16.7 C
San Gavino Monreale
venerdì, 15 Novembre 2024
spot_imgspot_img

Guspini, Iride Peis Concas è la “Donna sarda dell’anno”

Eventi e manifestazioni

spot_imgspot_img

San Gavino Monreale . Net è anche su WhatsApp e Telegram.
Clicca sui link per iscriverti ai nostri canali e ricevere tutte le news sul tuo smartphone.

“Valente autrice, ha dato voce alle donne che hanno svolto un ruolo significativo nel mondo minerario sardo”. Questa la motivazione sulla targa consegnata a Iride Peis Concas che si è aggiudicata il premio “Donna Sarda dell’anno”.

A distanza di dieci anni il premio “Donna sarda dell’anno” istituito dal Lions Club Cagliari Lioness torna a Guspini. Dopo l’innovatrice green Daniela Ducato, quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a Iride Peis Concas in occasione della Festa della donna.

Come si legge sul sito dell’Agenzia ANSA, Iride Peis Concas “ha usato estro e poesia per riportare alla luce le storie delle donne di miniera. Storie drammatiche di sfruttamento, lavoro massacrante, rischioso, paghe da fame, diritti negati, ma anche di solidarietà, coraggio e forza per lottare per migliori condizioni di lavoro”.

Una memoria restituita alla collettività attraverso le sue preziose pagine.

Il 4 maggio 1871 nella miniera di Montevecchio a Guspini, dove venivano estratti piombo, zinco e argento, morirono undici tra donne e bambine. Oltre un secolo dopo, Iride Peis ha dato un nome e un volto a quelle morti bianche e restituito la memoria a una pagina tragica e dimenticata, che la scrittrice ha fatto rivivere in uno dei suoi saggi del 1992, “Donne e bambine nella miniera di Montevecchio”, per impedire a questa e altre vicende legate a quell’epopea di diventare “polvere sospesa che la storia forse avrebbe dimenticato”.

Ex maestra elementare, scrittrice, attiva nell’impegno solidale e nella valorizzazione del territorio, una vita trascorsa a Montevecchio con il marito, medico della miniera, Iride ha raccolto tante voci di donne. “Lavoravano all’aperto, esposte alle intemperie, le cernitrici. Separavano il minerale utile da quello di scarto, spingevano pesantissimi vagoni dalla bocca della miniera ai piazzali – racconta all’ANSA – Ammalarsi non era loro concesso e un giorno dopo il parto erano già al lavoro, per non perderlo. Negli archivi di Guspini ho trovato in un documento del 1985 un lungo elenco di lavoratrici anche di 10, 12, 13 anni”.

Ma ci sono altre storie nella penna della scrittrice, storie di vita quotidiana, di madri, mogli, lavoratrici, alleanze, solidarietà, intrecci di saperi tra donne di altre regioni d’Italia. “In situazioni di duro lavoro hanno lottato per rivendicare i propri diritti, hanno sfidato regole, infranto tabù, al lavoro e in famiglia, superando i pregiudizi di una società patriarcale – ha dichiarato all’ANSA – Attraverso il loro esempio, hanno spianato la strada verso l’indipendenza ad altre donne. La loro tenacia assieme al coraggio di alzare la voce contro soprusi e discriminazioni si è fatta memoria del luogo. Come se quel loro faticoso percorso a piedi nudi avesse lasciato una traccia, un segno di continuità tra passato, presente e futuro. Ma anche una capacità di guardare al nuovo, di cercare in questa terra dalle vene d’argento, nuovi filoni di innovazione”.

Crediti foto: Francesca Tuveri, Facebook

Pubblicità

Articoli correlati

Ultime News