Un trend in discesa che è arrivato a toccare anche fino il -50%: è questa l’attuale situazione del mercato delle criptovalute in seguito alle notizie che si sono diffuse nel corso degli ultimi giorni e settimane. Come se non bastasse, è arrivata un’altra “mazzata” da parte della Cina, che ha preso una decisione drastica, imponendo un divieto a tutti gli effetti agli istituti bancari nell’occuparsi della gestione degli scambi di Bitcoin e di tutte le altre valute digitali.
Un momento difficile per le criptovalute
Si tratta di un momento a cui gli appassionati di criptovalute, ma soprattutto chi sta investendo nel tentativo di comprare criptovalute e ottenere un buon guadagno, devono prestare la massima attenzione, prima di investire su qualche asset che è destinato ad avere un andamento fortemente negativo e penalizzante nel corso delle prossime settimane.
Il riferimento non è chiaramente solo ed esclusivamente a BItcoin, ma il discorso vale anche per Dogecoin, Litecoin, Ethereum, così come tutte le altre principali valute digitali. Lo stop, quindi, è qualcosa di comune a tutte le criptovalute. In questo caso, però, la responsabilità di una simile situazione non è ancora figlia delle dichiarazioni rilasciate dal boss del marchio californiano Tesla, Elon Musk.
Infatti, la “colpa” è di una serie di organizzazioni economiche cinesi, che hanno provocato, con le loro decisioni, una brusca frenata. Infatti, i valori delle valute digitali stanno lasciando per strada, nel corso delle ultime ore, svariate decine di punti percentuali, andando a vanificare un valore di ben oltre centinaia di miliardi di dollari. È pur sempre importante mettere in evidenza come, al giorno d’oggi, Bitcoin abbia raggiunto un valore che si aggira all’incirca intorno ai 1000 miliardi di dollari, superiore anche rispetto a quello della Borsa Italiana.
La drastica decisione di alcune organizzazioni economiche cinesi
Sono tre le organizzazioni che hanno sparigliato le carte sul tavolo: si tratta della China Banking Association, della China Payment and Clearing Association e della China Internet Finance Association. Ebbene, in modo congiunto, hanno diffuso un comunicato in cui viene messo in evidenza come, nel corso degli ultimi tempi, i valori delle valute digitali sono stati oggetto di una volatilità davvero estrema e il trading speculativo ha ripreso quota, andando a bloccare il tradizionale ordine non solo economico, ma pure finanziario.
Non solo, dato che nel comunicato emerge anche come le transazioni possono contare ora sulla protezione da parte di norme di legge. In poche parole, tutto questo significa semplicemente che, all’interno del Paese asiatico, non sono più permessi servizi che si riferiscono al trading di criptovalute
per gli attori che operano nelle vesti di istituzioni finanziarie.Una decisione molto forte, che ha rappresentato un vero e proprio scossone per il mercato delle criptovalute. L’effetto è stato pari a quello di un piccolo terremoto, visto che in alcuni casi ha comportato persino il dimezzamento del valore di diversi asset in confronto ai picchi che tendevano verso l’alto e che erano stati registrati sia ad aprile che in questo mese di maggio.
Adesso, Bitcoin e le altre valute digitali stanno cercando di riprendere quota, ma è chiaro che il mercato cinese ha sempre rivestito un ruolo di primissimo piano per tutte le criptovalute. Basti pensare come il 60% dei data center da cui viene gestito Bitcoin, è presente proprio in Cina.
Una scelta che potrebbe chiaramente avere delle forti basi politiche. La Cina, infatti, nel corso del 2022, potrebbe davvero pensare di ufficializzare l’introduzione di una propria criptovaluta, gestita direttamente da parte della Banca Centrale e, tra le altre cose, pure Bce e Fed si stanno muovendo in una direzione simile. Di conseguenza, è facile intuire come le criptovalute private, come ad esempio Bitcoin, nell’universo cinese abbiano i minuti e le ore contate.