Il Fondo Repubblica Digitale è frutto di una collaborazione innovativa tra il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per l’innovazione tecnologica da una parte e dall’Acri (associazioni Fondazioni di origine bancaria) dall’altra. In particolar modo è sostenitore di progetti di formazione e miglioramento digitale con enfasi su NEET (acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training).
Lo scopo del Fondo
Grazie a questa partnership, i diversi ministri hanno intenzione di rendere più agevole e completa possibile la transizione digitale
(che porterebbe il nostro Paese sulla media europea), mediante l’erogazione di servizi formativi completi volti a rendere i lavoratori (in particolar modo gli appartenenti al gruppo NEET) performanti e competenti.Il Fondo è al momento sperimentale, con una durata di 5 anni (dal 2021 al 2026), e prevede uno stanziamento di 350 milioni di euro, 18 dei quali saranno stanziati nel corso del 2023.
Le risorse sono suddivise per settori, tra i quali troviamo arte e beni culturali, salute pubblica, volontariato e sviluppo sociale. Hanno diritto alla partecipazione ai bandi i soggetti pubblici e privati che non abbiano scopo di lucro.
Digitalizzazione: obiettivo europeo
Ciò rientra nel progetto Nazionale di adeguarsi alle linee europee di digitalizzare la Nazione nell’ottica di una generale professionalizzazione in tal senso.
Le professioni emergenti sono diverse e da diverso tempo già coesistono in numerosi settori lavorativi, ma nei prossimi anni saranno le più richieste nel mercato del lavoro
. Le aziende avranno quindi crescente bisogno di personale esperto che possa svolgere le professioni digitali più interessanti del momento, in modo da portare prodotti e servizi sul web e ampliare e rafforzare il business.Ciò è dovuto soprattutto al mutamento inevitabile che la digitalizzazione ha apportato e apporterà alla società: la pandemia è stata (in particolar modo nel nostro paese dove prima era poco presente) un fattore determinante per l’avvicinamento dei lavoratori e delle imprese al mondo dello smart-working.
L’ultimo report Istat in merito alla Digitalizzazione in Italia, sottolinea che solo il 4,1% delle aziende digitalmente mature ha ridimensionato le proprie attività, ma il ritorno ad una augurata nuova normalità potrebbe vedere la digitalizzazione e la sostenibilità come due elementi imprescindibili per l’Italia, anche perché l’UE raccomanda ai Paesi Membri di investire almeno il 20% delle risorse sul cambiamento digitale. L’Italia ha destinato il 27% dei 235 miliardi del PNRR a questo tipo di interventi.
In questo panorama di mutamento delle esigenze nel mondo del lavoro, investire nella formazione digitale è indispensabile per poter stare al passo con le richieste “innovative” di aziende e datori. Essendo la digitalizzazione ancora in via di sviluppo, procedere alla giusta formazione potrebbe garantire sbocchi lavorativi davvero allettanti.