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Attacco NoVax alla nostra pagina Facebook: alle radici dello spam fondamentalista sul web

Prima o poi doveva capitare anche a noi. Uno dei nostri articoli, specificatamente “Vaccino anti-Covid, al via nell’hub di San Gavino la somministrazione della terza dose ai pazienti nefropatici” ha scatenato la follia dei militanti No-Vax che hanno preso d’assalto la nostra pagina Facebook pubblicando a raffica centinaia di commenti deliranti, costringendoci a chiudere i commenti alla notizia.

Ci teniamo a sottolinearlo: questo piccolo incidente di percorso non ci intimidisce affatto e non ci farà cambiare la nostra linea rispetto all’informazione sul Covid-19 e sulla vaccinazione. Rispettiamo le idee di tutti (favorevoli e contrari alla vaccinazione) e non abbiamo mai censurato alcun commento dei nostri lettori, ma certe derive non sono accettabili, mai.

Probabilmente, data la rapidità dell’azione e la simultaneità dei centinaia di account (probabilmente bot, e sicuramente account fake con nomi fantasiosi) si è trattata di un’azione coordinata mediante un canale Telegram. L’app russa di messaggistica istantanea è infatti la preferita dai “rivoluzionari del web”, come rivela anche un’indagine de Il Fatto Quotidiano, usata per coordinare attacchi informatici, doxing e shitstorm sulle loro vittime. Su Telegram vige la falsa convinzione di essere “irrintracciabili” dalla Forze dell’Ordine: così non è, come le cronache nazionali ci stanno dimostrando nelle ultime ore.

In ogni caso, come sosteniamo da tempo, queste persone dai comportamenti “estremisti” sono una minoranza sparuta, ma che genera abbastanza “rumore” da sembrare una folla. La dimostrazione pratica di questi numeri fittizi la danno le piazze vuote e le manifestazioni deserte, quando la protesta passa dal web al mondo reale. Nel mondo reale non si possono creare “account falsi” per insultare, urlare e disturbare il lavoro degli altri. Nel mondo reale bisogna metterci la faccia.

E si sa, metterci la faccia, per sostenere le proprie idee, è tutta un’altra cosa. Vale per i “bot” di Telegram ma anche per tutti quelli che – negli ultimi due anni – hanno provato a ostacolare il nostro progetto editoriale con mezzi più o meno leciti.

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