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Donne e impresa: 200 milioni Mise per le donne che progettano il futuro

200 milioni dal Mise per le donne che progettano il futuro. Oltre 200 imprenditrici e aspiranti al Seminario Regionale organizzato a Sassari da Confartigianato Sardegna. Nell’Isola quasi 40mila aziende femminili ma è sul lavoro donna che si è abbattuta con maggior violenza la forza della crisi Covid. I dati e l’analisi del panorama imprenditoriale femminile. Maria Amelia Lai (Presidente Confartigianato Sardegna): “Mai più scegliere tra l’impresa e la famiglia”. Alessandra Todde (ViceMinistra Mise): “Creare e proteggere le imprese e alle donne dico: non abbiate paura di fallire”.

È stato dedicato alle donne di Sardegna che “progettano il futuro” il seminario regionale sul “Fondo Impresa Femminile”, che si è appena concluso a Sassari, presso la Camera di Commercio, che ha visto la partecipazione di oltre 200 donne, tra imprenditrici e quelle che aspirano a esserlo.

Organizzato da Confartigianato Imprese Sardegna, promosso da Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto tecnico di Invitalia, in collaborazione con la Camera di Commercio di Sassari e la Commissione Pari Opportunità del Comune di Sassari, l’incontro ha presentato le opportunità offerte dall’incentivo nazionale di 200 milioni di euro del MISE per sostenere la nascita e il consolidamento delle imprese guidate da donne.

L’evento è stato aperto dalla Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai che, con l’esposizione di alcuni dati, analisi e statistiche, ha fatto luce sul “panorama dell’imprenditorialità femminile” nell’Isola. A questa relazione è seguita quella della ViceMinistra del Ministero per lo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, che ha presentato la misura e le opportunità per le attività produttive. Il Fondo Impresa Femminile, infatti, incentiverà le donne ad avviare e rafforzare nuove attività per realizzare progetti innovativi nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, servizi, commercio e turismo. Successivamente la parola è passata prima alla Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Sassari, Maria Gabriella Bertoncelli, poi all’esperto di finanza agevolata, Felice La Tegola, che ha risposto alle domande delle imprese per fare chiarezza sui quesiti e sulle modalità di presentazione delle domande.

Nel 2021 in Sardegna erano 39.374 le imprese guidate da donne, registrate presso le Camere di Commercio, che hanno operato per lo più nei settori dei servizi alla persona e della pulizia, della moda e delle attività di ristorazione: queste rappresentavano il 23,9% di tutte le realtà produttive dell’Isola. Ben 4.327 aziende sono gestite da giovani donne (11% del totale delle imprese femminili artigiane). Su tutta la platea delle donne imprenditrici, quasi 5.946 sono imprese artigiane.

Ed è proprio sul lavoro delle donne che si è abbattuta con maggior violenza la forza della crisi Covid: i numeri, anche se in leggera ripresa (come dicono i dati di qualche giorno fa) evidenziano come queste oggi lavorino meno e siano anche più disoccupate rispetto al 2019.

Nel periodo della pandemia nel Paese, infatti, si è registrato un calo del 7,8% dell’occupazione femminile indipendente, a fronte del -6,1% registrato dalla componente maschile. Trend negativo anche sul fronte del fatturato delle imprese guidate da donne con una diminuzione di 4,4 punti rispetto alla media. Non va meglio per quanto riguarda gli impegni familiari dove le donne, nel ruolo di genitore, a causa della chiusura delle scuole durante la pandemia hanno sopportato un carico di lavoro doppio rispetto agli uomini.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro a ottobre 2021 l’occupazione rimane inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi (febbraio 2020), tuttavia si registra un calo dell’1,1% della componente femminile di intensità doppia rispetto a quella degli uomini (-0,6%). Un’analisi della dinamica dell’imponibile della fatturazione elettronica per settori, che considera il peso settoriale delle imprese femminili, evidenzia che i ricavi delle imprese femminili sono di 4,4 punti percentuali inferiori rispetto alla media.

Sono questi i numeri che emergono dall’analisi sulle imprese al femminile realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna. Il raffronto tra il 2019 e 2021, tenendo conto che tra le imprese registrate viene conteggiata anche la platea nascosta di quelle cessate, che in attesa di ristori, non hanno ancora chiuso, delinea una seria difficoltà del settore nel recuperare i numeri pre Covid-19.

A livello territoriale, nella vecchia provincia di Cagliari le imprese donna sono 16.114 di cui 2.464 artigiane (15,3% sul totale imprese donna), su Sassari-Gallura sono 12.652 di cui 2.075 artigiane (16,4%), a Nuoro sono 7.456 di cui 1.056 (14,2%) artigiane e a Oristano 3.132 con 350 artigiane (11,2%).

