Secondo le analisi portate avanti da ISTAT, ovvero l’istituto nazionale Italiano di statistica, durante il corso del 2020 ben 11.5 milioni di famiglie (poco meno della metà complessiva) hanno ricevuto una qualche forma di sostegno utilizzando almeno uno tra molteplici sussidi disponibili.
Perché si: in Italia esistono molteplici sussidi per le famiglie a basso reddito, per le famiglie con figli piccoli, per gli anziani e per chi è stato abbastanza sfortunato da tutta una pletora di situazioni diverse.
Le misure di sostegno al reddito, tra tutti questi esempi, sono le misure probabilmente più note perché vanno a risolvere la fragilità economica che affligge numerose famiglie anche al giorno d’oggi e perché permettono a chiunque di alleggerire il proprio carico di responsabilità, in una maniera o nell’altra.
Secondo le statistiche l’Italia è il secondo paese con il maggior numero di poveri, appena dopo la Grecia. A dare i dati, in questo caso, è stato l’Oxfam durante il corso del 2017 con ben 9 milioni di Italiani a vivere sotto la soglia di povertà; le cifre si sono poi modificate ulteriormente dopo la pandemia da Covid 19, con una situazione che si è aggravata ulteriormente in perfetta coerenza con un fenomeno globale, tra tracolli dei mercati e aumento delle sproporzioni e disuguaglianze.
Vista la varietà di misure, i differenti requisiti da soddisfare per potervi accedere e tutte le altre informazioni del caso, oggi analizziamo le misure più importanti all’interno del panorama Italiano, dando tutte le informazioni del caso a chi è alla ricerca della giusta assistenza finanziaria.
Che cos’è il reddito di inclusione sociale?
Una delle misure più recenti in termini di sostegno al reddito è il REI o reddito di inclusione sociale. Questo tipo di misura è elaborata con una carta sulla quale viene erogato mensilmente un contributo economico.
Il reddito di inclusione sociale può venire richiesto da un nucleo familiare che rispetta determinati requisiti e che deve essere in possesso di un’attestazione ISEE in corso di validità.
Ecco uno schema riassuntivo dei requisiti
Requisiti | Valori |
ISEE | < 6000 € |
ISRE (indicatore reddituale ISRE) | < 3000 € |
patrimonio immobiliare (non compresa la casa di abitazione) | < 20.000 € |
patrimonio mobiliare (depositi e conti correnti) | < 10.000 € < 8.000 se il nucleo familiare richiedente è una coppia < 6.000 se il nucleo familiare è composto da una persona sola |
A questo bisogna aggiungere tutta un’altra serie di postille: nessun componente del nucleo familiare deve percepire prestazioni di assicurazioni sociale o ammortizzatori sociali, non deve possedere autoveicolo immatricolati per la prima volta nei 24 mesi precedenti la richiesta e non possieda ne navi ne imbarcazioni.
L’importo del reddito dipende dall’entità del nucleo familiare: per nuclei mono componenti l’ammontare è di 2250€ l’anno, per 2 persone si arriva a 3532,50 € l’anno, per 3 persone si raggiungono i 4590€, per 4 la soglia è di 5535 e per nuclei da 5+ familiari il tetto massimo arriva a 5889 € annui.
Il reddito di inclusione sociale non è eterno, bensì può essere utilizzato per un massimo di 18 mesi filati. Al termine di questi non sarà possibile rinnovare il reddito di inclusione sociale a meno che non siano trascorsi almeno 6 mesi dal termine del sostegno.
Che cos’è la NASPI (indennità di disoccupazione)
Tra le varie misure per il sostegno del reddito la più nota è senza dubbio la NASPI, o nuova assicurazione sociale per l’impiego (comunemente chiamata semplicemente disoccupazione).
Conosciuta anche con il semplice nome di disoccupazione, la NASPI viene erogata su richiesta del contribuente dopo la cessazione del rapporto di lavoro.Questa indennità si può richiedere a partire dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro a patto che questo sia di tipo subordinato.
La NASPI è corrisposta con cadenza mensile per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti nel corso degli ultimi 4 anni di lavoro. L’importo della NASPI è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali nel corso degli ultimi 4 anni.
Che cos’è l’assegno sociale?
L’assegno sociale è una misura di sostegno al reddito erogata attraverso una prestazione economica per i cittadini iscritti all’anagrafe dei comuni di residenza.
Se il richiedente percepisce un reddito inferiore alle soglie che annualmente vengono stabilite dalla legge allora per lui è possibile ricevere l’assegno sociale; questo è pari in misura non ridotta a 453 € moltiplicati per 13 mensilità.
Qual è la soglia sopra cui non è possibile ricevere l’assegno sociale? Per il 2018 il limite di reddito è pari a 5889 € annui, cifra che aumenta a 11.778 € se il contribuente risulta coniugato.
Il meccanismo di funzionamento è leggermente più complicato di quanto possa sembrare. Solitamente l’assegno sociale viene erogato secondo misura ridotta, ovvero con 13 mensilità di importo inferiore ai sopracitati 453 €.
Facciamo un esempio: il signor Mario Rossi non è sposato e annualmente ha un reddito di 3000€; a lui spetterà un assegno sociale pare a 222,23 € mensili.
Questo lo si calcola facendo 5889 € (il limite di reddito per la categoria) – 3000 (il reddito del richiedente) / 13 mensilità.
Come funziona l’assegno al nucleo familiare?
Un’altra misura di sostegno al reddito è l’assegno al nucleo familiare, noto anche con l’acronimo di ANF. Questa misura può essere richiesta da lavoratori dipendenti (agricoli, domestici, iscritti alla gestione separata) e a titolari di pensioni a carico del FPLD (fondo pensioni lavoratori dipendenti).
L’importo dell’ANF viene calcolato sulla base del nucleo familiare del richiedente, tenendo in considerazione fattori come il numero dei componenti e il reddito complessivo assoggettabile all’IRPEF degli stessi.
Questi assegni possono essere erogati anche in forma giornaliera ma non più di 6 volte a settimana e non più di 26 volte al mese. Gli importi massimi vengono ricalcolati annualmente per tenerli compatibili con il costo della vita e le tabelle di riferimento vengono pubblicate ogni 1° Luglio dall’INPS (ma si possono trovare altrove anche nei siti dei più noti sindacati).