I circa 4.500 soci del Consorzio dell’Agnello di Sardegna Igp hanno confermato Battista Cualbu, 55 anni presidente. Lo hanno fatto attraverso le assemblee parziali di novembre che si sono svolte a Tramatza per i soci delle province storiche di Cagliari e Oristano e di Macomer per le provincie di Sassari e Nuoro.
Il 3 dicembre mattina invece l’assemblea generale composta dai delegati di ogni provincia ha eletto il nuovo Consiglio di amministrazione che per la prima volta nella storia del Consorzio vede anche la presenza di una donna, Mariafrancesca Serra di Usellus. Insieme a lei e Battista Cualbu sono stati eletti anche Leonardo Salis, Roberto Tuveri, Tonino Cera, Francesco Pala (tutti in rappresentanza degli allevatori), insieme a Francesco Forma e Antonello Milia per i macellatori e Felice Contu per i porzionatori. Da statuto, infatti, il Cda deve essere rappresentato dal 66% da allevatori, 17% macellatori e 17% macellatori. Immediatamente dopo la nomina da parte dell’assemblea il Consiglio di amministrazione si è riunito ed ha eletto all’unanimità Battista Cualbu presidente.
Per Cualbu, presidente regionale di Coldiretti, si tratta di una conferma che arriva dopo sei anni (la prima elezione avvenne nell’ottobre del 2015) in cui il Consorzio ha registrato una crescita esponenziale sia in soci che in capi certificati oltre ad una reputazione, credibilità e autorevolezza nel campo della carni a livello nazionale grazie ai tanti progetti messi in campo sia per quanto riguarda la commercializzazione (con nuovi tagli e la presenza in oltre il 90% delle più importanti insegne nazionali della grande distribuzione). Oggi il mercato chiede quasi e solo esclusivamente agnello a marchio Igp (oltre il 90%) ed anche gli interventi istituzionali (nazionali e regionali) danno priorità assoluta a questi.
Dal 2015 ad oggi il numero dei soci è cresciuto del 70% con + 1.847 unità, passando da 2.641 a 4.488.
“Proseguiremo nella strada tracciata negli ultimi sei anni con un consiglio espressione di tutte le Organizzazioni agricole – è il primo commento di Battista Cualbu -. Il lavoro di questi anni è certificato dai numeri ed frutto di una lavoro di rete e di sinergie con tante realtà: istituzioni, scuole, mondo associazionistico e gli altri Consorzi Igp”.
Il 2021, nonostante le difficoltà della blue tongue, registra nuovamente dei numeri record con crescita sia delle certificazioni che del prezzo, numeri che di solito per le leggi del mercato sono diametralmente opposti: alla crescita del primo scende il secondo e viceversa. Si registra invece a novembre il raddoppio delle certificazione con un aumento significativo del numero di agnelli certificati con + 20% rispetto al 2020 (101.900 capi rispetto agli 85.434 del 2020) e un + 70% rispetto al novembre 2019 (quanto i capi certificati furono 60.126). Crescita del numero dei capi certificati accompagnato da un aumento del prezzo di quasi il 25%: dai 3,98 euro al kg (peso vivo) pagati al pastore nel novembre 2020 ai 4,95, in media, pagati quest’anno nello stesso mese (dati Ismea).
“Risultati ottenuti anche grazie al grande lavoro di vigilanza che abbiamo intensificato sensibilmente – rimarca il presidente Battista Cualbu – che ci vede collaborare pure con gli altri Consorzi Igp dell’agnello del Centro Italia e dell’Abbacchio Romano. La tutela del marchio è fondamentale e per questo l’appello è sempre rivolto agli allevatori che non certificano: tutti insieme siamo più forti”.