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Sardegna, vinta la battaglia sulla trasparenza: arriva il Decreto Ministeriale sul latte ovicaprino

Adesso c’è anche il Decreto ministeriale che obbliga i caseifici a dichiarare le quantità di latte, formaggio e giacenze, a rafforzare la storica richiesta di Coldiretti Sardegna sulla trasparenza dei dati. Una rivoluzione copernicana che aveva spostato dal palazzo della Regione al mercato e quindi ai caseifici e al Consorzio di tutela del Pecorino Romano, le rivendicazioni dei pastori che non chiedevano più soldi pubblici a fondo perduto ma rispetto della dignità, trasparenza e le stesse armi nei tavoli di contrattazione sempre sbilanciati da una parte. 

Storico lo scontro del 2016 quando Coldiretti Sardegna, scavando in tutti i meandri del settore lattiero caseario era riuscita a svelare il bluff degli industriali e del Consorzio di tutela del Pecorino romano sulle sovrapproduzioni di latte e la paventata minaccia di chiudere i caseifici in anticipo che costò circa 100 milioni di euro al comparto agropastorale (perché turbò il mercato). Nell’ottobre del 2016 Coldiretti Sardegna invitò anche l’ex magistrato e presidente dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare Gian Carlo Caselli per affrontare l’argomento.

Questo del 2016 fu il caso eclatante che fece emergere l’importanza dei dati. A inizio marzo del 2016, in piena stagione produttiva, Confindustria, Legacoop e Consorzio di tutela del Pecorino romano scrissero una lettera all’allora presidente della Giunta Pigliaru in cui prevedevano una produzione di latte ovino di 440 milioni di litri che avrebbe di fatto congestionato il mercato del Pecorino e di conseguenza fatto crollare il prezzo.

Una previsione azzardata, data a sentimento e strumentale, non suffragata dai dati ma che ebbe la sola conseguenza di darsi la mazza ai piedi e aiutare il mercato ad abbassare i prezzi.

Previsione subito avversata da Coldiretti che di fatto ebbe ragione: alla fine i litri di latte prodotti furono 286.611.739  (Fonte: Organismo di Controllo INEQ) e non 440 milioni, mentre il problema era tutto interno al mondo della trasformazione (e non dei pastori) che avevano aumentato unilateralmente le produzioni di Pecorino romano: in sintesi il latte era in media con gli altri anni, erano solo aumentate le quantità di Pecorino romano prodotto, andate oltre le quantità richieste dal mercato.

Fu l’apice dello scontro sui dati, ma non il solo, forse quello che meglio di tutti aveva evidenziato la ferma richiesta di Coldiretti Sardegna sui dati che per anni ha combattuto in solitaria ed a mani nude nonostante tutto. Ma grazie alla perseveranza è riuscita a rafforzare lo schieramento e farne una battaglia comune a tutto il settore produttivo e adesso finalmente anche politico. 

È una giornata storica perché finalmente adesso abbiamo anche le norme che ci tutelano – ricorda il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. È stata una delle nostre battaglie più importante e anche la più dura ma non abbiamo mai mollato la presa neppure quando eravamo soli perché sapevamo fosse quella decisiva e le cicatrici di questo scontro sono sempre state per noi delle medaglie che oggi luccicano più che mai”.

I dati sono una arma importante, fondamentale nel mercato – spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba. Se lasciati solo ad una parte delle filiera diventano un’arma pericolosa e possono causare anche i danni e perdite pesanti che penalizzano non solo i pastori ma tutta la filiera. Devono essere condivisi e insieme ed in trasparenza si devono programmare le produzioni. Solo cosi possiamo aspirare a superare questo mercato fluttuante lasciato in balia delle speculazioni”.

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