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mercoledì, 17 Luglio 2024

Agnello sardo, una commissione unica per i prezzi

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Dopo le festività oltre il crollo del prezzo è andato in corto circuito anche la rilevazione prezzi Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), ente pubblico economico che si occupa anche della trasparenza e conoscenza dei mercati agroalimentari. I bollettini con i prezzi medi della carne di agnello delle diverse piazze italiane, nel post festività, hanno pubblicato dei prezzi errati che hanno creato non pochi malumori nel mondo allevatoriale sardo già provato dal crollo del 47% del prezzo dell’agnello dopo Natale.

Un errore macroscopico in cui i prezzi erano in tutte le piazze gli stessi giorni di prima di Natale (in media più alti del 30% di quelli del momento) a differenza della Sardegna dove erano invece presenti i prezzi reali. Unica eccezione Sassari dove era presente un prezzo più alto del 40% rendendo ancora più evidente l’errore dell’Istituto. 

Su segnalazione del Contas del 4 gennaio Ismea ha risposto che “a causa di un problema di aggiornamento dei dati, sono stati esposti per poche ore e limitatamente ad alcune piazze, i medesimi prezzi della settimana precedente”.

LE PROPOSTE. “A seguito delle anomalie rilavate sulle quotazioni Ismea – commenta il direttore del Contas Alessandro Mazzettediventa fondamentale la costituzione di una Commissione Unica sui prezzi gestita dalla Regione Sardegna sull’esempio di quella già presente a livello nazionale per la carne suina, composta dai rappresentanti della filiera che costruisca dei bollettini ufficiali sui prezzi all’origine e all’ingrosso da praticare nella settimana successiva alla quotazione. Questa garantirebbe maggiore trasparenza a tutta la filiera”.

Il Contas ha già presentato la proposta al Ministero e nei prossimi mesi potrebbe già istituirsi. La Commissione sarebbe composta da 5 allevatori e 5 macellatori.

Oltre alla Commissione prezzi il Contas lavora anche per un Consorzio di Secondo livello che gestisca le vendite dei prodotti. Oggi in Sardegna c’è molta disaggregazione. Gli allevatori in modo spontaneo da qualche anno stanno cercando di aggregarsi intorno alle Cooperative o con gruppi che gestiscono le aste per le vendite (modalità che ha rivoluzionato le vendite) dall’altra, anche tra i macellatori, oltre ai quattro operatori più strutturati che gestiscono circa il 50% delle macellazioni, ci sono una miriade (circa 30) di operatori.    

“La Cooperativa di Secondo livello consentirebbe di aggregare tutta la filiera – spiega il presidente del Contas Battista Cualbu –. In questo modo si avrebbero maggiori garanzie per tutti a cominciare dagli allevatori ma allo stesso tempo consentirebbe di strutturare e programmare meglio le produzioni e le vendite, riuscendo in questo modo ad assorbire il prodotto nel periodo di scarsa vendita”.

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