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giovedì, 26 Dicembre 2024

“Domus – Il Museo nel Museo”: a Villanovaforru una mostra collettiva di fotografia e pittura

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Sabato 20 maggio, alle ore 18:30 nella Sala Mostre del Museo Archeologico di Villanovaforru, verrà inaugurata la mostra collettiva di fotografia e pittura “Domus – Il Museo nel Museo”.

Domus, il “Museo nel Museo”, è un gioco di rimandi tra il museo privato “Domu” di Barumini e il museo pubblico di Genna Maria: un’osmosi tra pubblico e privato in nome dalla cultura.

Le stanze della casa e quelle della Sala Mostre Temporanee di Villanovaforru, che è parte del più vasto Museo Archeologico, rievocano il concetto di “casa” che in sardo non si chiamava solo “Sa Domu” ma “Is Domus”, al purale, indicando dunque non l’edificio ma le stanze, i luoghi che la componevano.

Ogni stanza aveva una sua funzione, un suo allestimento, una sua personalità.

Parimenti ogni sala della mostra ospita un artista che esprime la propria personalità, il proprio pensiero, la sua ricerca di unicità. 

Queste stanze dell’ipotetica casa delle arti, che forse potrebbe suggerire un rimando anche alle antiche Domus de Janas presenti ovunque in Sardegna, ospitano alcuni artisti affermati ed altri alle prime esperienze espositive che si vogliono incontrare, accogliere e raccogliere, nelle sale del museo come fossero “a casa loro”.

Gli artisti presenti in mostra sono i seguenti:

Marisa Congiu di Gergei dipinge da più di dieci anni. La sua arte si avvicina all’iperrealismo, un genere di pittura e scultura, i cui artisti si servono di tecniche fotografiche e di una meccanica di riproduzione della realtà per costruire l’illusionismo delle proprie tele. Oltre ad un nutrito corpus di opere, saranno in mostra, anche due soggetti tratti dalla serie dei 7 personaggi famosi venuti a mancare a 27 anni: Janis Joplin e Jimi Hendrix.

Andrea Erdas di Barumini, come scrive il critico d’arte Livio Garbuglia, nella contrapposizione delle figure sente la volontà di rompere certi rigidi schemi formali. La “varietà di curve”, imprime alle immagini un ritmo di ondulazioni musicalissimo, echeggiato dal frusciante paesaggio ricco di elementi vegetali. Il lavoro di Erdas è custode di una propria volontà segreta che si conserva lucida, esce dal cenacolo del quotidiano, scompare lasciando la sua immagine chiusa nel cerchio di una parvenza di vita. Immagine di un sovrasenso, ritrova nella sua affermazione, segrete corrispondenze lette alla fisicità sfuggente e chagalliana, fino alla compostezza-caos, alla ragione metafisica.

Manuela Fa’ di Marrubiu, fotografa per passione, organizzatrice di mostre fotografiche per beneficienza, è alla sua prima personale. Alla passione per il mezzo, Manuela unisce uno sconfinato amore per la natura, vista non solo nella sua intrinseca bellezza, ma anche nelle sue fragilità e nei pericoli che la circondano. Nelle foto di Manuela, la natura diventa così specchio delle fragilità dell’animo umano, ma anche della sua capacità di rinascere, così come gli coglie lo sguardo attendo dell’autrice donna sensibile e coraggiosa. Impegnata nel sociale, persegue i suoi obiettivi con tenacia e determinazione.

Alessandro Frailis di Barumini è alla sua prima esperienza espositiva. Lui è un neofita della fotografia che ha avviato di recente una ricerca molto personale che unisce il gusto per la composizione con l’amore per il paesaggio in generale, sia urbano che campestre. Egli è anche autore di alcune interessanti pubblicazioni che raccontano diversi aneddoti di vita vissuta. Tra questi si segnala “Quando il Jazz tra la mezzanotte e l’una”, una raccolta di undici racconti con diverse tematiche, quasi tutte ambientate a Cagliari, che è frutto della collaborazione con la casa editrice “I sognatori” di Lecce, con la quale ha pubblicato anche il primo romanzo “Viaggio di Selene tra le stelle”.

Alessandro Medda, musicista, chitarrista Jazz, che vive attualmente a Firenze, ha cominciato a fotografare dell’età di dieci anni e da allora non ha mai abbandonato la sua passione che condivide con quella della musica. È alla sua prima mostra collettiva. Ha vissuto a Ferrara e a Bologna dove ha studiato presso il conservatorio. Il suo genere è la street photography che consiste nel voler riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici al fine di evidenziare aspetti della società nella vita di tutti i giorni.

Bruno Massimo Medda è architetto e artista originario di Barumini. Utilizza la fotografia per creare immagini – frammenti di habitat urbani e paesaggi. Dettagli di realtà che si trasformano in linee, moduli, texture, ritmi e colore. Una trasfigurazione ottenuta con inquadrature di particolari rarefatte fino a perdere il loro significato iniziale, o la loro funzione d’uso, per diventare altro e raccontare il mondo dei segni attraverso una poetica ricca di percezioni e suggestioni. Un gioco caleidoscopico di segni che generano altri di-segni e significati. Un lavoro denso di citazioni artistiche, dall’astrattismo geometrico di Mondrian alle linee di colore vibranti e assolute di Mark Rothko, dalle sovrapposizioni di colore e linee dell’action painting di Jackson Pollock fino al raffinato surrealismo di Magritte.

La mostra sarà visitabile sino al 4 giugno, dal martedì alla domenica, dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:00, con ingresso gratuito. Per info e prenotazioni 392.2384451.

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