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venerdì, 27 Dicembre 2024

Samassi, salute pubblica e individuale: la battaglia del Sindaco contro i novax

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A Samassi il 28% della popolazione risulta ancora priva di qualsiasi forma vaccinale contro il Covid-19. Nonostante gli appelli dell’ATS e delle autorità locali, ci sono ancora tantissime persone che hanno scelto di non vaccinarsi, mettendo a repentaglio gli sforzi per ottenere, almeno a livello cittadino, quella che viene definita “immunità di gregge”.

Questa scelta non solo rischia di trasformarsi in un problema sanitario, ma anche economico per le imprese locali: è lapalissiano che davanti a nuove ondate di contagi, i sindaci si trovano costretti a emanare ordinanze restrittive che ricadono su tutti, vaccinati e non.

Per questo Enrico Pusceddu, sindaco di Samassi, ha deciso di esporsi in prima persona, esortando i concittadini a fare il proprio dovere civico (o, in alternativa, esercitare il loro diritto alla non vaccinazione, ma anche il loro dovere a non mettere in pericolo se stessi e gli altri: l’unico sistema è evidentemente un isolamento prolungato, da eremiti).

Riportiamo integralmente la lettera di Enrico Pusceddu rivolta alla cittadinanza di Samassi, consapevoli che il discorso – e i numeri percentuali – sono applicabili alla maggior parte dei paesi del Medio Campidano.


LO “STILITA” E IL CORONAVIRUS (post semilungo).

Ieri l’ATS ha reso noti i dati delle vaccinazioni somministrate ai cittadini dei singoli Comuni sardi (aggiornato al 18.08.2021).

Per quanto riguarda Samassi ho scoperto che ben 1298 concittadini non ha nessuna copertura vaccinale. Tra i giovanissimi (12-19 anni) solo il 6,67% ha già ricevuto le due dosi, mentre nella fascia 20-39 anni solo il 14,29%.

Dai 40 ai 59 anni il 54,24% dei cittadini ha la copertura completa mentre il 16,95% ha ricevuto solo la prima dose. I numeri si fanno più rassicuranti con l’avanzare dell’età perché dai 60 anni in su risultano vaccinati per completo oltre l’80% degli aventi diritto con picchi che superano l’85% per gli ultraottantenni.

In sostanza il 28% della popolazione risulta non ancora protetta dal virus. Visti i numeri e considerati gli sforzi profusi per agevolare le vaccinazioni in loco (circa 1000 persone nei due weekend di giugno e luglio) sorgono spontanee alcune considerazioni che mi preme sottolineare.

Esiste una salute Pubblica e una salute individuale.

Quando il singolo individuo si ammala mette a rischio la sua salute, il suo lavoro, la sua vita sociale, i suoi affetti. Insomma, ciò che gli accade rientra nell’ambito della “responsabilità individuale” e ciò che vorrà fare per porvi rimedio riguarda soltanto lui.
Ognuno della sua vita faccia ciò che vuole.

Quando però la malattia del singolo individuo coinvolge o potrebbe coinvolgere anche chi sta attorno a lui perché la trasmissione dei suoi mali può pregiudicare la salute, il lavoro, gli interessi e la vita sociale della Comunità in cui vive, allora si entra nell’ambito della salute Pubblica.

In questi casi gli individui hanno il dovere di ragionare in termini d’interessi e doveri collettivi e a quei princìpi devono attenersi proprio perché, come ricordato da tanti, siamo ancora in una democrazia.

C’è un modo per cui, in tempi di coronavirus, il singolo individuo possa fare ciò che vuole della sua salute ad esempio decidendo di non vaccinarsi, di non indossare i dispositivi di sicurezza o di non rispettare le prescrizioni delle autorità sanitarie?

Si, è sufficiente che segua l’esempio dei monaci anacoreti, gli stiliti che decisero di fare gli eremiti vivendo su una colonna. A quel punto, scampati tutti i pericoli di rapporti con il resto del mondo, ognuno faccia ciò che vuole.

Per tutti gli altri che invece decideranno di vivere in mezzo ai comuni mortali ci sono le prescrizioni dei medici e degli scienziati che indicano nella vaccinazione del maggior numero di persone possibile l’unico rimedio percorribile per uscire dall’emergenza e a questo, tutti insieme, dobbiamo ambire. Ovviamente al netto di chi ha patologie che lo impediscano.

Inoltre dev’essere chiaro a tutti che se negli ultimi mesi abbiamo riacquisito alcune libertà di movimento, se il numero dei decessi è drasticamente calato, se gli ospedali sono meno in sofferenza lo si deve a coloro che, decidendo di vaccinarsi, hanno collettivamente contrastato gli effetti dirompenti del virus.

Ovviamente vaccinarsi non significa evitare ulteriori contagi ma significa ridurre al minimo la possibilità che la malattia assuma forme tanto gravi da costringere il mondo a fermarsi per salvaguardare la salute di chi dal virus non è protetto (vedi l’ultima Ordinanza sindacale).

Detto ciò, l’11 e il 12 settembre a Samassi procederemo con un altro turno (massiccio) di vaccinazioni. Mi auspico che tutti colgano l’occasione e che insieme si raggiunga l’obiettivo di mettere definitivamente al sicuro la salute e l’economia della nostra Comunità. 

Enrico Pusceddu
Sindaco di Samassi

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