Secondo l’ultimo report diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità non c’è alcun dubbio: tra i contagiati, sono i non vaccinati a finire in ospedale (o peggio, in cimitero). I numeri presi in analisi dal 14 giugno al 14 luglio sono indicativi per comprendere quanto l’impatto della vaccinazione contro il virus stia aiutando le persone contagiate a non aggravarsi, qualora contraggano il virus.
Un dato importantissimo è quello dei decessi. Il report parla chiaro, il vaccino è fondamentale per minimizzare la percentuale di ricovero e di complicazioni mortali. Ecco perché, spiegato con i numeri.
Dei 27.353 soggetti positivi rilevati, 21.089 non risultano vaccinati, 3.954 ha ricevuto una sola dose, 2.310 hanno completato il ciclo vaccinale. Tra i non vaccinati le fasce d’età più colpite sono quella che va dai 12 ai 39 anni e dai 40 ai 59 anni. Su un totale di 2.360 ricoveri in 30 giorni, i non vaccinati hanno occupato i posti letti degli ospedali italiani per un numero pari a 1.880, circa l’80%. Si prosegue poi con i soggetti parzialmente immunizzati (quelli che hanno ricevuto una sola dose) che sono 240 e con i totalmente vaccinati, ancora 240. Entrando nelle terapie intensive il quadro non è diverso: dei 175 ospedalizzati, 147 risultano non aver ricevuto il vaccino contro Covid-19. 21 hanno solo la prima dose e 7 sono totalmente immunizzati.
Riguardo i pazienti in rianimazione negli ospedali, colpiscono poi le fasce d’età: quella dei 40-59 è la più ospedalizzata tra chi non si è vaccinato, seguita subito dopo dai 60-79. Anche sul fronte dei decessi, si registrano numeri molto più elevati contando i soggetti non vaccinati. Secondo il report ISS sono 497 le vittime del virus nel periodo preso in considerazione: di queste 357 non erano vaccinate, 72 avevano ricevuto soltanto una dose, 68 totalmente immunizzate.
«Da qui si osserva come la percentuale dei casi tra i vaccinati sia largamente inferiore alla percentuale dei casi tra la popolazione dei NON vaccinati»
si legge in una nota dell’Iss, «se i vaccini non avessero un effetto sul rischio di infezione, ci si aspetterebbe che la percentuale di casi tra coloro che hanno ricevuto un ciclo vaccinale fosse simile a quello tra coloro che non hanno effettuato il vaccino. Invece, le differenze osservate suggeriscono che i vaccini sono efficaci nel ridurre il rischio di infezione, di ospedalizzazione, di ingresso in terapia intensiva e di decesso».Il vaccino, quindi, non rende “invulnerabili” (l’argomentazione preferita dei no-vax) ma i numeri dimostrano che l’efficacia è innegabile per ridurre drasticamente ospedalizzazioni e numero di vittime a parità di contagi.
Secono il report la vaccinazione completa (con due dosi o con i vaccini monodose) è efficace tra il 90 e il 95% nel proteggere dall’infezione e quasi al 100% dagli effetti più gravi della malattia, per tutte le fasce di età.