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martedì, 16 Luglio 2024

CBD in Italia e in Europa: tutto quello che bisogna sapere

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Il cannabidiolo o CBD è legale in Italia e in Europa? Ecco come funziona, di cosa si tratta e tutto quello che bisogna sapere in merito.

Il cannabidiolo, o più comunemente CBD, è una delle sostanze che compongono la pianta della canapa o cannabis.

Quando si parla di cannabis nell’immaginario collettivo si fa subito un’associazione con la sostanza stupefacente, ma non è propriamente così. La canapa innanzitutto viene utilizzata in molti ambiti, come ad esempio quello edile o tessile, e le due principali sostanze che la compongono sono il CBD e il THC.

A differenza del THC, come vedremo nel dettaglio in questo articolo, il CBD non è una sostanza psicotropa, non causa tossicità e non crea dipendenza, per questo motivo è possibile commercializzarlo nel rispetto delle normative vigenti, europee e italiane.

È lecito, dunque, comprare questo prodotto, come l’hashish legale al CBD di Justbob, uno dei più famosi siti dedicati, ma anche nei tanti negozi fisici che proliferano nelle nostre città.

Ma cosa si intende per hashish legale? Anche qui il nome è abbastanza fuorviante, chi non conosce la materia potrebbe pensare che si parli di legalizzazione di sostanze droganti, ma questo è assolutamente errato.

Il CBD, infatti, nel 2020 è stato eliminato, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), dalla tabella IV cioè quella dove sono inserite le sostanze stupefacenti prive di proprietà curative.

A seguito di questa importante decisione sono cambiate molte cose, sono state varate leggi, sia comunitarie che nazionali che permettono, rispettando precisi parametri che analizzeremo più avanti, la coltivazione, la lavorazione e la vendita di questi prodotti e del CBD.

Ecco allora tutto quello che bisogna sapere sull’uso del CBD in Europa e in Italia.

Il cannabidiolo (CBD) in Europa

Nel 2020 è accaduto un evento rivoluzionario e storico, la Corte Europea ha sancito la libera circolazione del CBD, nessuno stato facente parte dell’Unione Europea può infatti proibire il commercio del cannabidiolo prodotto e certificato a norma di legge in uno degli stati membri.

Il CBD, tuttavia, deve essere estratto dalla cannabis sativa, e non può derivare esclusivamente dai semi o dalle fibre.

La decisione europea nasce a seguito di un processo giuridico francese che ha, di fatto, cambiato le carte in tavola in tema di cannabidiolo, ecco di seguito brevemente spiegato il caso.

Nel suddetto processo erano imputati dei dirigenti di una società di sigarette elettroniche, che commercializzavano liquidi a base di CBD estratto anche dalle foglie e dai fiori della cannabis sativa, pratica illegale in Francia, e quindi furono condannati. Tuttavia, in appello furono assolti perché il liquido in questione era di importazione, nello specifico proveniva dalla Repubblica Ceca.

Oltre a questo episodio, è storica anche la decisione dell’Europa di riconoscere il CBD come utilizzabile in campo alimentare, è infatti possibile consumare alimenti derivati della canapa, che contengono CBD, tra cui, ad esempio, i semi o la farina che ne deriva, ma anche le caramelle gommose e l’olio.

Oltretutto, sono molti anni che si dibatte sull’uso terapeutico della cannabis in generale del CBD che, secondo l’OMS, può avere effetti benefici di diverse tipologie, da quello antinfiammatorio a quello antiossidante, oltre che calmante.

Dunque, una vera e propria rivoluzione europea quella che ha portato alla commercializzazione del CBD, a cui si sono dovuti adeguare tutti gli stati membri, vediamo allora come è legittimato il cannabidiolo in Italia.

Il cannabidiolo (CBD) in Italia

A seguito della normativa europea, che sancisce la libera commercializzazione del CBD tra i paesi membri, anche in Italia le prospettive sono cambiate.

Esiste una legge che determina la coltivazione, la successiva lavorazione, e la vendita di cannabidiolo. Per quanto riguarda la coltivazione, ad esempio, è possibile solo per determinati scopi, come quello cosmetico, alimentare o bioingegneristico, per citarne alcuni.

In ogni caso, se per legge non ci sono limiti di principio attivo CBD utilizzabile, non è così per il THC, la cui concentrazione deve essere sotto lo 0,2%, una quantità molto bassa, tuttavia, i prodotti in commercio ne sono spesso totalmente privi.

Questo evidenzia come la commercializzazione di questi prodotti non abbia niente a che vedere con la legalizzazione delle droghe leggere perché, è bene ricordarlo, il CBD non è una sostanza psicotropa, non provoca assuefazione e non è tossica. Mentre il THC, elencato come sostanza psicotropa, è presente a livelli bassissimi in questi prodotti, se non totalmente assente.

Dunque, in Italia la legge dice che è possibile commercializzare questi prodotti, coltivarli, lavorarli, venderli, e di conseguenza anche comprarli, purché certificati e di cui ne sia riconosciuta la provenienza (non diversamente dalla provenienza degli alimenti), i sementi ad esempio devono essere quelli espressamente inseriti in un’apposita lista stilata dalla comunità europea e approvata dalle sue regolamentazioni.

Tuttavia, è innegabile che la legge italiana presenti una falla, non è infatti evidenziato come si possano o non si possano utilizzare questi prodotti una volta comprati legalmente.

Per fare un esempio concreto, un privato cittadino che acquista un prodotto CBD certificato, può inalarlo o fumarlo? Non è dato sapere, per questo motivo e per evitare sanzioni, l’approccio migliore resta quello di conservare in ogni caso tutte le documentazioni dei prodotti a base di CBD certificato che si comprano in via del tutto legale e consentita dalla legge.

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