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In Sardegna 240 comuni non hanno ancora la fibra ottica

In Sardegna 240 comuni non hanno ancora la fibra ottica

I sindacati di categoria Slc, Fistel e Uilcom spingono per accelerare il processo di digitalizzazione del territorio

In Sardegna, 240 comuni non possono ancora usufruire della fibra ottica e, stando ai piani per la digitalizzazione dell’Agenda Europea inizialmente prevista per il 2030, poi anticipata di quattro anni, la situazione potrebbe non risolversi prima del 2026.

È questo l’anno designato per le operazioni di cablaggio nei comuni interessati, decisione che ha spinto i sindacati di categoria Slc, Fistel e Uilcom, con l’aiuto dei confederali Cgil, Cisl e Uil regionali, a richiedere al presidente della regione Christian Solinas un incontro collettivo, che coinvolga tutti i soggetti interessati.

L’obiettivo del rendez-vous è quello di affrontare tutte le tematiche relative alle infrastrutture digitali e i servizi connessi, con la speranza di trovare un punto d’unione con lo Stato, visto che il progetto di digitalizzazione dovrebbe essere sostenuto dai fondi del Pnrr.

La Regione è dunque chiamata a giocare un ruolo di mediazione fondamentale. I sindacati, infatti, sono convinti che la Sardegna sia una terra poco appetibile per investimenti di questo tipo, a causa di vari motivi. Oltre allo spopolamento che si verifica sistematicamente durante alcuni periodi dell’anno, le migrazioni giovanili e le serie criticità strutturali del territorio rappresentano un limite enorme, soprattutto se si considera la scarsa diffusione di una cultura digitale.

Il rischio, però, è che la Sardegna rimanga a guardare mentre il resto del paese e del mondo continuano il loro percorso di digitalizzazione. Un rischio da evitare a tutti i costi, se si considera l’evoluzione che la nostra vita ha compiuto negli ultimi anni.

Ad esempio, il mondo del lavoro è cambiato profondamente rispetto a qualche anno fa. Dopo l’esplosione della pandemia lo smart working è diventato la normalità per molti cittadini italiani, che hanno l’opportunità di svolgere le loro mansioni da remoto. Una risorsa preziosa, che in molti casi permette a lavoratori e aziende di diminuire i costi e incrementare la produttività.

La pandemia, però, ha soltanto accelerato un processo di cambiamento inevitabile e in atto da molto tempo. Oggigiorno, l’universo digitale è parte integrante non solo del nostro lavoro ma anche di molti altri aspetti della nostra vita.

L’intrattenimento, ad esempio, è profondamente diverso rispetto a prima. Soprattutto, è diverso il modo in cui le persone si intrattengono. Se un tempo recarsi in bar e sale giochi era perfettamente normale e anzi, rappresentava anche una sorta di tradizione per molti italiani, la crescita di realtà come Casinò bwin, Gioco Digitale o Eurobet, tra i principali artefici del boom dell’online gaming, è un segno inequivocabile della direzione intrapresa da questo mondo.

Lo stesso può dirsi anche di attività che fanno più fatica a rinunciare alle proprie radici, come la lettura. Per molti italiani il fascino delle pagine di un libro ha ancora un peso specifico non indifferente, ma l’incremento dei lettori digitali è costante da anni e, durante il primo lockdown, ha raggiunto risultati per certi versi stupefacenti. Secondo un’indagine campionaria svolta da Istat nell’aprile dello scorso anno, infatti, almeno il 50% degli italiani ha letto un libro in formato digitale durante la pandemia.

In conclusione, la nostra società è sempre più digitalizzata e non dimostrarsi al passo coi tempi è un rischio da evitare a tutti i costi. In questo senso, i recenti sforzi dei sindacati regionali rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo del territorio della Sardegna.

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