Ricoltivare la Sardegna, recuperando 100mila ettari per produrre il 40% del fabbisogno di mangime e per l’immediato un intervento straordinario “salva agricoltura”. Sono due delle proposte consegnate questa mattina da Coldiretti Sardegna al presidente della Giunta Christian Solinas, ai Capigruppo del Consiglio regionale presenti insieme al Presidente del Consiglio Michele Pais in piazza del Carmine ed al Prefetto di Cagliari e al rappresentante dell’ufficio territoriale del Governo, dove si è fermato il lungo serpentone giallo composto da cieca duemila agricoltori e allevatori partiti da piazzale Trento.
Una mobilitazione nazionale della più grande Organizzazione agricola italiana presente in diverse piazze italiane per dire basta alle speculazioni e al caro prezzi che sta mandando sul lastrico migliaia di aziende agricole.
“Il caro prezzi è frutto di dinamiche internazionali che non possiamo sottovalutare ma meritano di essere analizzate – ha detto il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che ringrazia i soci e gli oltre 100 sindaci per la grande partecipazione, molto oltre le nostre aspettative -. Per questo abbiamo studiato e presentato alla Regione un grande Piano che potrebbe contribuire al rilancio della nostra Isola attraverso l’agricoltura”.
L’Organizzazione agricola propone di aprire un cantiere Sardegna, da finanziare con il Pnrr, per costruire una Isola indipendente dal punto di vista economico, energetico e delle materie prime e con una pubblica amministrazione a burocrazia zero che le consenta di rilanciarsi concretamente.
“Da circa 20 anni la Cina ha messo in atto un programma di acquisizione dei terreni per coltivare i propri prodotti, cosi come hanno fatto altri Stati. Oggi con l’aumento della popolazione cinese porta a far diminuire le disponibilità alimentari per il resto del mondo con un aumento conseguente dei prezzi – riflette il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Se oggi non interveniamo concretamente per il futuro saremo destinati ad una sudditanza alimentare e di approvvigionamento delle materie prime”.
Nasce da questi presupposti ri-coltiviamo la Sardegna, proposta da Coldiretti Sardegna in collaborazione con l’Anbi Sardegna, l’associazione che rappresenta i Consorzi di Bonifica. Un progetto di sovranità delle materie prime. Oggi in Sardegna si utilizzano poco più del 30 per cento degli ettari infrastrutturati con gli impianti irrigui (oltre 63mila su 195mila). Con la misura, si incentiverebbe la coltivazione di 100mila ettari di terra per produrre circa il 40% del fabbisogno interno di mangime da parte dei nostri allevatori, 2,5 milioni di quintali. Come? “Con contratti di filiera tra agricoltori e allevatori attraverso le cooperative garantendo un prezzo equo e sostenibile al produttore e al consumatore, con un incentivo di 200 euro ad ettaro per un impegno totale di 20milioni di euro” dice Cualbu.
Un intervento che incide concretamente sul caro prezzi, garantendo un alimento sano e sicuro agli animali e sottraendole all’abbandono migliaia di ettari di terra. Il Pnrr, a livello nazionale, prevede 1,2 miliardi per i contratti di filiera. Non solo Coldiretti Sardegna propone un Patto tra la Grande distribuzione sarda e i produttori coordinata e guidata dalla Regione per valorizzare i prodotto 100% sardi attuando politiche di promozione e premialità per la creazione di una vera Filiera Sardegna.
Per la sovranità energetica l’Organizzazione ritiene si possa trasformare la Sardegna nella prima Regione completamente green senza il consumo di suolo agricolo ma con il recupero dei territori compromessi sfruttando aria e sole, ma anche l’acqua grazie ai Consorzi di Bonifica. Un’autentica Regione verde attrattiva turisticamente con l’immenso patrimonio agroalimentare realmente sostenibile oltre che certificato rispettoso del benessere animale.
Per centrare questi obiettivi occorre liberare le imprese agricole dai lacci della burocrazia per questo “è fondamentale aprire anche il cantiere burocrazia zero – scrive Coldiretti Sardegna nel documento – in cui si garantiscano tempi certi nella liquidazione delle pratiche agricole dando vita ad un sistema trasparente che tracci la pratica che consenta all’imprenditore di conoscere e seguire la sua pratiche”.
In questa riforma è importante il rilancio del SIAR (Sistema Informatico Agricoltura Regionale) mettendo al centro il Fascicolo aziendale e i CAA che, come già consentito dalla normativa nazionale e regionale, possono garantire e certificare l’ammissibilità amministrativa dei procedimenti, garantendo gli auspicati tempi certi e uno snellimento procedurale sostanziale. È fondamentale inoltre la riforma degli enti agricoli ridando centralità all’assessorato all’Agricoltura, che in 10 anni ha perso la metà dei dipendenti. Cosi come è necessario innalzare i limiti di pascolamento nelle superfici forestali che oggi sono molto bassi (3 pecore ad ettaro). Allo stesso tempo dal ministero consentano che le Pratiche locali tradizionali (Plt) abbiamo tara 30 e non 70. Da quando le tare sono aumentate gli animali non hanno più pascolato nelle zone forestali e di conseguenza hanno creato un enorme carico d’incendio sui boschi, oltre ad incentivare l’abbandono da parte delle aziende agricole di quei territori. Ma per salvare le aziende agricole da questa congiuntura economica sfavorevole è importante anche un intervento straordinario della Regione che garantisca liquidità immediata innanzitutto sbloccando le pratiche ferme e dall’altra con un contributo di 30milioni di euro.