È già stato detto tutto quello che si può dire sulla scomparsa di “Rombo di Tuono”. Un mito legato a una terra, una sorta di “incarnazione divina” per un popolo intero, quello sardo, che ha trattenuto il respiro fino alla terribile, temutissima notizia.
Gigi Riva non c’è più.
Il simbolo del riscatto di una regione intera non poteva che venire dal mare, lui che non era sardo di nascita ma che sardo è diventato per scelta, ha insegnato a tanti politici nostrani che non è il luogo di nascita a sancire la “cittadinanza”, ma qualcosa di più profondo e duraturo. Gigi Riva è stato un eroe per tutte le generazioni che l’hanno visto giocare e per le successive:
anche chi è nato dopo il suo ritiro ha sentito le narrazioni delle sue gesta e i racconti dei suoi gol ancora prima dell’arrivo di YouTube.E chiunque sia cresciuto in un qualsiasi paese della Sardegna dal 1970 in poi ha sempre visto una scritta campeggiare sui muri o su un “pottabi” campidanese la scritta a caratteri cubitali: “Viva Riva”
. E Gigi Riva continuerà a vivere per sempre: le leggende non muoiono mai.E magari – ma questo è un sogno che coltivo personalmente da tempo – si potrebbe finalmente pensare di sostituire la statua del tiranno sabaudo a Cagliari in Piazza Yenne, e rinominare il Largo Carlo Felice in Largo Gigi Riva. Sarebbe il modo migliore – e coraggioso – per omaggiare quello che è stato un vero eroe per un popolo intero.