Le aziende sarde continuano ad assumere nonostante le difficoltà: 120mila contratti nei primi 6 mesi dell’anno ma solo l’11% è a tempo indeterminato. In difficoltà gli under 30: solo 3mila hanno trovato lavoro stabile. Elisa Sedda (imprenditrice e Delegata di Confartigianato Sardegna per le Pari Opportunità): “Gli imprenditori hanno bisogno di forza lavoro qualificata e incentivi alle assunzione e formazione”.
Le imprese sarde continuano ad assumere. Nonostante le difficoltà date dal caro energia, da crollo del potere d’acquisto delle famiglie e dall’aumento del costo delle materie prime, le attività economiche isolane nel primo semestre di quest’anno hanno firmato oltre 120mila contratti di lavoro, di cui più di 40mila hanno riguardato gli under 30 (il 33,1%).
Sono questi i dati relativi al dossier sulle assunzioni in Sardegna nel 2022, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte UnionCamere, Anpal ed Excelsior.
Nel totale delle assunzioni, 14mila sono stati i contratti a tempo indeterminato, 48mila a tempo determinato, 1.500 gli apprendisti, 43mila gli stagionali, quasi 7mila i contratti di somministrazione e 6mila gli intermittenti. Le percentuali parlano che solo l’11,6% del totale degli assunti avrà un posto stabile nel tempo (indeterminato) mentre al restante 88,4% sono state offerte altre soluzioni lavorative.
Sul totale degli assunti, come anticipato, i contratti under 30 sono stati più di 40mila (il 33,1% del totale delle assunzioni), con quasi 3mila a tempo indeterminato (7,5%), 14mila a termine (35,6%), 1.300 gli apprendisti (3,3%), oltre 16mila gli stagionali (40,3%), 2.500 quelli a somministrazione (6,4%) e più di 2.700 quelli intermittenti (6.9%).
Il record delle assunzioni è stato registrato nel Nord Sardegna, con 51.600, di cui quasi 18mila per gli under 30: di questi ultimi, solo 443 sono stati assunti a tempo indeterminato (5,9%). Segue Cagliari con oltre 32mila assunzioni, di cui 10mila under 30 con 997 giovani (il 9,9%) che hanno avuto il contratto a tempo determinato. Poi 17mila nel Sud Sardegna, di cui 5.700 under 30 e 121 (il 7,7%) a tempo indeterminato. Ancora Nuoro con 12mila assunzioni, di cui 4.100 giovani, con 315 che hanno avuto una offerta stabile (7,7%). Chiude Oristano con oltre 7mila assunzioni, di cui 2.200 per i giovani e 184 a tempo indeterminato (8,1%).
“Le imprese stanno facendo il possibile per avere forza lavoro a disposizione e per stabilizzare gli addetti – commenta Elisa Sedda, imprenditrice e delegata regionale di Confartigianato Imprese Sardegna per le Pari Opportunità – ma la situazione socio-economica, che si protrae ormai da 8 mesi, e che giorno dopo giorno si aggrava sempre più, non consente di fare ulteriori sacrifici e di programmare ulteriori assunzioni, a danno sia di un sistema economico che rischia di fermarsi bruscamente, sia di tutta la platea di lavoratori che attendono un contratto”. “I numeri di questo primo trimestre, a prima vista potrebbero, sembrare confortanti e in parte lo sono, visti i 120mila contratti – continua la Sedda – ma ciò che preoccupa è che solo l’11,6% degli assunti avrà un posto stabile e solo 3mila under30 saranno stabilizzati definitivamente
”.E molto incide anche la mancanza di figure professionali adatte alle mansioni che ricercano le imprese.
“Proprio in questo periodo siamo al paradosso: il lavoro c’è, la possibilità di assumere è buona ma mancano le figure adatte – rimarca la Sedda – la realtà è che gli imprenditori hanno necessità, per la loro azienda, esclusivamente di personale adeguatamente formato e pronto a operare in tutti i settori”.
Per questo, secondo Confartigianato Sardegna, l’Isola che produce non potrà mai esprimere tutto il suo potenziale se non si allineeranno i percorsi formativi alle esigenze delle aziende e se non si favorirà l’inserimento dei giovani nelle imprese artigiane.
“Da tempo ribadiamo la necessità far ripartire i corsi, teorici e pratici aggiuntivi rispetto a quelli già previsti nei Piani regionali di formazione professionale che potrebbero essere realizzati nelle Botteghe Scuola – sottolinea – inoltre sarebbe utile adottare il Piano regionale di rilevazione dei fabbisogni professionali delle imprese, con tempi certi e brevi per l’erogazione della formazione, anche tramite voucher, e “ripensare” l’apprendistato con un maggiore coinvolgimento dell’imprenditore ed una formazione teorica finanziata più mirata sul settore e sulle esigenze delle imprese, anche tramite forme simili al praticantato nelle professioni”.
Per l’Associazione di Categoria, il lavoro nelle imprese lo si crea, e lo si conserva, anche con i contributi a fondo perduto per sostenere le aziende artigiane coinvolte nel passaggio generazionale, a favore dei figli dell’imprenditore o dei dipendenti da almeno cinque anni dell’impresa, tramite voucher per la fruizione da parte del successore di servizi finalizzati allo start up della propria esperienza imprenditoriale. Per questo è necessario ridefinire un sistema di incentivi e detrazioni rivolti ai cittadini che intendono formarsi per il conseguimento di qualifiche professionali, costi, tutt’ora a carico delle famiglie. “Sappiamo bene come l’apprendistato, soprattutto in artigianato, sia uno strumento importante per l’inserimento dei giovani in azienda – conclude la Sedda – seppure la Sardegna faccia registrare bassi tassi di assunzione in apprendistato, notiamo una dinamica che sta riprendendo piede velocemente. Per questo è necessario prendere, al più presto, accorgimenti come, per esempio, valorizzare il ruolo del maestro artigiano l’unico in grado di trasferire al giovane le conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione professionale. Inoltre c’è il bisogno di rendere lo strumento più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell’impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato laddove ci sia l’assorbimento in azienda del giovane”.