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Manifestazioni studentesche: i nostri ragazzi meritano rispetto

Un fiume di ragazzi si è riversato in via Roma a Cagliari nella mattina di ieri 24 ottobre, per protestare contro i disagi quotidiani del servizio di trasporto pubblico dell’Arst.

Una protesta pacifica e rumorosa, a cui hanno partecipato anche gli studenti del Liceo Marconi Lussu, come ogni manifestazione studentesca che si rispetti: quando le istituzioni non ascoltano (o fingono interesse, per poi lasciare tutto com’è per anni, o decenni, come nel caso dei trasporti nel Medio Campidano) ai cittadini non resta che “farsi sentire” e se necessario alzare la voce, scendendo in piazza e manifestando.

La manifestazione: uno strumento sempre meno utilizzato. Perché? Forse perché pian piano sta passando l’idea che “non serva”. Che comunque chi ci governa, ma anche solo chi ci amministra a livello locale, sia “immune” alla volontà popolare, essendo investito di un’autorità intoccabile scaturita dalle urne.

Questo è il retaggio della politica attuale, dove chi amministra spesso si pone su un piedistallo e non si mescola tra la gente, si dimentica da dove è partito e cerca semplicemente un trampolino per arrivare più in alto. E i cortei “danno fastidio”, perché esprimono un dissenso verso chi governa, una critica che viene mal digerita da chi si illude di detenere un potere assoluto e inattaccabile.

Ma se è comprensibile (per quanto imbarazzante) il mal di pancia dei politici verso i cortei studenteschi, è sinceramente intollerabile il dissenso e l’astio mostrato da certi “adulti” verso i ragazzi che combattono per i loro diritti. Che sia il diritto allo studio, il diritto al trasporto pubblico o il diritto a non morire schiacciati da un edificio fatiscente che crolla sulle loro teste.

C’è chi critica con disprezzo i ragazzi che “cercano scuse per non studiare” o che vogliono “farsi un giorno di vacanza”. E magari sono gli stessi che “i giovani d’oggi non hanno ideali” e che “ai nostri tempi sì che ci si impegnava per ottenere un futuro migliore”. Anche se poi, a ben vedere, quelle persone il “futuro” non l’hanno migliorato affatto: basta guardarsi intorno e guardare loro.

Sui social, negli ultimi giorni, i soliti leoni da tastiera hanno vomitato odio contro gli studenti. Eclatanti i commenti alla notizia dell’irruzione della Polizia nella scuola di Parma: centinaia di “adulti maturi e responsabili” inneggiavano ai pestaggi nei confronti di qualsiasi ragazzo, non solo delle poche mele marce presenti ad ogni livello della società.

Di fronte a tanta mediocrità noi ci schieriamo senza indugi dalla parte degli studenti: ben vengano questi giovani che lottano per i loro diritti, visto che non c’è nessun altro che lo faccia per loro. Ben vengano i giovani con la voglia di cambiare in meglio il mondo, dato che le generazioni successive hanno miseramente fallito. Ben venga chi dice “no” all’eredità infame di un pianeta corrotto e inquinato, con le risorse agli sgoccioli, in preda al clima impazzito, dilaniato da guerre a pochi chilometri dai nostri confini.

Quando i ragazzi manifestano contro tutto questo orrore, vengono scherniti, al posto di essere affiancati e spalleggiati. Questo è l’insegnamento – nei fatti – che stiamo dando ai giovani. Per fortuna, c’è ancora chi si ribella, non si arrende, chi sa dire “no” e ha il coraggio di gridarlo a gran voce in piazza.

Da quei ragazzi, in fondo, abbiamo molto da imparare.

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