“Non c’è certezza sul futuro del settore energetico della Sardegna e se la Regione non imprimerà immediatamente una netta inversione le conseguenze saranno devastanti per il sistema economico sociale e produttivo dell’Isola”: è questa la motivazione che unisce i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil nella proposta di un progetto complessivo che rilanci il settore, metta un freno alla bulimia da eolico di troppe imprese e ripristini un giusto mix energetico con il quale traguardare gli importanti obiettivi della transizione energetica, ambientale, sociale, compresa l’uscita dal carbone.
“Sindacati e lavoratori sono pronti ad affrontare questa sfida, consapevoli che il settore dell’energia è indispensabile al funzionamento di tutti gli altri ed è vitale per i cittadini – hanno detto i segretari regionali Francesco Garau, Gianrico Cuboni e Pier Luigi Loi – purtroppo non possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda la politica”. Filctem, Flaei e Uiltec sottolineano l’inerzia nella quale ci si trova, dopo il fallimento del dpcm Sardegna impugnato dalla Regione e l’impegno al momento disatteso dalla Giunta di arrivare a un nuovo decreto concertato con il governo nazionale.
“Non è più accettabile questa attesa mentre va in fumo il sistema industriale e si abbandonano al proprio destino i lavoratori diretti e tutto il sistema degli appalti che più di tutti paga la crisi e l’assenza di indirizzi e scelte ragionate e condivise”.
Secondo i sindacati, sinora la Giunta regionale non ha saputo dare risposte in termini di programmazione, di progettazione e di visione strategica alle lavoratrici e ai lavoratori delle aziende produttrici del settore elettrico e a quelli del sistema degli appalti. “Ancora meno sta dando prova di autorevolezza nel gestire la partita con il governo nazionale e le imprese: non è stata ancora in grado, infatti, di fare scelte definite sulle grandi infrastrutture come quelle relative all’arrivo e alla distribuzione del metano che in futuro dovrà essere progressivamente miscelato e poi sostituito dall’idrogeno, dai gas di sintesi e dai biogas”.
Filctem, Flaei e Uiltec considerano indispensabile la realizzazione dei progetti di riconversione delle centrali termoelettriche nel loro insieme, per essere pronti nel momento in cui il quadro energetico futuro sarà completato e per non fornire alibi alle aziende che consentano loro la sola realizzazione degli impianti di produzione da fonti rinnovabili, certo funzionali al loro business, ma non agli interessi dei territori. Il mix energetico, il metano prima, l’idrogeno dopo e le fonti rinnovabili che non si limitano alla diffusione sconsiderata delle pale eoliche a terra e a mare ma devono essere il risultato di un piano energetico equilibrato e funzionale agli interessi della collettività dei sardi.
Il documento di undici pagine elaborato dai sindacati è dettagliato, non ci sono spazi per indecisioni e ulteriori tentennamenti, propone soluzioni percorribili da Nord a Sud della Sardegna: “È necessario un assetto infrastrutturale che sia basato su un progetto di filiera produttiva e di interconnessione tra i poli industriali e energetici di Portovesme, Sarroch/Macchiareddu, Fiume Santo passando per Oristano”.
In sintesi, i punti prioritari sono otto:
1) La diversificazione delle fonti: metano, bio-metano, biomasse, pompaggi idroelettrici, batterie, idrogeno, eolico e solare onshore e offshore secondo una pianificazione con limiti territoriali e quantitativi precisi;
2) la realizzazione delle centrali (peakers) con l’arrivo in tempi stretti del metano per mezzo delle FSRU collegate alla dorsale di distribuzione che dovrà essere realizzata;
3) la valorizzazione delle filiere produttive, ad esempio a Portovesme: qualora il progetto di riconversione proposto da Portovesme srl dovesse superare l’iter autorizzativo, si potrebbe puntare sulla produzione di nuove batterie in sinergia con altre aziende;
4) il completamento e l’implementazione della produzione di idrogeno verde (sulla scia del progetto Saras-Sarlux) e dei progetti per la cattura e stoccaggio della CO2;
5) la realizzazione completa del progetto Fiume Santo Energy Park;
6) la costruzione di una rete elettrica smart che sia all’altezza delle nuove necessità secondo schemi di produzione diffusi;
7) l’avvio di un percorso di collaborazione, di sinergia e interscambio tra le diverse aziende operanti nel settore elettrico e negli altri comparti produttivi, per far sì che attraverso accordi bilaterali sotto l’egida del governo nazionale si possa dare continuità alle produzioni con costi energetici vicini a quelli del resto d’Italia e d’Europa;
8) l’avvio di interlocuzioni anche da parte della Regione affinché a livello nazionale si concretizzi il percorso normativo per slegare la volatilità del costo del gas con il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica, in modo da dare certezze sui costi delle bollette elettriche sia ai cittadini che alle aziende.