“Un’Europa con regioni zoppe è un’Europa meno forte. Parlare di regioni insulari significa parlare di oltre 20 milioni di cittadini, pari a circa il 5% della popolazione europea, distribuiti in ben 13 Stati membri. Non si può non tenerne conto. Lo chiedono le Isole, lo dice il Trattato europeo”. Così il Presidente della Regione Christian Solinas, nel corso dell’incontro che si è tenuto nel pomeriggio di ieri al Parlamento europeo sul futuro dell’Unione nelle politiche insulari e di coesione, che segue la conferenza politica del 5 aprile organizzata dal Comitato delle Regioni.
Esprimendo forte preoccupazione per la guerra e manifestando la vicinanza della Sardegna alla popolazione civile, il Presidente, collegato via web, è tornato a chiedere alle istituzioni dell’Unione europea di integrare la dimensione insulare nelle politiche dell’UE. “Nonostante il difficile momento storico, questo incontro è la testimonianza della prosecuzione dei lavori a livello europeo, per dare risposta alle regioni e ai cittadini – ha detto il Presidente – Nel chiedere uno specifico status giuridico europeo non chiediamo un privilegio, ma strumenti per essere sullo stesso piano competitivo delle altre regioni: una politica europea per le Isole è necessaria alla sopravvivenza economica e demografica dei nostri territori caratterizzati, proprio in virtù della loro condizione insulare, da un’economia fortemente dipendente dall’esterno e dalla connettività con le regioni continentali, e gravati da sovra-costi di notevole entità negli approvvigionamenti di beni e servizi, a discapito dei nostri cittadini e imprese”.
Il Presidente ha quindi evidenziato i limiti delle regioni insulari e le forti disparità di sviluppo delle regioni insulari che, ha spiegato, “hanno causa proprio nelle specificità dei territori, con evidenti ripercussioni in termini di sviluppo, puntualmente registrate nei report della Commissione europea, a cominciare dall’indice di competitività che pone le regioni insulari indietro rispetto alla media europea”. Una situazione di mancato sviluppo “che determina una tassa insulare”, ha proseguito il Presidente citando il report dell’Istituto Bruno Leoni, che ha quantificato in circa 5.700 euro il costo che grava sui cittadini sardi, dovuto alla ridotta dimensione del mercato interno, alla distanza dal continente e alle difficoltà nella circolazione di merci e persone. “Esiste quindi una questione insulare tuttora aperta e irrisolta – ha spiegato il Presidente Solinas – dato che i dispositivi legislativi europei non distinguono le specificità territoriali che pure sono richiamate dall’art. 174 del Trattato, che cita espressamente le regioni insulari tra quelle cui le politiche della UE devono rivolgere un’attenzione particolare”.
“Come Regione Autonoma della Sardegna siamo impegnati su diversi fronti istituzionali per vedere riconosciuta la nostra specificità territoriale. In Italia – ha proseguito il Presidente – stiamo portando avanti una battaglia per il riconoscimento in Costituzione dell’insularità come fattore di svantaggio. In sede Europea da diversi anni la nostra regione porta avanti azioni per chiedere la piena attuazione dell’articolo 174 del Trattato Europeo, che si sostanzi in una strategia per le Isole. Servono disposizioni giuridiche specifiche – ha continuato il Presidente – ma nel chiedere misure di maggiore flessibilità necessarie a superare le sfide e i vincoli derivanti dalla condizione insulare non chiediamo un privilegio ma strumenti per essere sullo stesso piano competitivo delle regioni. Ne va del nostro stesso futuro”.
Il Presidente Solinas, in chiusura del suo intervento ha confermato la volontà di proseguire nella strada tracciata, chiedendo con forza una politica europea per le Isole, quindi un approccio territoriale nella formulazione delle politiche e della legislazione della UE: “Continuerà il mio impegno come Presidente di una regione insulare nell’ottica di una collaborazione reciproca. ‘Nessuno deve essere lasciato indietro’: è un bel motto, chiediamo valga anche per noi”.