Il 2021 è stato il migliore degli ultimi 20 anni per l’agnello sardo con un fatturato all’origine di +9% rispetto all’anno prima quando gli agnelli macellati sono stati di più (+6%).
È quanto emerge dal Primo Rapporto Trasparenza dell’Agnello di Sardegna Igp presentato dal Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp (Contas) questa mattina a Macomer.
La filiera Agnello IGP di Sardegna è composta da oltre 5 mila aziende zootecniche distribuite su tutto il territorio regionale, a cui si aggiungono 35 imprese di macellazione e della distribuzione. La provincia con il maggior numero di aziende è quella di Nuoro con il 32% dei soci (1.594 iscritti), a cui seguono Sassari con il 28% (1.425 aziende), Cagliari con il 21% (1045) e Oristano con il 19% (936).
All’interno del Consorzio di registra una buona presenza della componete femminile con 845 donne (17%) che per la prima volta nella ventennale storia del Consorzio sono finalmente presenti da dicembre nel nuovo Consiglio di Amministrazione con Maria Francesca Serra.
La filiera produce circa 4.500 tonnellate di carne all’anno e sviluppa un fatturato alla produzione di oltre 36 milioni di euro e al consumo di circa 68 milioni di euro.
Cresce la filiera IGP. “Dalle statistiche del Contas sulle macellazioni 2021 – afferma il direttore del Consorzio Alessandro Mazzette – emerge che mentre sul totale degli agnelli macellati si registra un calo di oltre il 6% rispetto all’anno prima (1.030.635 del 2021 rispetto a 1.091.846 del 2020) in quelli certificati Igp si riporta un aumento dello +0,4% (757.905 capi macellati nel 2021 rispetto ai 755.325 del 2020). Quelli certificati Igp di Sardegna rappresentano il 76% del totale dato che dimostra che ormai le quotazioni di prezzo sulla piazza regionale sono legate esclusivamente al prodotto IGP che fa da traino all’agnello convenzionale permettendogli di trovare ancora un posizionamento sul mercato, seppur in forte contrazione”.
“Nell’anno solare appena concluso, nonostante la contrazione del 6% nelle macellazioni si è riscontrato un +9% nel fatturato all’origine grazie alla crescita del prezzo registrata nelle prime settimane di dicembre (mese in cui si vendono oltre il 30%)
– spiega il presidente del Contas Battista Cualbu -. Il prezzo dell’agnello pagato al pastore dal 1 al 24 dicembre è cresciuto rispetto agli stessi giorni del 2020 del 31%. E’ stato infatti pagato in media a 5,22 euro/kg (peso vivo pagato al pastore) con 362.140 agnelli macellati ed un fatturato di 17.958.522 euro. Mentre nel 2020 il prezzo medio è stato di 3,98 euro/kg, con 405.887 agnelli macellati ed un fatturato di 15.346.588 euro”.L’emergenza pandemica del Covid ha avuto un effetto importante sulle scelte del consumatore sempre più attendo ai prodotti certificati e a quelli di prossimità. A questo effetto sul consumo si è aggiunta la carenza di prodotto estero sul mercato nazionale causata dagli alti costi di trasporto e dalle problematiche legate alla logistica. Questa situazione di mercato ha avuto un effetto positivo sulle quotazioni delle carni d’agnello nazionali che in alcuni casi hanno registrato degli aumenti di prezzo superiori al 30% rispetto allo stesso periodo del 2020. Particolarmente richiesto l’agnello di Sardegna IGP che ha fatto registrare nei volantini della grande distribuzione un differenziale di prezzo pari a circa 2 euro/kg rispetto all’agnello nazionale.