suez proveniente dai paesi del Medio Oriente, dall’Asia, dall’Oceania e dai paesi del Sud-Est dell’Africa nel 2023 (ultimi dodici mesi a settembre) sia pari a 148,1 miliardi di euro, di cui 93,1 miliardi di euro di importazioni e 55,0 miliardi di esportazioni, che rappresenta il 42,7% del commercio estero dell’Italia trasportato per mare e l’11,9% del commercio estero totale dell’Italia. Nel dettaglio si tratta del 15,2% delle importazioni totali e dell’8,7% delle esportazioni totali. I paesi maggiormente interessati per valore dell’intercambio commerciale via nave con Italia sono Cina, India, Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq, Indonesia.

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