Sempre più spesso leggiamo articoli contenenti le cronache di truffe ai danni di cittadini alla prese con le insidie di internet. La diffusione dei dispositivi per la connessione (come gli smartphone) hanno dato accesso al web a milioni di persone prive della necessaria alfabetizzazione informatica: nelle pieghe di questa scarsa conoscenza del mezzo, si intrufolano i malfattori, sempre pronti a spillare denaro ai malcapitati.
Uno dei modus operandi che si sta diffondendo è quello del phishing (ossia “catturare all’amo”) mediante una falsa mail da parte delle Forze dell’Ordine o dell’Autorità Giudiziaria, che invita il cittadino a rispondere delle più svariate accuse. Solitamente si spazia dalla cyberpornografia fino alla pedofilia, partendo dal presupposto che molti navigatori siano “inciampati” di recente almeno una volta in un sito a luci rosse.
Il finto tutore della giustizia invita quindi a rispondere al sollecito per difendersi dalle accuse. Una volta instaurato un dialogo, verrà chiesto il pagamento di una “multa” per far cadere tutte le accuse e chiudere il fascicolo. Ovviamente non esiste alcun fascicolo e si tratta di un modo di spaventare ed estorcere qualche centinaia di euro al malcapitato di turno.
Ricordiamo che le Forze dell’Ordine non inviano documentazione o convocazioni via email semplice (e sicuramente non da GMail o altri provider privati, le comunicazioni via email avvengono sempre tramite caselle e domini certificati).
Quando si ricevono comunicazioni di questo tipo, vanno cestinate. Nel dubbio, qualora ci siano informazioni personali che possano instillare particolari sospetti, è sempre bene rivolgersi alla più vicina stazione dei Carabinieri per verificare la liceità della comunicazione ed eventualmente segnalare il tentativo di truffa.
A titolo di esempio, alleghiamo una copia della tipica falsa documentazione che viene allegata via email per spaventare i navigatori.