“Se non arriveranno segnali concreti per il cambiamento non ci resta che la piazza”.
Perdite e beffa. È la realtà sconfortante che vivono sulla propria pelle le aziende agricole che da una parte subiscono sempre più regolarmente la forza devastante dei cambiamenti climatici e dall’altra, quella avvilente della burocrazia che si traduce in carte e attese infinite, ulteriori perdite e mancate programmazioni. Due calamità che stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura sarda.
“Occorre una svolta – tuona il presidente provinciale di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas – non possiamo essere prigionieri e stare inermi davanti alla burocrazia e alle calamità naturali ma occorre sfruttare le nuove tecnologie per azzerare la prima e limitare la seconda. Come Coldiretti abbiamo responsabilmente presentato in Regione delle proposte che meritano risposte e almeno la presa di coscienza che abbiamo degli strumenti che ci consentono di combatterle. Insomma, non sono figlie del destino, soprattutto la burocrazia che sta diventando ogni giorno più soffocante”.
CALAMITÀ. L’elenco delle calamità naturali si allunga costantemente anche nella stessa stagione (siccità-troppo caldo-bombe d’acqua-grandinate e gelate fuori stagione) e insieme si sommano le richieste di ristori sempre più diaboliche e contorte senza che se ne chiuda una.
Da un’analisi di Coldiretti su dati Eswd in riferimento al rapporto pubblicato dalla World Meteorological Organization (Wmo) negli ultimi cinquant’anni i disastri causati da eventi meteo estremi sono aumentati di cinque volte. Nel 2021 si è registrato un aumento del 65% per grandinate, bombe d’acqua, bufere e tempeste di vento alternate a ondate di calore.
L’ultima è quella che stiamo vivendo: le bombe d’acqua, le incessanti piogge e anche grandinate che stanno facendo piangere soprattutto il Sud Sardegna. Precipitazioni che tra l’altro seguono una lunga siccità che avevano impedito agli agricoltori di poter preparare per tempo i terreni per la semina. Dopo l’inizio delle piogge il tempo si è ulteriormente allungato perché adesso i terreni sono allagati i inaccessibili per i trattori. Doppia beffa per chi era riuscito ad arare e ora non può seminare. Un film purtroppo già visto, identico, lo scorso anno.
Dall’altra le colture in campo stanno marcendo per eccesso idrico e sono sotto attacco delle malattie fungine. In primis i carciofi, fiore all’occhiello dell’agricoltura sarda che ci vede tra le prime tre regioni in Italia per produzione. Le perdite, negli oltre 5mila ettari coltivati nel sud Sardegna, sono ingenti, con punte dell’80 per cento. Un salasso se si pensa ai costi di produzione con gli aumenti spropositati di quest’anno. Dall’altra tutti gli altri ortaggi (verdure a foglia, finocchi ecc.) stanno marcendo. Inoltre si stanno saltando dei cicli produttivi programmati per l’impossibilità della semina e dei trapianti.
La Coldiretti, già dalle bombe d’acqua di metà novembre, visto il forte impatto sull’agricoltura, aveva chiesto lo stato di calamità naturale. Ma è qui che comincia un nuovo incubo che sa di beffa, perché si entra all’interno di un circolo vizioso in cui siamo arrivati al paradosso che i burocrati sono assorbiti dalla burocrazia.
BUROCRAZIA. Il premio burocrazia-paradosso va sicuramente alla siccità del 2017. Non solo quattro anni di attese, ma adesso anche l’onta di dovere vedere cestinata la pratica perché sono scaduti i tempi. Perché come recita il Regolamento U.E. 702/2004 (comma 4 dell’articolo 25): “I regimi di aiuto sono introdotti entro tre anni dalla data del verificarsi dell’avversità atmosferica assimilabile a una calamità naturale. Gli aiuti sono versati entro quattro anni a decorrere da tale data”. E nella delibera regionale 47/36 del 30 novembre scorso, avente ad oggetto gli eventi atmosferici eccezionali del 2017, c’è l’ammissione Istituzionale della vittoria della burocrazia sulle aziende agricole: “alla data del 10 novembre 2021, circa 500 imprese, per ragioni non riconducibili alla loro volontà o condotta, pur avendo subito i danni ed essendo in possesso dei requisiti stabiliti dalle direttive di attuazione dell’aiuto in oggetto, non hanno potuto beneficiare delle provvidenze dello spettante”.
Uno scandalo, anzi uno degli scandali della burocrazia. Questa è purtroppo solo la fotografia più nitida e clamorosa del livello malvagio raggiunto dalla burocrazia che soffoca e uccide le imprese.
I ritardi istruttori – si legge ancora nella delibera citata – sono determinati “dall’elevato numero di domande presentate e dalla complessità della loro gestione”.
Non solo. “Le Organizzazioni e dunque le aziende agricole sono all’oscuro di tutto – afferma il direttore di Coldiretti Cagliari Luca Saba -. È dal 30 aprile, da quando si è fermata la task force, che non abbiamo aggiornamenti in merito. Eppure abbiamo più volte richiesto lo stato di attuazione degli aiuti, i dati in ordine alle domande presentate, istruite e pagate nei tempi previsti e di quelle non istruite ma non pagate nei termini”.
Dall’ultimo report della unità di progetto task force istituita dalla Regione (30 aprile 2021) risulta che il 4 per cento delle domande risultavano in istruttoria, mentre il 26 per cento avevano concluso l’istruttoria con esito positivo ed erano in liquidazione. Mentre il 32%, circa 7mila domande, sono state giudicate inammissibili, ma recuperate e liquidabili con il de minimis, grazie ad una proposta di Coldiretti Sardegna.
“Apprendiamo dopo sette mesi dalla delibera del 30 novembre che le domande non pagate per burocrazia sono 500. Sono davvero 500? – si chiede il presidente Giorgio Demurtas -. Nella delibera si propone anche di liquidarle in deminims, senza tra l’altro consultarci e penalizzando ulteriormente le aziende che hanno già subito perdite di oltre il 30 per cento del fatturato da quattro anni. Una procedura che avevamo preventivamente già scartato, anche perché alcune aziende potrebbero comunque non essere coperte con il de minimis in quanto hanno subito danni superiori a 25mila euro”.
“È acclarato che siamo guidati da una cieca burocrazia che sta strozzando le imprese – afferma il direttore Luca Saba -. In Regione abbiamo presentato tre proposte che dimostrano come le pratiche possano essere liquidate a tempo zero e come si possano mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ciò che chiediamo è una svolta e abbiamo dimostrato anche con esempi concreti che è possibile e come si potrebbe attuare”.
“Non possiamo andare oltre, le aziende sono da una parte in sofferenza e dall’altra si sentono prese in giro – dice Giorgio Demurtas –. Abbiamo percorso tutte le strade possibili, se non arriveranno segnali concreti per il cambiamento non ci resta che la piazza”.