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A Santa Maria un’opera d’arte per raccontare Collinas

A SANTA MARIA UN’OPERA D’ARTE CHE CI RACCONTA
di Francesco Sanna

Prima che esistesse la percezione di un pericolo legato al frequentarsi e al vivere sociale, prima che il mondo potesse riscoprirsi fragile innanzi al rischio di una malattia potenzialmente letale che si trasmette con il fiato, …prima di tutto questo, per ciascuno di noi sarebbe stato impensabile vivere le giornate di Santa Maria diversamente da come l’abbiamo sempre vissuta.

Coloro che da giovani sono dovuti migrare in cerca di condizioni migliori in tante occasioni ci testimoniano quanto quei tre giorni di settembre siano duri da passare altrove, sentendo in cuore l’agitarsi delle emozioni di un rito antico, dei preparativi, del trasporto religioso e della felicità del ballo e del ritrovarsi alzando un bicchiere conviviale. Sebbene non lontani da casa, anche noi in una certa misura stiamo sperimentando il peso della privazione, ma la vita e l’amore per essa ci hanno insegnato che nel proprio percorso bisogna saper contemplare delle rinunce per il bene collettivo, perché questo scaturisce solo in un contesto di reciproche attenzioni.

In queste due estati di pandemia le cronache estive non ci hanno risparmiato contraddizioni pungenti e fastidiose: concerti improvvisati senza nessuna precauzione anti contagio, mentre noi ci si impegnava a misurarci le distanze da seduti per applaudire una spettacolo in piazza; folle di persone per passeggiate sul molo e aperitivi, mentre in molte comunità sarde abbiamo rinunciato a eventi, processioni e feste che sono da sempre occasione di ritrovo identitario. Come non avvertire nell’animo un crescente spirito di biasimo oltre allo scoramento per le limitazioni al libero agire che si perpetuano?

Ma circostanziati episodi non devono indurci a perseguire intenti di rivalsa; sentimenti più genuini, propri del vincolo solidaristico di Comunità possono meglio orientare il nostro impegno e far si che i nostri valori siano riconosciuti e possano ben rappresentarci come fieri Collinesi, custodi di tradizioni antichissime.

Abbiamo pensato a un modo per rappresentare tutto questo, per rappresentare il nostro essere Comunità di Collinas, in maniera tanto semplice quanto forte e d’impatto. L’immagine storica della processione di Santa Maria si presta al meglio per questo proposito. La potenza di un attimo fermato per sempre in uno scatto: simbolicamente ritratti come in pellegrinaggio, uomini in maniche di camicia e uomini a difesa col fucile, donne che scrutano dal fazzoletto e altre rigorose in preghiera, paramenti e abiti talari, volti devoti e bambini giocosi presi dalle loro corse…a colmare gli spazi tra l’uno e l’altro le note vibranti delle launeddas.

Tutto in pochi metri, tutto in uno scatto di 71 anni fa che racconta molto di ciò che siamo noi ancora oggi, intenti come allora, ad accompagnare il simulacro di Santa Maria al suo bosco nativo e noi con lei verso la vita. Altri bisogni e sogni accendevano gli occhi di quelle persone, ma la ragione per cui sono là, in movimento verso il proprio destino, sono le stesse dei nostri giorni: rinnovare il proprio vincolo d’appartenenza! … rappresentarlo in una parete come benvenuto a chi entra a Collinas, ci è sembrato il miglior modo per riaffermare l’essenza della nostra Comunità: un Popolo, forte dei suoi valori, in cammino verso il futuro.

Con spirito di sincera riconoscenza ringrazio la Signora Linda Collu per averci concesso l’uso del muro di cui potrà di certo andare orgogliosa. Ringraziamento speciale va all’Artista Gisella Mura per aver così meravigliosamente interpretato la nostra richiesta di riprodurre quella foto per noi così importante, dando quella luce vitale che solo l’arte sa dare alle immagini rendendole simbolo identitario.

I nostri passi nei loro, idealmente accompagnino il simulacro al nostro bosco nell’attesa ci venga presto restituito il nostro posto dietro quelle antiche ruote.

Vi ringrazio e vi auguro una buona giornata

Francesco Sanna

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