Per la Presidente Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Laiin due anni di pandemia, le imprenditrici hanno pagato il prezzo più alto della crisi ma hanno anche saputo affrontare le difficoltà con eccezionali capacità di resilienza, problem solving, abilità multitasking mostrando grandi capacità di reazione superando le difficoltà e portando avanti le proprie aziende. I dati, in ogni caso, confermano come la pandemia abbia aggravato i problemi che esistevano già; infatti, oltre ad affrontare le maggiori difficoltà economiche dovute alla crisi, le donne hanno dovuto impegnarsi maggiormente nelle attività di cura dei propri familiari a causa della chiusura delle scuole.  Per tutto questo, è necessario l’impegno di tutte e tutti a far crescere il numero delle imprese al femminile per aiutare le donne a uscire da una situazione che le ha gravemente penalizzate. Ed è questo che può fare il Fondo Impresa Femminile: dare una grossa mano a tutte quelle realtà al femminile che puntano su investimenti, per l’avvio dell’attività e sostegno alle nascita di nuove realtà ma anche per consolidare e rafforzare la struttura finanziaria e patrimoniale di quelle esistenti. Possiamo aprire una nuova fase per l’imprenditoria femminile, attraverso sostegni e azioni di diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale. L’augurio che possiamo, e dobbiamo, farci è che ogni donna possa, in tempi brevi, a conquistare ciò che per se è più caro, come: autonomia, rispetto, maternità retribuita per indipendenti, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, non dover scegliere tra lavoro e famiglia, tutele, opportunità, sicurezza, parità di competenze, più tempo, nessuna rinuncia e tranquillità”.

Per la ViceMinistra per lo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, “con la legge di Bilancio n. 178/2020 sono stati creati il Fondo a sostegno dell’impresa femminile e il Comitato impresa donna. Il Fondo impresa femminile dispone di una dotazione finanziaria complessiva pari a circa 200 milioni di euro, di cui 160 milioni di euro di risorse PNRR e 40 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2021. Lo scopo principale di questo intervento è agire per creare un ambiente fertile per le nuove imprenditrici. Infatti, non ci sono limiti d’età per accedere alle agevolazioni volte anche a recuperare il gap del tasso di occupazione femminile che separa l’Italia dagli altri paesi europei, specialmente nel Mezzogiorno. La Sardegna risulta essere il fanalino di coda tra le regioni analizzate più in difficolta del mezzogiorno su imprenditoria femminile, calcolata come percentuale delle imprese condotte da donne sul totale. Sulle imprese al femminile ci deve essere il sostegno pubblico per capire cosa può andare bene e cosa deve essere corretto, il mentoring è fondamentale: dobbiamo costruire il clima giusto e fare di tutto per creare, far crescere e proteggere queste realtà. E alle donne voglio dire: non abbiate paura dei fallimenti”.

Secondo la Presidente Lail’analisi, inoltre, dimostra come tra i tanti aspetti su cui sia necessario subito lavorare, ve ne sia uno particolarmente importante: quello dell’offerta di servizi nido, asili e partecipazione delle donne al mondo del lavoro sono, infatti, temi strettamente legati. Aumentare l’occupazione femminile era l’intento esplicito degli obiettivi di Barcellona, stabiliti dall’Ue più di un decennio fa, e va di pari passo con l’obiettivo di offrire una assistenza all’infanzia per almeno il 90% dei bambini tra i 3 e i 6 anni e per almeno il 33% dei bambini con meno di 3 anni. A 12 anni dalla scadenza di quegli obiettivi, come Italia e come Sardegna, siamo ancora troppo lontani. Se pensiamo che ancora nel 2020 circa 16% delle famiglie sceglie di non mandare i propri figli all’asilo nido per motivi di costo, ci far rendere conto di come la donna poi debba scegliere la famiglia al posto del lavoro, per questo come Confartigianato, a livello nazionale, stiamo portando avanti la richiesta dell’aumento dei contributi concessi ai servizi per la prima infanzia”.

Oltre al costo degli asili e dei servizi per la prima infanzia, un’altra problematica è quella relativa alla rigidità degli orari. “E’ fondamentale la flessibilità dei servizi per infanzia e ragazzi soprattutto per quelle famiglie in cui i genitori si trovano a dover lavorare il sabato o in fasce serali o preserali su questo fronte buone notizie potrebbero arrivare dal PNRR che, per l’imprenditoria femminile e potenziamento di infrastrutture sociali e scuola per bambini under 6 anni, grazie ad uno stanziamento di 3,6 miliardi di euro, dovrebbe rafforzare gli strumenti del Family Act che aiuta le famiglie anche sostenendo le spese per crescita, mantenimento e educazione dei figli, incentivando la conciliazione vita-lavoro ed il rientro a lavoro delle madri dopo la maternità”.

Il Fondo impresa femminile è l’incentivo del Ministero dello Sviluppo Economico che sostiene la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle imprese guidate da donne attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. La misura dispone di una dotazione finanziaria complessiva pari a circa 200 milioni di euro, di cui 160 milioni di euro di risorse PNRR e 40 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2021. Il Fondo sostiene le imprese femminili di qualsiasi dimensione, già costituite o di nuova costituzione, con sede in tutte le regioni italiane, e si rivolge a quattro tipologie di imprese: cooperative o società di persone con almeno il 60% di donne socie, società di capitale con quote e componenti degli organi di amministrazione per almeno i due terzi di donne, imprese individuali con titolare donna, lavoratrici autonome con partita IVA.

Le agevolazioni saranno concesse per progetti d’investimento nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, servizi, commercio e turismo. Anche le persone fisiche possono presentare domanda di finanziamento, con l’impegno di costituire una nuova impresa dopo l’eventuale ammissione alle agevolazioni. Le domande per richiedere contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati potranno essere presentate secondo il calendario delle date di apertura degli sportelli: per l’avvio di nuove imprese femminili o costituite da meno di 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle ore 10 del 5 maggio 2022 mentre la presentazione a partire dalle ore 10 del 19 maggio 2022; per lo sviluppo di imprese femminili costituite oltre 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle ore 10 del 24 maggio 2022 mentre la presentazione a partire dalle ore 10 del 7 giugno 2022.

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