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Malattia del cervo, deroga per la movimentazione dei ruminanti in Sardegna

È arrivata la deroga per la movimentazione dei ruminanti sul territorio regionale dopo il blocco totale assunto nei giorni scorsi dopo il primo caso Europeo riscontrato ad Arbus della malattia emorragica del cervo. La deroga, a firma del direttore del Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare Antonio Montisci, riguarda gli spostamenti intra regionale “per urgenti motivi di benessere e di custodia degli animali, con particolare riferimento allo spostamento verso i codici pascolo o di rientro in azienda dagli stessi pascoli”.

“Una prima buona notizia che avevamo richiesto nel primo incontro dell’Unità di crisi che dimostra subito la sua operatività” afferma il presidente di Coldiretti Sardegna che ne aveva chiesto l’istituzione subito dopo l’ufficialità del primo focolai della malattia del cervo.

La deroga è concessa “esclusivamente per urgenti e comprovati motivi di benessere, di custodia e di pascolo e previo accordo tra i Servizi veterinari di partenza e di destinazione almeno 48 ore prima della movimentazione”.

La crisi emorragica del cervo è uno degli argomenti principali di tutti promossi in queste settimane dalla Coldiretti in tutto il territorio regionale. Se n’è parlato anche questa mattina a Senorbì dove erano presenti circa 150 agricoltori e allevatori per un virus che va ad attaccare soprattutto il settore del bovino da carne, una delle eccellenze della zootecnica sarda che coinvolge circa 7.800 allevamenti con oltre 210mila capi, dei quali oltre 80mila nel territorio di Nuoro e Ogliastra, 45.600 a Sassari, 35.500 in Gallura, 25.500 a Oristano e circa 24.500 nel sud Sardegna.

“Come abbiamo più volte ribadito è fondamentale intervenire subito per andare incontro agli altissimi costi di gestione a cui stanno andando incontro gli allevatori che si ritrovano con i vitelli bloccati in azienda – ribadisce il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -, con il caro prezzi e con i costi dei mangimi raddoppiati rischiano seriamente di dover chiudere le aziende”.

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